Paolo Mastrolilli per "La Stampa"
Chi sta ammazzando i procuratori del Texas? Anche l'Fbi adesso è impegnata nella caccia all'uomo per risolvere questa angosciosa domanda, che secondo molti esperti avrebbe già una risposta: i gruppi razzisti bianchi hanno giurato di vendicarsi contro i giudici che hanno condannato i loro capi, e ora stanno andando a cercarli uno per uno.

Nel 2012 diverse procure del Texas, aiutate dalle Agenzie federali, avevano lanciato una grande inchiesta sulle attività dell'Aryan Brotherhood, considerato uno dei gruppi di supermacisti bianchi più pericolosi. Le accuse non riguardavano sono gli episodi di violenza razziale, ma anche altre attività criminali, come il racket, lo spaccio della droga e il riciclaggio.
Alla fine dell'operazione, nel novembre scorso, un Grand Jury convocato a Houston aveva incriminato 34 membri dell'organizzazione, inclusi almeno quattro dei leader più potenti. All'epoca il vice ministro della Giustizia federale, Lanny Breuer, aveva celebrato l'inchiesta come «un colpo devastante per l'Aryan Brotherhood, che usa minacce e violenze, incluso l'omicidio, contro coloro che violano le sue regole o minacciano i suoi interessi».

Sembrava un caso chiuso, e per qualche tempo è stato così. Il 31 gennaio scorso, però, il vice procuratore della contea di Kaufman, Mark Hasse, era stato ucciso in una sparatoria. I motivi non erano chiari, ma da qualche tempo Hasse temeva per la sua vita, girava armato e ogni giorno cambiava il percorso per entrare e uscire dall'ufficio.

Subito dopo l'omicidio il suo capo, Mike McLelland, aveva fatto dichiarazioni di fuoco. Aveva definito Mark «un investigatore stellare» e lanciato la sfida ai suoi assassini: «Qualunque sia il buco dove vi siete nascosti, verremo a cacciarvi fuori. Vi porteremo davanti alla giustizia, e il popolo della nostra contea potrà giudicarvi con tutta la forza consentita dalla legge».
McLelland aveva aggiunto che Hasse non aveva partecipato direttamente all'inchiesta sull'Aryan Brotherhood, ma aveva detto che quella poteva essere la motivazione dell'attacco: «Qui abbiamo lasciato davvero il marchio nelle organizzazioni supremaciste». Due mesi dopo, alla vigilia di Pasqua, qualcuno si è presentato a casa del procuratore. McLelland era là con la moglie Cynthia, ed entrambi sono stati crivellati dalle pallottole calibro .223.


Da allora il Texas vive in stato d'allerta. Adrian Garcia, lo sceriffo della Harris County che include la città di Houston, ha messo il procuratore Mike Anderson e la sua famiglia sotto scorta 24 ore al giorno.
L'Fbi ha inviato diversi agenti per aiutare l'indagine, che ha già un profilo nazionale,e potrebbe essere collegata anche all'uccisione avvenuta il 19 marzo scorso di Tom Clemens, capo del sistema carcerario del Colorado. Il suo assassino infatti si chiamava Evan Ebel, apparteneva a un gruppo supremacista ed è stato ucciso nei giorni scorsi durante una sparatoria con i poliziotti nel Nord del Texas.
Gli inquirenti ancora non hanno preso posizione, anche perché stanno raccogliendo le prove. La gente locale, però, non ha dubbi: i razzisti bianchi, in un modo o nell'altro, si stanno vendicando dei procuratori che avevano provato a sbarrare la strada alle loro attività criminali.