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Latte marcio - almeno in parte, sarà Parmalat a pagare l’Opa di Lactalis. Il gruppo di Laval, che ha chiesto alle banche 1,3 miliardi per mettere assieme il primo 29% e altri 3,4 per completare la scalata, potrà recuperare almeno metà dell’esborso cedendo alla società di Collecchio le sue attività europee nel latte e scaricandole parte del debito - GIALLO SUI CONTI DEL GRUPPO D’OLTRALPE: LI CHIAMANO “FILIBUSTIERI”…

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Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

Debito francese, ma conto diviso alla romana: almeno in parte, sarà Parmalat a pagare l'Opa di Lactalis. Il gruppo di Laval, che ha chiesto alle banche 1,3 miliardi per mettere assieme il primo 29% e altri 3,4 per completare la scalata, potrà recuperare almeno metà dell'esborso cedendo alla società di Collecchio le sue attività europee nel latte e scaricandole parte del debito.

Lactalis

Corrado Passera l'aveva detto: qualsiasi iniziativa per Parmalat avrebbe dovuto essere di valenza industriale e di mercato. Ma la cordata tricolore che Intesa Sanpaolo aveva cercato di mettere assieme non è decollata proprio perché mancava l'interesse di un gruppo industriale dalle spalle sufficientemente grosse.

Emmanuel Besnier

Sono stati più veloci, oltre che più determinati, i francesi di Lactalis. Hanno proposto un'Opa totalitaria, che valuta Parmalat 4,5 miliardi a beneficio di tutto l'azionariato, perché hanno un progetto industriale da spendere. Ma l'Opa è interamente finanziata a debito e a pagare il conto, almeno in parte, sarà sempre Parmalat.

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In pancia Parmalat ha oltre 1,4 miliardi di liquidità: è il tesoretto che non è stato sufficiente a smuovere l'iniziativa di qualche gruppo tricolore, ma che invece ha attirato le mire di molti operatori esteri del settore. Ora se, come sembra scontato, Lactalis è avviata a raccogliere i frutti del risanamento operato da Enrico Bondi, quella cassa sarà impiegata anzitutto per fare di Collecchio il capoluogo europeo del latte confezionato.

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Lactalis dovrebbe conferire le sue attività nel segmento, incluse quelle in Francia, per un fatturato complessivo di 1,3 miliardi (non Galbani che è focalizzata sui formaggi). Impossibile stimarne il valore perchè, non essendo i bilanci pubblici, non è noto quanto Mol producano né di quanta leva siano gravate.

Ma ipotizzando di valorizzare una volta il fatturato, virtualmente quella cassa sarebbe da considerare già tutta impegnata. Nulla osta, a quanto pare, rispetto al dettato del concordato ratificato dal decreto mille proroghe, che vincola al 50% la distribuzione degli utili fino al 2020.

Parmalat però può dare di più: con circa 400 milioni di Ebitda e un patrimonio netto tangibile di 2,4 miliardi è in grado di sopportare almeno un po' di debito. Quanto? Dipenderà dall'Ebitda aggiunto dalle attività lattiere che entreranno nell'orbita di Collecchio. Gli analisti stimano come equo un rapporto net debt/Ebitda intorno a 2: allo stato cioè Parmalat potrebbe indebitarsi almeno per 800 milioni.

Parmalat

Tirando le somme: Lactalis ha già stanziato 1,3 miliardi per mettere assieme il primo 29%, ne spenderà almeno altri 3 per l'Opa, ma potrà recuperare da Parmalat almeno la metà di quanto messo complessivamente sul piatto, cedendo a Collecchio alcune delle sue attività e scaricandole parzialmente sulle spalle parte del debito contratto per l'operazione. Con la cessione di qualche attività in sovrapposizione potrebbe abbassare ancora l'esborso netto, portandosi a casa per non più di un paio di miliardi il primo gruppo italiano del settore. C'è da chiedersi perchè nessuno in patria ci abbia fatto un pensierino quando, senza l'assillo dell'emergenza, confezionare un'operazione sarebbe costato molto meno.

Enrico Bondi


2 - LACTALIS NON PRESENTA IL BILANCIO - GIALLO SUI CONTI DEL GRUPPO D'OLTRALPE: LI CHIAMANO «FILIBUSTIERI»...
Antonio Castro per "Libero"

Dire riservati è un eufemismo. Il clan dei Besnier, eredi del colosso Lactalis (10 miliardi di fatturato), non concedono interviste e neppure si fanno fotografare. Non stupisce che da 10 anni evitino di depositare i bilanci della multinazionale del latte (attualmente terza al mondo per dimensioni), tanto più che non essendo quotata la società non deve sottostare ai dettami dalla Consob d'Oltralpe (Amf). Però in Italia - che rappresenta un sesto del giro d'affari del gruppo - Lactalis i conti deve farli vedere. E quelli più recenti (del 2009) sono tutt'altro che entusiasmanti.

Enrico Bondi

Nel 2009 i ricavi di Lactalis Italia (che controlla marchi come Galbani, Invernizzi, Bel Paese, Vallelata, Locatelli e Santa Lucia) sono stati pari a 1,29 miliardi di euro, il Margine operativolordoèammontatoa129,5milioni e l'utile netto di 19,7 milioni. Ma la vera sorpresa è che i debiti finanziari ammontavano a ben 880,5 milioni.

Enrico Bondi

Che i debiti ammontino ad oltre la metà del fatturato non è un bel segnale, tanto più che sempre nel 2009 il fatturato è diminuito del 9% rispetto all'anno precedente (1,41 miliardi), il Mol è sceso del 24%, passando a 129,5 milioni da 170 milioni (erano 205 milioni nel 2007 e 2006).

Per non parlare dell'utile netto (precipitato del 61%), che nel 2008 era di 50,6 milioni. La cosa che sorprende è che degli 880,5 milioni di debiti, 710 milioni sono verso la collegata Nethuns, una società di diritto lussemburghese che fa a capo sempre alla famiglia Besnier. E Lactalis Italia dovrà rimborsare in un'unica soluzione entro dicembre 2013 i 710 milioni.

Che la situazione non sia delle più limpide lo dimostra anche un titolo quanto mai esplicito del quotidiano francese "Les Echos": "I filibustieri del latte". Sarà proprio per questa spregiudicatezza che i Besnier rientrano per Forbes tra le 15 famiglie più ricche di Fran- cia: patrimonio stimato di 2,5 miliardi di euro. Ma si tratta di stime, ovviamente...

 


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