Giovanni Sartori per il "Corriere della Sera"
Grillo è dotato, oltre che di eccezionale bravura scenica, di straordinaria furbizia. Finita la campagna elettorale fa notizia stando zitto. La pubblicità se la fa fare (gratis) rifiutando di parlare alle televisioni e ai giornalisti italiani. Sia chiaro, non è che Grillo si neghi a tutti: ai giornali e alle televisioni del resto del mondo parla. A noi no, perché siamo corrotti, venduti, infidi. Se io fossi un giornalista ricambierei la scortesia: se lui non vuole parlare con me, nemmeno io voglio parlare con lui né di lui.
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Invece ho visto diecine e diecine di operatori delle varie tv accalcati e imploranti di fronte alla sua porta inesorabilmente chiusa. Così, dicevo, ottiene pubblicità gratis e non corre rischi. Attorno a un tavolo, parlando, è molto meno bravo di quanto non lo sia urlando, e dunque lì corre rischi. Alla fine lo dovrà fare; ma forse manderà in sua vece il suo guru.
Intanto, che fare? Io ho spesso criticato molte delle regole che abbiamo. Però riesco a capire che non possiamo vivere e convivere senza regole. Se Grillo non le rispetta o non le accetta, le regole che abbiamo debbono rifiutare lui. Per esempio, se il suo non è un partito, allora i suoi eletti non hanno il diritto di costituire un gruppo parlamentare né di usufruire dei benefici connessi (per esempio di utilizzare una sede che grava sul bilancio del Parlamento). E prima di precipitarsi a cercare di «comprarli» (così direbbe Grillo) qualcuno ci dovrebbe spiegare che razza di rappresentanti sono.
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Chi rappresentano? Tra le richieste perentorie del Nostro c'è anche quella di abolire il divieto del mandato imperativo. Si avverta: questo divieto, istituito dalla rivoluzione francese, esiste a tutt'oggi in tutte le costituzioni democratiche. Perché? È perché altrimenti si ricade nella rappresentanza medievale, o comunque premoderna, per la quale il rappresentante è soltanto l'emissario, l'ambasciatore di un padrone. Il che, intendiamoci, a Grillo va benissimo, visto che tutti i suoi debbono obbedire soltanto a lui e funzionare soltanto come dei «signorsì». Ma questa richiesta è evidentemente inaccettabile per qualsiasi costituzionalista serio (preciso perché non tutti lo sono).
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Andiamo egualmente male per la proposta pericolosamente demagogica di sottoporre a referendum la nostra appartenenza all'euro. Tecnicamente non si può fare perché la creazione dell'euro discende da trattati internazionali, e per altre ragioni ancora. Che Grillo probabilmente non conosce.
Ci sono poi tutte le richieste-proposte economiche. Grillo propone un «reddito del cittadino» di mille euro al mese. Nel conteggio Istat i disoccupati in questione sarebbero circa 3 milioni: il che comporterebbe una spesa annua di 36 miliardi. Ma il conteggio dei disoccupati è notoriamente difficile: sono soltanto coloro che hanno perso il lavoro e che non ne trovano un altro?
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I 3 milioni di cui sopra includono i cassaintegrati. Ma poi ci sono quasi il 40 per cento di giovani disoccupati. L'altro versante del problema è che abbiamo un debito pubblico vicino al 130 per cento del Pil, del Prodotto interno lordo, e che, con lo spread che torna ad allargarsi, comporta un costo di interessi sui nostri buoni del tesoro che diventa davvero insostenibile. E tutti questi soldi Grillo dove li troverebbe? Io non lo so. Ma non lo sa nemmeno lui.