1 - Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago, facciamo un giochino...Immaginiamo che prima di venire a Roma Sarko in Bruni abbia telefonato alla Merkel; immaginiamo anche che la Merkel gli abbia detto che la Germania non appoggerà mai Draghi; immaginiamo che sempre Sarko in Bruni abbia "pagato" con l'appoggio a Draghi il nostro via libera a Lactalis, ben sapendo che il candidato italiano non potrà mai superare l'ostacolo di Berlino.
MARIO DRAGHICosa potrebbe succedere fra qualche mese? Succederebbe che di fronte al veto tedesco, Sarko in Bruni allargherebbe le braccia e direbbe: cari amici italiani io appoggiavo il vostro candidato, lo sapete. Ma purtroppo quei cattivacci dei tedeschi non ne vogliono sapere. Mi dispiace tanto ma dobbiamo cercare un candidato di un altro paese.. E così Berlusconilandia sarebbe ancora una volta cornuta e mazziata (Ricordi? come ai tempi di D'Alema candidato a Mister Pesc, o di Mario Mauro al Parlamento europeo, o di Tremonti per la Presidenza dell'Eurogruppo)
sarkozy berlusconiFantapolitica?? Non lo so, ma ti invito a conservare queste mie elucubrazioni per il momento in cui si effettuerà la scelta del nuovo Governatore della Banca Centrale Europea. Così, just in case...
Pedro Pablo
2 - "APPOGGEREMO DRAGHI AL VERTICE DELLA BCE"
PARIGI: PERSONA DI GRANDE QUALITÀ. MERKEL "SORPRESA"
Alessandro Barbera per "La Stampa"
E' stato il vertice delle tre sorprese. Quella di Giulio Tremonti, spiazzato di prima mattina dalla contromossa di Lactalis su Parmalat. Quella di Mario Draghi, che tutto si aspettava tranne un così esplicito sostegno di Nicolas Sarkozy alla sua candidatura alla guida della Banca centrale europea. E quella di Angela Merkel, che ora resta senza armi per resistere alla nomina di un italiano alla più prestigiosa delle poltrone europee. Difficile dire se ci sia un nesso stretto fra quanto accaduto ieri sull'asse Parma-Laval, sede di Lactalis, e il colpo d'acceleratore sul futuro presidente della Bce. La cronaca del bilaterale Italia-Francia offre però uno spaccato interessante.
Scena numero uno. Il ministro del Tesoro francese Christine Lagarde sbarca a Villa Madama. Si mette in posa per la «photo opportunity». Nota il volto teso del ministro dell'Economia e butta lì una battuta. «Guardate il mio orologio, è Bulgari. L'ho comprato prima che diventasse francese, quando Bulgari era ancora italiana...». Risate di circostanza.
MERKELScena numero due. Nicolas Sarkozy prende la parola alla conferenza stampa di fine vertice. Senza nemmeno attendere la domanda dei giornalisti, il presidente francese annuncia la decisione di Parigi. Di più: sceglie parole di grande stima per Draghi. E' il segno che la battuta è stata concordata nei minimi dettagli con Berlusconi, il quale, secondo alcune indiscrezioni, era stato messo al corrente - lui sì - delle mosse di Lactalis.
«Appoggiamo la candidatura di un italiano alla presidenza della Banca centrale europea. Non lo facciamo perché è italiano ma perché è una persona di grande qualità. In più è italiano». L'endorsement era atteso, ma non scontato. E' il segno che il lavoro diplomatico degli sherpa delle due presidenze ha funzionato e che fra Berlusconi e Sarkozy l'accordo c'è.
Wolfgang SchaubleA Berlino, negli uffici di Angela Merkel, non erano in molti a scommettere che sarebbe accaduto. «Sulla successione dell'attuale presidente della Bce si deciderà a tempo debito, al vertice dei Capi di Stato del 24 giugno», commenterà laconico il portavoce del governo, Steffen Seibert.
In realtà, fonti citate dall' Handesblatt parlano di una Merkel senza parole, quasi incredula. Poco importa stabilire se nelle stanze di Villa Madama il nome di Draghi sia finito in una partita più grande, giocata da due capi di Stato in difficoltà nei rispettivi Paesi e in cerca di un successo mediatico. Di certo - a questo punto - la candidatura del numero uno di Bankitalia ha imboccato l'ultima curva prima del traguardo.
GIULIO TREMONTILa mossa di Berlusconi e Sarkozy - è un fatto - toglie alla Merkel spazio di manovra. Finora, il mai smentito sì a Draghi trapelato da fonti vicine al ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, doveva fare i conti con i mal di pancia degli alleati di governo della Merkel, preoccupati che la scelta di un italiano sarebbe stata interpretata dall'opinione pubblica come una concessione alle ragioni del lassismo finanziario.
Bini SmaghiIndebolita dai problemi interni, per la coalizione di centro-destra la crisi greco-portoghese resta una ferita aperta. Inoltre, con il sì della Francia si indebolisce il potere contrattuale della Merkel in sede Ue, disponibile a dire sì a Draghi solo a patto di ottenere, proprio nel vertice del 24 giugno, un impegno esplicito dei governi europei al no a nuovi salvataggi.
A meno di colpi di scena, solo quel vertice, già convocato per sancire l'accordo sulle nuove regole finanziarie dell'Unione, darà l'imprimatur formale alla candidatura di Draghi. E solo a quel punto, a meno di colpi di scena, si apriranno i giochi per la sua successione a Via Nazionale.
FABRIZIO SACCOMANNIIn lizza sono in quattro. C'è Lorenzo Bini-Smaghi, attuale membro italiano del board Bce e (in caso di nomina di Draghi a presidente) costretto a lasciare spazio ad un membro di altra nazionalità. Corre il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, considerato molto vicino a Tremonti; corrono, nel caso in cui dovesse prevalere la scelta «interna», l'attuale direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni e il vice Ignazio Visco. I bookmaker di Via Nazionale per ora scommettono su Bini Smaghi, stimato dal premier, da Tremonti e dall'opposizione.