Federica Angeli e Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"

Truffa dei Parioli, in arrivo nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Tutto farebbe pensare che si tratti dei vertici della Cassa di risparmio dell´Aquila, la banca dove c´è il conto in cui confluiscono i soldi raccolti dai clienti. Anni di movimenti di ingenti somme di denaro che non sono mai stati segnalati dalla Carispaq all´Unità di Informazione finanziaria di Bankitalia come invece previsto dalle normative antiriciclaggio.
Omissione che ha messo da subito l´istituto di credito sotto i riflettori e, ora, per i dirigenti potrebbe profilarsi un´accusa della procura. Perché la mancata segnalazione è stato uno dei mezzi che hanno permesso la truffa da 170 milioni di euro che ha portato in carcere il Madoff dei Parioli, Gianfranco Lande e quattro suoi collaboratori: Andrea e Raffaella Raspi, Gian Piero Castellacci De Vita e Roberto Torregiani. Se fossero stati bloccati prima quei traffici probabilmente il denaro non sarebbe andato in fumo e qualcuno dei clienti avrebbe potuto recuperare gli investimenti fatti.

È stata la stessa Raffaella Raspi, in un memoriale trovato sul suo computer dagli investigatori del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di Finanza a spiegare che quello Carispaq era «il conto bancario di raccordo», quello su cui, «in 15 anni entrano ed escono 160 milioni di euro». Cifre per cui, però, non c´è stata una sola segnalazione. Non una.
Ma quello delle verifiche sulla banca non è l´unico filone. Il pm Luca Tescaroli, titolare del fascicolo sulla banda dei Parioli, è al lavoro anche sulle posizioni dei risparmiatori: tra questi ce ne potrebbero essere alcuni che hanno investito somme di provenienza illecita o che hanno cercato di eludere i controlli del fisco.

Intanto risultano determinanti, per l´accusa, le dichiarazioni fatte da Stefania Paluzzi, una dipendente della Egp France, ascoltata in una fase iniziale dagli inquirenti. La donna, che negli anni si è occupata del back office per conto della società - ovvero delle riconciliazioni, quadrature tra depositari e il sistema informatico di Egp e della predisposizione degli estratti conto - ha confermato gran parte degli imbrogli di Gianfranco Lande.

E quando gli uomini della finanza le hanno chiesto il ruolo del Madoff dei Parioli, lei così ha risposto: «Era il presidente del gruppo Dharma e presidente di Egp. Si occupava della gestione dei portafogli gestiti, cioè di come effettuare gli investimenti per conto dei clienti. Non so se fosse Lande a suggerire gli acquisti e le vendite, ma lui era l´unico ad avere i poteri di firma di Egp Suisse. Per quanto riguarda Egp France non sono sicura. Lande, insieme ai fratelli Raspi, era quello che dava gli ordini».
Prosegue la donna: «So che ci sono stati prestiti di titoli e di liquidità autorizzati dai clienti a Egp, ho visto delle lettere sottoscritte dagli stessi. So che sono state effettuate operazioni pronti contro termine da Egp che venivano chiamate o "Mariella Burani" o "Impregilo". I titoli dati in prestito venivano evidenziati negli estratti conto con un asterisco. Nel nostro sistema operativo risultava congelato».