Alessandro Penati per "la Repubblica"
parmalat GetContent asp jpegIl caso Parmalat ci dovrebbe aver insegnato qualcosa.
(1) Obiettivo di colonizzatori francesi; merce di scambio per la nomina di Draghi alla Bce; strumento di Berlusconi per osteggiare Tremonti; operazione per creare una cordata tricolore; cassa piena di liquidità da svuotare: di tutto si è discusso, ma non dei problemi dell´azienda Parmalat. Le imprese che vengono acquistate sono quelle mal gestite, e che quindi hanno una valutazione depressa. Chi le acquista pensa di poterle gestire meglio, aumentandone il valore; altrimenti ci rimette.
Parmalat ha margini sul fatturato risicati (circa il 5%, prima di oneri finanziari e imposte): un terzo di quelli dei leader europei Danone (15%) e Nestlè (13%). Lactalis può conferire in Parmalat le proprie attività francesi nel settore per sfruttare le economie di scala; fonderla con Galbani, per beneficiare dei margini più elevati nel formaggio (ironicamente sarebbe un francese a creare il polo caseario italiano) e raggiungere le dimensioni per espandersi nei mercati esteri a maggiore crescita. L´acquisizione ha una valida logica economica che trova origine nei problemi gestionali lasciati irrisolti dal salvataggio. Che un´improvvisata cordata tricolore non avrebbe risolto.
ALESSANDRO PENATI(2) Per Lactalis, l´Opa totalitaria era il modo per superare gli ostacoli posti dal Governo italiano. Ma avrebbe dovuto lanciarla subito: il vero scandalo sarebbe stato l´ennesimo passaggio di controllo con premio pagato solo a una minoranza degli azionisti. Le barricate di Tremonti sono servite a qualcosa, anche se non era questo l´obiettivo (e neppure il compito) del Governo. Avrebbero dovuto essere gli amministratori di Parmalat a reclamare un´offerta equa per tutti gli azionisti (incidentalmente Lactalis offre solo 2.6 euro contro i 2.8 pagati ai fondi esteri): l´Opa è "ostile" per loro, non per gli azionisti che dovrebbero tutelare.
LactalisAvrebbero dovuto farlo anche gli investitori istituzionali italiani e la Consob. Invece, tutti in silenzioso ossequio del Governo e delle banche di sistema, in fiduciosa attesa della cordata italiana (che avrebbe depresso il valore del titolo). Comunque il problema dell´Opa in Italia è ormai risolto: a Piazza Affari sono rimaste appena 124 società non finanziarie che valgono più di 100 milioni, e il 99% ha un gruppo di controllo. Le Opa ostili sono destinate a estinguersi per cause naturali.
GIULIO TREMONTI(3) Il dirigismo estemporaneo e raffazzonato è inutile e dannoso. La legge per impedire il pagamento di dividendi non impedirà a Lactalis di prosciugare la liquidità di Parmalat: per esempio, facendole comprare altre attività del gruppo francese. Quanto al decreto sullo slittamento delle assemblee e sugli investimenti della Cassa DDPP, se ne è vista l´utilità. Mentre il danno di credibilità di queste misure nei confronti degli investitori stranieri è indiscutibile.
EDFEppure, questa lezione avremmo dovuto averla imparata 10 anni fa, quando il Governo Amato congelò i diritti di voto di Edf in Edison, promuovendo una "cordata" con A2A, ex-municipalizzate, e la solita banca di sistema. Risultato: marcia indietro sui diritti di voto; A2A a far da spettatrice nella gestione di Edison, senza alcuna sinergia, ma che ha dovuto oltremodo indebitarsi per piantare la bandierina, e che non vede l´ora smobilizzare il suo investimento.
EDISON(4) Recentemente Tremonti ha ricordato che non si cresce con la spesa pubblica. Verità sacrosanta. Poteva ricordarne un´altra: non ci sono grandi imprese senza imprenditori che le creano e manager che le fanno crescere. Se l´industria alimentare perde i pezzi, il problema non si risolve con cordate organizzate dallo Stato e banche di sistema. Se gli imprenditori del settore vendono per incassare e fare i finanzieri (come i Fossati con Mellin e Star) o sono allergici alla Borsa (come Ferrero) non ci si può illudere che siano i Governi e i banchieri a creare grandi gruppi in grado di competere sui mercato dei capitali. Ironia della sorte, nei giorni dell´Opa Parmalat, i Fossati hanno riportato minusvalenze sull´investimento in Telecom (altra operazione di sistema) per oltre 500 milioni: quasi il 20% del valore complessivo delle attività industriali di Parmalat.