Benvenuto Presidente! di Riccardo Milani.
Marco Giusti per Dagospia
Non ci bastava "Habemus Papam" di Nanni Moretti, no? Dobbiamo proprio farci del male. Così dopo il Papa che non si sente all'altezza del mandato, arriva anche un Presidente che è proprio preso a caso dalla strada. Un'idea anche carina, se vogliamo, anche se non originalissima. Ma è perfetta per tempismo, visto che ci troviamo nella stessa identica situazione di impasse.
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Un Governo dove nessuno ha vinto e c'è un nuovo Presidente da eleggere, ma che non è facile trovare. Così qualcuno vota Totti o qualche altra facezia, fino a quando la maggioranza va a Giuseppe Garibaldi, l'Eroe dei Due Mondi. Solo che un Giuseppe Garibaldi in Italia esiste davvero, non ha un vero e proprio lavoro, e vive nelle montagne del cuneese pescando trote e bevendo tamarindo con gli amici.
Diciamo che la trovata di base di questo "Benvenuto Presidente!", diretto da un bravo professionista come Riccardo Milani, già aiuto di Moretti e Luchetti, diviso tra cinema ("Auguri professore", "Piano, solo") e tanta tv di successo ("Tutti pazzi per amore", "Volare"), è più che graziosa. Soggetto e sceneggiatura sono dell'attivissimo Fabio Bonifacci, già coeneggiatore di "Benvenuti al Nord", che negli ultimi mesi ha firmato già altre due commedie, "Il principe abusivo" di Alessandro Siani e "Amiche da morire" da Giorgio Farina, mentre la produzione è addirittura della prestigiosa Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima che ci ha dato i film di Paolo Sorrentino e "La ragazza del lago", assieme a Rai Cinema.
Cast di tutto rispetto, dai protagonisti Claudio Bisio e Kasia Smutniak a fior di attori di serie A di cinema e tv come Beppe Fiorello, Massimo Popolizio, Cesare Bocci, Omero Antonutti, Piera Degli Esposti. Anche troppo, magari, visto che siamo di fronte a una commedia, anche se politica, e forse la commedia funziona meno bene con certi attori importanti. Ha bisogno di Bombolo e non di Piera Degli Esposti.
E così vedere Omero Antonutti, l'attore sacro dei Taviani, usato come l'Ivano Marescotti nei film di Checco Zalone ci stranisce un po', anche se un altro attore nobile e teatrale come Massimo Popolizio, invece, funziona benissimo come leader di partito romano e cafone alla Fiorito, ruolo che aveva già messo a punto con "Il Divo" di Sorrentino.
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E comunque, certo, siamo contenti di vedere in un piccolo ruolo un grande del teatro napoletano (e del cinema trash: "Arrapaho") come Gigio Morra. Insomma. Siamo finiti dentro un'operazione curiosa e studiato molto a tavolino. Dopo il grande successo di "Benvenuti al Sud e al Nord" con Siani e Bisio, si è ben pensato di raddoppiare quei successi con un nuovo film per Siani e uno per Bisio, dove si recupera anche il "Benvenuti" del titolo.
Lo sceneggiatore, del resto, è lo stesso. Solo che mentre "Il principe abusivo" siamo in una favoletta leggera, con la principessa vera e il cafone napoletano che diventerà il suo sposo, che funziona proprio nella sua semplicità e trova, inoltre, in Christian De Sica una spalla potente per il protagonista, quando passiamo a "Benvenuto Presidente", troviamo che non solo ha pretese di favoletta politica con morale, situazioni più pesanti sull'Italia di oggi e un ovvio avvitamento di copione nel voler stare sull'attualità, ma non regge né la stessa trama romantica, con Bisio neo Presidente ingenuo e cafone in via di rieducazione che si innamora della serissima segretaria Kasia Smutniak, fredda e elegante ma troppo più giovane di lui, né trova una vera e propria spalla alla De Sica nei pur notevoli attori di supporto, da Antonutti a Remo Girone.
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Non potendo giocare, quindi, come "Il principe abusivo", sulla stessa costruzione di racconto e di rapporti tra personaggi, si butta sulla satira politica. Pericolosa, come ha dimostrato il secondo dei "Cetto Laqualunque" o "Viva la libertà" e come dimostra la rapidità dei fatti rispetto a copioni scritti due o tre anni fa. Non a caso nulla si poteva prevedere dei grillini del loro sviluppo.
Se certe cose nel film sono giuste e riuscite, anche le più banali, come la battuta di Bisio "Voglio andare a letto con la coscienza pulita" e la risposta di Popolizio "Tranquilla... Coscienza... no, questa non la conosco", o la perfetta trovata iniziale del neo Presidente che decide di togliersi i troppi soldi che guadagna, 239.000 euro all'anno, altre, come l'entrata in scena dei Poteri Forti, un quartetto che vede assieme Gianni Rondolino, Lina Wertmuller, Pupi Avati e Steve Della Casa, o quella dell'agente deviato Gianni Cavina, che sogni gli anni '70 quando la gente si poteva liquidare con un caffettino, sono trovate che non dico due maestri come Age e Scarpelli, ma nemmeno Castellacci e Pingitore in "Attenti a quei P2", maledetto film su Licio Gelli e i suoi confratelli, avrebbero mai fatto.
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O, meglio, avrebbero anche potuto farlo. Solo che, dentro un contesto comico e sgangherato tutto questo diventa buffo e accettabile. All'interno di un film di costruzione più realistica invece stride. Come stridono le scene di sesso fra Kasia Smutniak e Claudio Bisio. O tutta la complessa trama della costruzione degli scheletri nell'armadio del protagonista. O l'affogare tutta la storia con le paginate alla "Repubblica" che abbiamo sentito e risentito in questi ultimi anni.
Esattamente come nei due "Cetto Laqualunque", il film parte bene e si ferma poi nelle ovvietà da stampa democratica, ingarbugliandosi sulla storia, che non riesce a svilupparsi come dovrebbe né a divertirci e basta, come in film più lineare come "Il principe abusivo", e allora ogni passo falso si somma come pesantezza e finisce per non accettare più il film con quella leggerezza che ci saremmo aspettati.
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E più che il film si arricchisce di attori noti e citazioni firmate, c'è pure Filippo Ceccarelli fra i ringraziamenti, più che fa l'occhiolino a un "Divo" in versione comica, più che sogniamo Pippo Franco e Bombolo pidduisti nelle satire ingenue di trent'anni fa. "Fanno cento milioni più Iva.... Sì... i vaffanculo!". Peccato. Peccato per Bisio, per Popolizio, per Beppe Fiorello che è bravissimo, per Kasia Smutniak che ci regala una versione alla chitarra da urlo di "Hasta Simpre" di Carlos Puebla... In sala dal 21 marzo.