Federico Rampini per "la Repubblica"
New York Times Square«Non diamo più Coca Cola ai poveri», suona come la versione moderna dello scherno di Maria Antonietta verso i sudditi affamati. È in questi termini che i colossi dei "soft drink" Pepsi e Coca vogliono demonizzare Michael Bloomberg, il miliardario che con le crociate infierisce sulla popolazione più debole. Perché l´ultima battaglia del sindaco di New York prende di mira le bevande gasate e zuccheratissime che contribuiscono all´obesità, e le abitudini alimentari dei poveri. Bloomberg vuole che le bibite ipercaloriche siano escluse dai "food-stamp": i buoni-pasto erogati dallo Stato alle famiglie sotto la soglia della povertà.
È una proposta che avrebbe un impatto enorme. In forte aumento dopo la recessione, il programma dei sussidi alimentari (Supplemental Nutrition Assistance Program, o Snap) aiuta un americano su sette a fare la spesa. 44 milioni di persone negli Stati Uniti alla cassa del supermercato non tirano fuori contanti o carta di credito, bensì i buoni-pasto federali che l´esercente è tenuto a onorare. Un programma benefico, indispensabile. Il guaio sta nel come vengono spesi quei coupon. Uno studio del Dipartimento di sanità di New York rivela che sui 135 milioni di dollari in buoni-pasto distribuiti annualmente solo in questa città, ben 75 milioni se ne vanno non per acquistare bistecche o frutta e verdura ma "soft drink".
BloombergDal contenuto nutritivo pari a zero, in compenso "bombe" di calorie. Il consumo smodato di queste bibite, rivela lo stesso rapporto delle autorità sanitarie, «è la singola causa più importante dell´epidemia di obesità». Non si stenta a credergli, basta andare al cinema per essere circondati di spettatori con bicchieroni extra-large che succhiano litri di quella roba. Ma con quale diritto Bloomberg interferisce sul nostro diritto di riempirci la pancia con quel che vogliamo? «È un sindaco o è una tata che ci bacchetta dalla mattina alla sera?» lo apostrofa il tabloid di destra New York Post, di proprietà dell´altro multimiliardario che gli contende il palcoscenico in questa città, Rupert Murdoch.
«Una volta che i politici mettono il naso nei nostri carrelli della spesa, decidendo cosa possiamo comprare, non si sa dove finiremo», denuncia Kevin Keane, dirigente dell´American Beverage Association, la Confindustria del settore che include Coca-Cola e PepsiCo. Sono i primi passi verso uno Stato totalitario che ci priverà delle libertà fondamentali? La campagna della grande industria e della destra (di cui l´ex repubblicano Bloomberg è un transfuga) fa presa sui ceti più poveri.
Ben 18 membri del Congressional Black Caucus, parlamentari che appartengono alla comunità afro-americana, hanno scritto una lettera aperta all´Amministrazione Obama per denunciare le misure «classiste» di Bloomberg. Alla Casa Bianca, il presidente e soprattutto la First Lady Michelle hanno lanciato una campagna per «sradicare l´obesità infantile in una generazione», ma devono vedersela con un segmento importante dell´elettorato democratico che descrive queste misure come «una persecuzione dei più poveri». I lobbisti dell´industria arrivano a immaginare scene strazianti: famigliole di neri colpite dalla disoccupazione, che alla cassa del supermercato devono subire l´umiliazione di essere «perquisite», con i bottiglioni di Coca e Pepsi sequestrati perché non pagabili con i buoni pubblici.
Bottiglia coca colaBloomberg è il campione di queste controversie, ha fatto di New York la città all´avanguardia nelle leggi salutiste. Cominciò nel 2008, imponendo alle catene di fast food (McDonald´s, Burger King, Starbucks) di esibire il numero di calorie per ogni alimento. Bilancio: uno studio dell´università di Stanford ha rilevato un calo del 6% nei consumi calorici. Poi è partita la battaglia contro l´eccesso di sodio (sale) negli alimenti, con tetti imposti per legge.
PEPSIAnche questa sacrosanta secondo la dietologa Tammy Lakatos Shames: «Il sale è come una tossicodipendenza, più ne aggiungi più ne vuoi. E non fa male solo agli ipertesi ma a tutti, causa danni al cervello, al fegato, alle articolazioni». Infine il sindaco ha sfidato Big Tobacco. Ha imposto le tasse più alte di tutta l´America sulle sigarette, con un pacchetto che arriva a 15 dollari.
Ha vietato il fumo non solo nei locali pubblici ma anche in molte zone all´aperto: dai campus universitari ai parchi, dalle vicinanze degli ospedali ai campi sportivi. Lo elogiano gli scienziati dell´American Cancer Society e molte associazioni dei consumatori. Per i suoi nemici l´ottavo uomo più ricco d´America ha la «sindrome del pentito» (è un ex-fumatore, ex divoratore di hot dog), è un Robin Hood alla rovescia, che con le "tasse sul vizio" punisce i consumi della popolazione più povera.