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OSAMA’S DILEMMA - CONVIENE MOSTRARE BIN LADEN SFIGURATO DALLE PALLOTTOLE? FOTO O NON FOTO, GLI ANALISTI SANNO CHE UN CONTRACCOLPO CI SARÀ COMUNQUE: O PER LE TEORIE COSPIRATIVE (CHE NEGHERANNO LA MORTE) O PER LE REAZIONI DEL MONDO ISLAMICO - LUTTWAK SMORZA GLI APPETITI DEI VOYEUR: ”PUBBLICARE SOLO LE IMMAGINI UTILI. IO VORREI VEDERE BIN LADEN CHE USA UNA DONNA COME SCUDO. EVITEREI FOTO DEL CADAVERE, TIPO QUELLE DI CHE GUEVARA, CHE DIVENTARONO UN’ARMA DELLA PROPAGANDA ANTIAMERICANA”…

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Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

obama

Se pubblicare una foto rivelasse un dettaglio cruciale e segreto del raid che ha tolto dal mondo Osama bin Laden, la mettereste sul sito Internet della Casa Bianca? Se quell'inquadratura offendesse il mondo islamico, rovesciando l'effetto di immagine che l'operazione chirurgica di Abbottabad ha avuto sull'opinione pubblica globale, la dareste alle stampe?

E se diventasse uno strumento di propaganda per il nemico, invece di una prova definitiva che mette a tacere tutte le teorie cospirative, la lascereste passare tra le maglie della vostra attenzione? Le risposte a simili domande sono tutte ovvie e tutte uguali, ma proprio questo è il gioco a cui hanno dovuto giocare ieri gli esperti di intelligence e di pubbliche relazioni, incaricati di decidere cosa fare delle tante foto e dei video ripresi durante l'assalto dei Navy Seals.

Osama vivo 2002 2

Il dottor Jerrold Post, psichiatra, si è trovato tante volte in situazioni del genere. E' l'uomo che ha fondato il Center for the Analysis of Personality and Political Behavior della Cia, ossia l'ufficio dei servizi segreti americani che studiava i profili mentali dei nemici. «Sul piano dell'impatto psicologico, ma anche politico, il dilemma è chiaro: fermare le speculazioni, o evitare i contraccolpi del raid. Questo devono decidere gli esperti della Casa Bianca, guardando foto per foto.

Nel mondo islamico ci sono molte voci radicali che stanno già mettendo in dubbio la morte di Osama, perché ciò gli darebbe un'aura di onnipotenza. D'altro canto, però, nel blitz il suo corpo è stato sfigurato, e mostrarlo così potrebbe generare reazioni negative». Post, comunque, saprebbe cosa fare: «Pubblicare le immagini, dopo un vaglio molto attento, anche perché abbiamo trattato il cadavere con il rispetto richiesto dalle leggi islamiche. Non possiamo permetterci di combattere anche col fantasma di Bin Laden».

osama bin laden death picture

Edward Luttwak non vede la necessità di soddisfare i curiosi: «La Casa Bianca non è sotto pressione: gli americani credono che Osama è morto, e chi non ci crede è pazzo». Diversa può essere la situazione nel mondo musulmano: «Certo, e proprio per questo l'analisi delle foto e dei video è molto dettagliata. Abbiamo parecchie immagini e vogliamo pubblicare solo quelle utili alla nostra causa, ossia la lotta contro l'estremismo islamico. Per esempio, a me piacerebbe vedere la foto di Bin Laden che si nasconde dietro una donna, usandola come scudo. Invece preferirei evitare un'immagine del suo corpo tipoquella del cadavere di Che Guevara, che diventò un'arma nelle mani della propaganda antiamericana».

L'ex vice capo del Pentagono Lawrence Korb capisce la difficoltà dei colleghi, ma li spinge a non fermarsi: «Prima pubblichiamo la maggior parte possibile di dettagli, e meglio è. Altrimenti si solidificheranno voci e teorie che finiranno per danneggiarci». Korb, da ex ufficiale di marina, vede anche una ragione strategica nella prudenza della Casa Bianca: «Queste sono operazioni segrete, studiate nel minimo dettaglio.

Osama - L'immagine da cui hanno preso le ferite per creare la foto fasulla

Una foto, o peggio ancora un video, possono rivelare dettagli sulle nostre tecniche operative che è meglio tenere nascosti». Una preoccupazione importante è anche quella di non suscitare le ire del mondo musulmano: «Osama ha avuto la possibilità di arrendersi e ha scelto di non farlo. Inoltre il cadavere è stato trattato con rispetto, e per un marinaio come me la sepoltura in mare è sempre un onore. Però nella casa c'erano anche donne e bambini, e il suo corpo è stato sfigurato. Sono tutte ragioni che devono spingerci alla massima prudenza, nella selezione delle immagini che comunque dovremo pubblicare».

Anche il generale George Joulwan, quando era comandante della Nato e aveva ordinato i primi bombardamenti sulla Bosnia, si era trovato in una situazione simile: se avesse colpito i leader serbi, avrebbe mostrato le foto? «Probabilmente sì, ma tanto sapevo che non sarebbe servito a nulla. I pazzi che credono alle teorie cospirative ci sono sempre stati, così come gli ideologhi in malafede che fanno propaganda.

La verità qui è evidente: abbiamo lanciato un'operazione brillante, perfetta, che ha raggiunto lo scopo di eliminare un leader terrorista che aveva le mani sporche di sangue. Poi lo abbiamo trattato con rispetto, dandogli una sepoltura adeguata alle leggi islamiche. Per dimostrare che questa è la verità abbiamo gli esami del Dna, le foto e i video: l'importante è pubblicare queste informazioni senza danneggiare i nostri interessi».

Sangue vicino al letto del compound di Osama Bin Laden

Harlan Ullman, inventore della strategia «shock and awe» che servì ad annichilire le forze di Saddam Hussein all'inizio della guerra del 2003, consiglia ai colleghi un doppio binario: «Tutte le informazioni disponibili vanno mostrate a un gruppo selezionato di parlamentari. Intendo dire che bisognerebbe portarle alle commissioni Esteri, Difesa e Intelligence del Congresso, in modo che i rappresentanti del popolo americano di entrambi i partiti sappiano esattamente cosa è successo e difendano l'operazione condotta.

Al pubblico, invece, farei vedere una quantità ridotta e selezionata di immagini, per evitare ripercussioni. Vedete, un contraccolpo da questa missione verrà comunque: o per le teorie cospirative che negheranno la morte di Bin Laden, o per le reazioni del mondo islamico, che ci accuserà di omicidio. Chi sta analizzando le foto cammina sulla lama di un rasoio, e quasi sicuramente non riuscirà a evitare di ferirsi, quando verranno pubblicate. La sua abilità deve essere quella di limitare i danni e massimizzare i profitti».

Ullman, comunque, non ha dubbi sulla correttezza in azione dei Seals: «Non avevano l'ordine di sparare per uccidere. In situazioni simili devi prendere decisioni immediate da cui dipende la tua stessa sopravvivenza, e tutti sapevano che l'idea di un processo a Bin Laden non era la soluzione ideale. Però i Seals si sono addestrati, e sono entrati nella casa di Bin Laden, pronti a tutte le possibilità, compresa quella di catturarlo vivo. Le immagini proveranno la loro correttezza».

CHE GUEVARA

Uno che ha passato parecchio tempo nei palazzi del potere di Washington, come l'ex segretario di Stato Lawrence Eagleburger, suggerisce alla Casa Bianca di tenere le foto per sé: «La decenza è una delle differenze principali tra noi e i terroristi che siamo costretti a combattere: non ci serve usare le immagini di un grande successo, per fare altra propaganda». Neanche per cancellare i dubbi, «perché dubbi non ci sono».

Eagleburger, invece, preferisce analizzare l'impatto del raid: «Sul piano simbolico è molto importante, ma sul piano pratico non avrà grandi effetti. Ora magari i terroristi hanno paura di cosa gli può succedere, ma tra sei mesi staranno già preparando altri attentati». Da questo punto di vista, Eagleburger non ha paura di fomentare la loro reazione: «Se proveranno ad attaccare, dovranno muoversi e quindi scoprirsi. A quel punto, se saremo pronti, avremo l'opportunità di colpirli ancora».

 


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