D. Car. per "il Messaggero"
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La collera del primo ministro russo, Dimtri Medvedev, è stata direttamente proporzionale alle perdite che subiranno gli oligarchi che avevano fatto di Cipro il loro off-shore per riciclaggio di denaro e facili guadagni: dopo l'accordo all'Eurogruppo «il saccheggio continua», ha detto Medvedev.
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La Russia vuole capire «quali saranno le conseguenze per il sistema finanziario e monetario internazionale, come per i nostri interessi», ha avvertito il premier russo, che la scorsa settimana aveva bollato l'ipotesi di un prelievo sui depositi come «un esproprio e una confisca paragonabile alle decisioni prese dalle autorità sovietiche». L'Unione Europea a Cipro come Lenin?
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ARIA DI SMOBILITAZIONE
Con la decisione di imporre una perdita secca per chi detiene depositi superiori ai 100.000 euro, il conto per gli oligarchi sarà molto più alto rispetto a quanto avrebbero perso con la tassa del 9,9% sui conti dei super-ricchi. Secondo Moody's, i depositi russi sull'isola ammontano a 31 miliardi di dollari.
Con un haircut dal 30 al 50% per la Bank of Cyprus e del 100% per Laiki, il taglio è enorme: il 40% dei depositi sopra i 100.000 euro sarebbero intestati ai russi. In caso di recessione a doppia cifra, i danni per Mosca raddoppierebbero: calcolando i prestiti delle banche russe alle imprese con sede a Cipro, l'esposizione complessiva supererebbe i 60 miliardi di dollari.
A Limassol, la città cipriota dove si concentrano gran parte dei 40.000 russi che vivono a Cipro, si respira aria di smobilitazione. Cartelli stradali in due lingue, una radio che trasmette in russo, giornali in cirillico, un trattato che vieta la doppia tassazione: a partire dagli anni novanta, tutto era stato fatto dalle autorità di Nicosia per trasformare questo centro balneare nel paradiso degli oligarchi.
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Decine di agenzie immobiliari propongono case e appartamenti di lusso, destinate prevalentemente alla clientela moscovita. L'80% del porto di Limassol è occupato dai sontuosi yacht russi. I negozi espongono prodotti «made in Russia», mentre nei ristoranti si cena a vodka e champagne.
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Ora tutto rischia di scomparire in pochi giorni. «La fuga di capitali è solo una questione di tempo», spiega un operatore finanziario. «La credibilità finanziaria di Cipro è stata distrutta. Non appena le banche riapriranno, i russi trasferiranno i loro fondi altrove».
Nell'ultima settimana decine di rappresentanti di altre banche europee sono arrivati sull'isola per proporre ai russi di aprire conti in Svizzera, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Andorra e perfino Germania. Chi non ha trovato posto in aereo, ha utilizzato il telefono per convincere gli oligarchi a espatriare verso altri paradisi fiscali.
L'esodo russo rischia di aggravare la crisi economica che attende Cipro. «Quando se ne saranno andati chi dormirà al Four Season Hotel per 500 dollari a notte? Angela Merkel?», ha detto al Financial Times Fedor Mikhin, un imprenditore russo che si è trasferito sull'isola. Migliaia di ciprioti - contabili, avvocati, ma anche segretarie che attualmente lavorano per clienti russi - potrebbero ritrovarsi sul lastrico. Senza dimenticare il turismo: 400.000 turisti russi arrivavano a Limassol ogni anno per trascorrere le loro vacanze sotto il sole del Mediterraneo e, con l'occasione, esportare un po' di rubli.
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L'AIUTO RIFIUTATO
Gli europei non hanno nascosto la loro intenzione di punire gli oligarchi con le dure condizioni imposte a Cipro. Dopo aver bocciato il prelievo forzoso sui depositi, le autorità di Nicosia avevano cercato di ottenere l'aiuto di Mosca. Invano: né il Cremlino né Gazprom hanno accettato di investire nel sistema bancario o nei giacimenti di gas al largo dell'isola.
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Solo ieri il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato qualche concessione, incaricando il ministero delle Finanze di studiare le condizioni di una ristrutturazione del prestito da 2,5 miliardi concesso a Cipro nel 2011. Agli occhi di Bruxelles, è un tentativo disperato di continuare a influenzare i dirigenti ciprioti con l'obiettivo di salvare i conti degli oligarchi.