Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

“CHE FAI MI CACCI?” - sembra passato un secolo, invece IL DISASTRO DEl centrodestra avvenne solo un anno fa, ALLA FINE DI UNA campagna acquisti del cainano che ha sempre avuto il vizio di scambiare politici e partiti come manager e aziende da comprare - la colpa di fini fu quella di posizionarsi in vetta alla camera lasciando gli ex an nelle mani del banana (gasparri e larussa) o nelle spire della sinistra (bocchino)....

$
0
0

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Berlusconi Fini Mi Cacci

«Che fai, mi cacci?». Difficile da dimenticare quella scena: Gianfranco Fini in piedi nella platea con il dito puntato verso Berlusconi, scuro in volto, seduto sul palco. Era il 22 aprile del 2010. E´ passato un anno.

Molte, varie e anche contraddittorie conseguenze presero il via da quell´ormai storico battibecco. L´inaudita lesione dell´autorità del Cavaliere; lo sfascio precocissimo del Pdl; quindi la campagna anche transoceanica di discredito contro il presidente della Camera per la casetta di Montecarlo; per arrivare alla effettiva cacciata di Fini e alla sua scelta di fondare un suo partito, Futuro e Libertà. Ma fallito l´assalto al Palazzo d´inverno, in primavera inoltrata viene da chiedersi non solo come è potuto accadere, ma anche se abbia ancora un futuro il futurismo finiano.

Fini - Berlusconi

Prova a dare una risposta Susanna Turco, giornalista dell´Unità, con un approccio insieme analitico e disincantato in un libro che uscirà il 4 maggio con il titolo, appunto, Che fai, mi cacci? La sfida impossibile di Gianfranco Fini (Marsilio, 158 pagine, 14 euro).
Vi si trovano, in misura abbastanza proporzionata, analisi politiche convenzionali e lacerti di una vita pubblica che scarnificata dei suoi vecchi riferimenti si estende oltremisura aprendosi a molteplici e anche curiose effervescenze.

Berlusconi Fini bene dell'anima2

Per cui si apprende che Fini, civettuolo, tiene sulla scrivania l´Arte della guerra di Sun Tsu, che Flavia Perina voleva mettere The Wall dei Pink Floyd alla convention di Bastia Umbra, che l´attaccamento alla poltrona di Andrea Ronchi ha determinato tutto un ciclo di scherzi in Fli, o che nell´intimità domestica la nuova donna del leader, Elisabetta Tulliani, alternativamente chiamata Eli o Betta, in ogni caso chiama Berlusconi "il nano".

Sempre più difficile al giorno d´oggi soffermarsi su motivazioni "alte", o comunque capaci di legare il gioco del potere ai destini collettivi. Non che queste manchino del tutto. Colpisce anzi una specie di profezia di Giuliano Amato che già nel 1994 prevedeva una divaricazione tra Berlusconi e Fini; così come s´intuisce che tra le inconfessabili ragioni della loro rottura, di norma addomesticate sotto il tema generico della "legalità", potrebbero esserci i sospetti sulle storiacce siciliane, come del resto emerso fin dal settembre del 2009, in una sparata di Fini in cui venne tirata in ballo anche la massoneria.

Berlusconi risponde a Fini

Allo stesso modo, pur con sano scetticismo, s´intende che il percorso culturale del cofondatore, quello che l´ha condotto in una ventina d´anni dal neofascismo a posizioni obiettivamente progressiste, offre spunti che non sarebbe giusto liquidare all´insegna del trasformismo. E tuttavia l´impressione che si ricava è che una mano invisibile e misteriosa, oltre che una buona dose d´improvvisazione, abbia spinto Fini a ribellarsi a Berlusconi, pian piano costringendolo verso l´imprevedibile e l´imprevisto, lungo una strada che sembra soprattutto individuale, per non dire privata.

FLAVIA PERINA

Con equanime disinganno, Turco segue e racconta la storia di un personaggio che si configura in realtà come un enigma. Uno, tanto per cominciare, che in famiglia i genitori e il fratello hanno sempre chiamato Franco e non Gianfranco (o Gianfry come i corrivi titolisti di questo tempo).

Senza intenti biografici, cercando di dare un senso e forse anche uno spessore alle dinamiche politiche che hanno portato all´implosione del centrodestra ci si sofferma sul carattere assai forte della madre di Fini, sui suoi tentativi di smettere di fumare, sulla solitudine del subacqueo, sulla costanza del collezionista di orologi; ma al tempo stesso pare di scorgere qualche motivo in più riflettendo su quella specie di azzardato fatalismo o di paradossale pigrizia che a un certo punto della sua vita hanno spinto un tipo fin troppo normale a cambiare tempestosamente casa, moglie, amici, servitori, alleato, padrone, partito, tribù.

ELISABETTA TULLIANI

Va da sé che la vicenda di Fini resta oggi drammaticamente inconclusa. Né si può pretendere di azzeccarne lo svolgimento attraverso la catenina con il rametto di corallo, i rapporti con Casini e Montezemolo, la fedeltà o le ambizioni di Bocchino o il colore delle cravatte che il presidente della Camera si ostina a indossare.

BOcchino e Granata

Ma intanto quel che certo si capisce da questo libro è come è ormai definitivamente cambiata la narrazione della politica: quanto peso vi acquista il miscuglio tra sfera pubblica e personale, dove la colloca l´indistinta linea di demarcazione tra la chiacchiera e il reality-show, a quale esito conduca la giostra delle emozioni quando va in scena al ritmo dei cinepanettoni.

E´ stato un anno faticoso anche da seguire nelle sue giravolte, nelle sue asprezze, nei suoi inganni e nelle sue illusioni. Eppure proprio muovendo da un personaggio strutturato come Fini, leader su piazza già parecchio tempo prima dell´era berlusconiana, si arrivano a meglio comprendere l´odierna leggerezza delle svolte, i confini mobili degli schieramenti, le convinzioni così mutevoli, i rovesci fin troppo rapidi. Quando il potere torna a essere solo una faccenda di uomini tutto diventa più duro, ma anche più fragile - e non c´è enigma che nel giro di un anno possa svelarsi.

 


Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

Trending Articles