1-LA MACCHINA DEL FANGO DI PADELLARO
Vittorio Feltri per "Libero"
La storia di Remigio Ceroni e consorte si complica e merita un aggiornamento. Il signor deputato del Pdl esce alcuni giorni fa dall'oscuro anonimato grazie ad una iniziativa: presenta una proposta per modificare l'art. 1 della Costituzione. Il senso della quale è il seguente: il Parlamento deve stare sopra tutto e tutti, magistratura e capo dello Stato compresi. Scoppia un pandemonio. Il commento più gentile: è un'idea indecente.
il direttore PadellaroLa polemica sarebbe comunque destinata a durare un sol giorno, come le farfalle, se il dì appresso Il Fatto Quotidiano, diretto dall'ottimo Antonio Padellaro, non pubblicasse in prima pagina questo titolazzo: «Ieri picchiava la moglie, oggi riforma la Costituzione». Tra le due cose non vi è alcun nesso, ma tant'è. Padellaro ha una sua logica bizzarra: se uno ha menato la sposa non può pensare di modificare la Costituzione.
Non ne ha i titoli. Per saperne di più della faccenduola, la nostra Barbara Romano intervista Ceroni. Il quale nega di aver battuto la moglie, né con le mani né con un fiore. Lei conferma: sono stata all'ospedale soltanto per partorire; non le ho mai prese.
Vergo un pezzo per dire: o Il Fatto ha scritto il falso o la onorevole sposa ha raccontato una bugia pietosa (e sottolineo pietosa) per coprire l'onorevole sposo.
Nel medesimo articolo oso rilevare che nel servizio de Il Fatto mancavano alcuni elementi che consentissero di dare sostanza alla notizia. Padellaro, il dì appresso, mi assale con una foga degna di miglior causa. E pubblica stralci del referto medico da cui si evince che l'amata donna di Ceroni riportò a suo tempo ferite guaribili in venti giorni.
Vittorio FeltriChi gliele ha procurate? Nel referto lei afferma: è stato il mio coniuge. Allora ha ragione Il Fatto? Telefoniamo di nuovo a casa Ceroni che fornisce una nuova versione. Remigio: non sapevo nulla; ignoravo cioè che mia moglie fosse andata al Pronto soccorso.
Ma l'ha menata o no? E se non lei chi, di grazia? Il deputato butta lì questa
storia: mio padre le ha dato una mano di bianco; era un uomo all'antica, un patriarca ed è andato giù pesante. Segnalo che il vecchio manesco è morto e quindi non lo abbiamo potuto interrogare sulla intricata questione.
Una osservazione: se uno per discolparsi accusa un defunto suscita dubbi. Ma non intendo infierire. Mi domando piuttosto perché la vittima dovesse attribuire al marito, anziché al suocero, la responsabilità del pestaggio. A quale scopo? E mi domando perché Ceroni non abbia fatto notare al quotidiano di Padellaro che un parapiglia famigliare non ha comunque alcuna attinenza con l'eventuale rettifica della Carta, per cui il titolo malandrino del quale si discetta era teso soltanto a infangare il parlamentare.
CERONIUna operazione indegna di un giornale che vede macchine del fango in ogni redazione tranne nella propria, dove invece, come in questo caso, si fabbrica anche la cacca se si tratta di gettarla in faccia a un avversario politico.
Padellaro insiste col caso Boffo. Sostiene che era una balla. Balla un corno. C'era una condanna per molestie. E a mio giudizio chi molesta non può concedersi predicozzi contro altri molestatori. Al massimo gli è permesso proporre cambiamenti della Costituzione, cosa lecita anche a chi ammolla ceffoni alla consorte.
famiglia ceroniIl direttore de Il Fatto obietterà che io avevo parlato di omosessualità senza averne le prove. Vero. Non avevo le prove, eccetto una cartuccella senza valore. Ma anche lui ha parlato di una denuncia che per ora non ha esibito. Ha mostrato solo un referto medico.
Quanto all'Ordine dei giornalisti, ribadisco: spero non faccia a lui ciò che ha fatto a me. Non ci crede? È così lo stesso.
2- E IL DEPUTATO INCOLPÒ IL PADRE (MORTO)
Sandra Amurri per Il Fattoquotidiano
Fa quasi tenerezza leggere la divertente, puerile e miserabile intervista dell'onorevole Remigio Ceroni a "Libero". Un'intervista che ha qualcosa di tragico e di inconsapevolmente spensierato. Un'intervista che non è solo una tenera e menzognera autodifesa, ma un piccolo saggio sulla insostenibile fragilità del reale nell'Italia berlusconiana.
Ricapitoliamo le puntate precedenti per chi se le fosse perse. Uno: l'onorevole Remigio propone di modificare l'art 1 di questa vetusta e bolscevica Costituzione che per nostra fortuna ci ritroviamo per abolire i due pilastri dello Stato di diritto (i poteri del presidente della Repubblica e quelli della Corte costituzionale).
SANDRA AMURRIDue: l'onorevole Remigio ha il diritto di proporre quello che vuole, e noi di raccontare la sua storia di patriarca elettorale cattolico di provincia, tutto dedito al consenso e alla famiglia, (tranne ovviamente - a nostro modesto avviso - quando manda la moglie all'ospedale).
Tre: su "Libero" Vittorio Feltri tuona: ma come possono questi cialtroni de "Il Fatto" scrivere simili illazioni senza prove.
Quattro: sul medesimo giornale la moglie dell'onorevole Remigio, per salvare il nome della ditta, recita la parte che troppo spesso le donne sono costrette a interpretare di fronte alle violenze interfamiliari: quella della madre riproduttrice, moglie, santa e martire. Ma quali violenze? "Sono stata in ospedale solo quattro volte per partorire". Tra poco festeggia le nozze d'oro con l'onorevole, è in prima fila alle cerimonie religiose e quelle con il pennacchio, come potrebbe infrangere questo sogno di decoro provinciale con la sua verità?
Vitantonio Lopez, Sandra AmurriCinque: "Il Fatto" pubblica il referto in cui - nella quinta volta che è stata in ospedale in vita sua - la moglie dell'onorevole Remigio denunciava botte da orbi, ecchimosi, contusioni orbitali. Subite da chi? "Sono stata percossa da mio marito ieri alle 22,30 circa presso la nostra abitazione", spiegava ai medici che si sono limitati a riportare le parole della signora non a suggerirle "scriva lite coniugale "per chiudere la partita. come sostiene l'onorevole.
DINO BOFFOForse, dopo una simile catastrofe, per non imporre alla signora una terza violenza (tutta psicologica, ma non meno grave) sarebbe stato necessario e auspicabile il silenzio. Ma l'onorevole Remigio ha il collegio, il coordinamento regionale del Pdl, la reputazione, la prima fila delle cerimonie impennacchiate da difendere e una ricandidatura a cui aspirare.
E siccome il primo postulato della neolingua berlusconiana è negare sempre tutto, anche l'innegabile, l'onorevole Remigio sceglie di emulare il suo modello. E di gettare nel tritacarne non solo la moglie, ma persino il padre scomparso. La potenza dei processi di autodegradazione, si sa è ineluttabile: se tu hai affermato con un voto solenne a Montecitorio di credere che Ruby era la nipote di Mubarak, puoi dire qualsiasi cosa.
DINO BOFFOE quindi l'onorevole Remigio si "dimentica" di aver affermato (e fatto affermare a lei) che quel referto non esisteva. Adesso dice che sì, effettivamente il fatto è vero, ma lui quella sera era fuori casa. E chi aveva picchiato, di grazia sua moglie, mandandola in ospedale? La prego, implora l'onorevole, non me lo faccia dire.
Ma subito dopo ovviamente lo dice: "La nostra è una famiglia patriarcale, di umili origini, ma grandi lavoratori. Abitiamo tutti vicini. C'è stato un litigio familiare, lei ha risposto male a mio padre e...". (Da notare, la colpa ricade sempre sulla moglie) E, spiega l'ineffabile onorevole berlusconiano, "lui forse, offeso, ha reagito" mandando la svergognata contestatrice dei sani principi patriarcali al Pronto soccorso, con venti giorni di prognosi e gli equilibri orbitali alterati.
DINO BOFFOSei: ovviamente ce n'è anche per la perfida giornalista che ha osato raccontare un mucchio di verità: "Sa perché ha scritto? - chiede l'onorevole alla collega di "Libero" - perché abita qui, le sue vicende sono note in città e ha agito su richiesta di un mandante preciso e so chi è".
Sette: non essendo la sotto-scritta ricattabile e non avendo mandanti se non la verità dei fatti, l'onorevole Remigio risponderà in tribunale di queste miserie (possibilmente senza attribuirne la paternità a parenti defunti).
Otto: sarebbe bello che Feltri, i colleghi di "Libero", il direttore Belpietro che ha una moglie bella, intelligente, che rispetta come una regina, dopo aver raccolto con la paletta le fantasiose scuse dell'onorevole Remigio-pennacchio-patriarcale, scrivessero anche un paio di righette per dirgli quello che qualsiasi persona di buonsenso (a partire dalla collega Brunella Bolloli) pensa di queste tenere arrampicate sugli specchi: ma vallo a raccontare a tuo nonno o allo zio di Ruby magari per spiegando loro, come scrive un nostro lettore, che l'ha picchiata a sua insaputa .