Nicola Borzi per "Il Sole 24 Ore"
1 - BANCHE OMBRA DA 16MILA MILIARDI DI DOLLARI
Condivide legami simbiotici con il suo gemello siamese: ciò che alimenta l'uno nutre l'altro, ciò che colpisce l'uno danneggia l'altro. Come ventricoli, devono lavorare in sincrono o fibrillare e perire. Ignoto ai più, è un habitué di Wall Street.
È il sistema bancario ombra: un settore che al suo apice si stima intermediasse negli Usa 22mila miliardi di dollari, due volte quelli regolamentati. Nella crisi 2007-08 ne ha bruciati 6mila eppure sovrasta ancora il suo omologo. Ma dopo decenni finalmente il suo mistero potrebbe avere i giorni contati.
Il Financial Stability Board, l'organismo di controllo della finanza internazionale guidato da Mario Draghi, vuole che il 2011 sia l'anno in cui i riflettori porteranno finalmente alla luce le "selvaggie" banche ombra, figlie naturali della deregulation finanziaria scattata negli anni 80. Il G20 di Seul, a novembre, ha deciso "il rafforzamento di regole e supervisione sullo shadow banking" e ha chiesto al Fsb di vararle entro la metà di quest'anno.
MARIO DRAGHIMa cos'è il sistema bancario ombra? Secondo l'Fsb è un sistema di intermediazione del credito attivo sin dagli anni 50 che coinvolge entità e attività esterne ai sistemi regolari. La Federal Reserve Bank di New York l'anno scorso ha spiegato che sistema ufficiale e ombra hanno gli stessi attori: creditori, debitori e intermediari. Le banche ombra sono fondi e operatori che investono negli strumenti emessi da veicoli societari, differenti per garanzie, duration, rischio e rendimento.
Il sistema ombra, come il suo gemello, intermedia il credito, ne trasforma le scadenze e aumenta la liquidità, ma non in operazioni regolate: con suddivisioni, trasformazioni, impacchettamenti e rivendite successive, in una catena di passaggi granulari. Che, negli Usa, sono di solito sette: si acquisiscono prestiti, li si impacchetta, poi si usano i pacchetti come garanzia per emettere titoli strutturati (Asset Backed Securities), che vengono a loro volta impacchettati. Sui pacchetti di Abs si emettono Collateralized debt obligation (Cdo) che vengono venduti. I ricavi rifinanzieranno altri prestiti.
Vi siete persi? Siete in buona compagnia. Lo stesso Fondo monetario internazionale - non un nome qualsiasi - ha appreso solo a luglio 2010 che le stime sullo shadow banking Usa andavano riviste al rialzo. Un suo economista, Manmohan Singh, e un consulente, James Aitken, avevano scoperto una tecnica (la rehypothecation) usata in silenzio dalle banche ombra: l'utilizzo per più volte dello stesso denaro come collaterale per emettere titoli da vendere. Per l'ingegneria finanziaria è la moltiplicazione degli zecchini nel campo dei miracoli.
MARIO DRAGHICampo nel quale, ahilui, Pinocchio non era solo. Il Gatto e la Volpe scorazzano da decenni nel sistema ombra. Il primo avvistamento ufficiale fu nel 1997 con la crisi asiatica che causò il crack di Ltcm, l'hedge fund Long Term Capital Management divenuto il primo operatore non regolato a mettere a rischio la finanza globale. Da quella vicenda sorse, il 14 aprile 1999, il Financial Stability Forum, cioé il predecessore dell'odierno Fsb. Che non bastò: dopo lo sboom della new economy e l'11 settembre, il 2001 vide il crack della Enron.
La deregulation finanziaria aveva consentito alla compagnia Usa di costruire schemi di finanziamenti fuori bilancio e realizzare complesse speculazioni su derivati, trasformandosi da industria del metano in un broker ombra di prodotti finanziari a rischio.
Più di recente, lo shadow banking ha travolto apprendisti stregoni quali Bear Stearns e Lehman Brothers - il maggior fallimento della storia Usa, con 620 miliardi di asset a leva su un capitale esiguo prosciugati da operazioni fuori bilancio -. Per salvare il colosso assicurativo Aig e GE Capital sono serviti aiuti pubblici per miliardi di dollari (50 per la shadow bank controllata da General Electric).
DRAGHIIn Europa come va? Benino, secondo Davide Grignani, esperto del settore e responsabile delle financial institutions per Société Générale Corporate and Investment Banking Italia: «Il sistema ombra Usa è molto più complesso, elusivo e ricco di quello europeo, con l'eccezione di Londra che oggi è forse la piazza meno regolamentata. A Francoforte, Parigi, Milano e Madrid le banche non hanno realizzato quella complessità di processi esplosi dopo gli anni 70 a New York, anche se operatori e prodotti sono gli stessi.
Il motivo è che nel Vecchio Continente il sistema ombra è cresciuto all'interno di quello bancario, figlio delle banche universali di cui ha sviluppato, con società prodotto, il mercato parabancario, nutrito dall'abbondanza di liquidità delle case madri per reagire alla concorrenza degli Usa. Quando questa si è ritirata, divenendo più cara, è seguita una contrazione fisiologica. Negli Usa, invece, il suo boom è stato guidato dall'evoluzione di intermediari non bancari indipendenti. Oggi è in contrazione.
Wall StreetUn deleveraging dovuto all'uscita di scena di molti operatori durante la crisi finanziaria, alla stretta sulla provvista e ai maggiori controlli interni delle banche, anche in termini di capital adequacy. Oggi la strada imboccata dall'Fsb con regole funzionali e non istituzionali mi pare la più adatta a evitare arbitraggi giurisdizionali tra operatori soggetti a giurisdizioni e controllori diversi. Resta comunque ancora molto lavoro da fare», conclude Grignani. Un lavoro che potrebbe non finire mai. Perché le shadow bank esisteranno sempre, sostiene la Fed. Fatta la legge, si troverà comunque una nuova scappatoia. Perché ogni banca getta un'ombra.
2 - «MA SONO LE PMI A PAGARE IL CONTO»...
«L'attività bancaria italiana, più attenta all'economia reale, cioé alle esigenze delle piccole e medie imprese e delle famiglie, è stata penalizzata dalla crisi innescata dai modelli bancari anglosassoni che hanno puntato sull'alto rischio e sulle attività-ombra». Parola di Giovanni Sabatini, direttore generale dell'Abi che nei giorni scorsi ha illustrato a Siena la posizione dell'Associazione bancaria italiana sulla gestione della crisi finanziaria e la nuova architettura delle regole europee.
Secondo Sabatini «la crisi finanziaria 2007-2008 ha fatto emergere la necessità di nuove regole globali e maggior vigilanza. Basilea 3 ne è il primo effetto. Ma la riforma dei requisiti patrimoniali delle banche è solo una parte della soluzione: il sistema bancario ombra non ne viene toccato. D'altronde chi opera su questo segmento del mercato finanziario non risponde alle regole imposte alle banche. Dunque occorre domandarsi come si può garantire che mercati e operatori non regolamentati, appunto "ombra", non creino rischi sistemici e pongano le basi per nuove crisi».
La risposta del direttore generale dell'Abi è che «senza contestare le nuove regole patrimoniali, per l'Associazione una stessa "veste" regolamentare non è adatta a tutti gli operatori. Gli impatti su modelli creditizi diversi e differenti economie non sono uguali. Un sistema bancario che eroga prestiti a famiglie e piccole e medie imprese, come quello italiano, non è simile ad altri che investono principalmente in attività finanziarie, come quelli anglosassoni. Con Basilea 3 è stato sì triplicato il peso dell'assorbimento di capitale necessario a investire in attività finanziarie, ma le banche commerciali sono ancora penalizzate rispetto a quelle di investimento».
Dunque «in sede di emanazione delle norme di attuazione europee, l'Abi chiede di valutare misure che riducano l'assorbimento di capitale sui prestiti a famiglie e piccole e medie imprese, in modo che il nuovo quadro di regole creditizie globali non penalizzi il finanziamento all'economia reale».
bernankeNon a caso, ricorda Sabatini, «la crisi finanziaria non ha visto barcollare alcuna banca italiana né in termini di liquidità, nè di esposizione del capitale, né di mismatch tra finanziamenti di attività a lungo e raccolta a breve, com'è avvenuto invece, ad esempio, nel Regno Unito. Le nostre son banche più tranquille ma, proprio perché meno rischiose, meno redditive. Questa minor redditività però non dev'essere letta come elemento di criticità dalle agenzie internazionali che assegnano i rating».
MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARIDunque, la posizione dell'Abi è che «le nuove regole affrontino in modo deciso la questione del sistema bancario ombra per porlo sotto i riflettori delle autorità di vigilanza. Da questo punto di vista l'Italia è un esempio virtuoso: nel nostro sistema finanziario gli spazi per operatori-ombra sono praticamente nulli. Ricordiamo che siamo stati tra i primi Paesi al mondo a disciplinare gli hedge fund, grazie al decreto 228 del ministero dell'Economia varato già a maggio 1999. Non solo: di recente, con il recepimento della direttiva Ue sul credito al consumo, abbiamo modificato anche la legislazione sulle finanziarie, rafforzando i controlli».
Ma non basta: «L'Abi e il presidente Mussari condividono l'approccio dell'Fsb che punta a riportare i derivati su mercati regolamentati, aumentando la trasparenza di questi prodotti, offrendo ai clienti le protezioni della direttiva Market abuse, consentendo alle autorità di vigilanza di monitorare la concentrazione del rischio», conclude Giovanni Sabatini.