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ATTENZIONE, CADUTA TESTE! - NEL PARIOLI-GATE GLI INDAGATI NON SONO FINITI: PERCHÉ I VERTICI DELLA CASSA DI RISPARMIO DELL’AQUILA NON HANNO MAI RIFERITO NULLA A BANKITALIA? - NELLA CARISPAQ C’ERA “IL CONTO BANCARIO DI RACCORDO” QUELLO SU CUI “IN 15 ANNI ENTRANO ED ESCONO 160 MLN €” - INTANTO SI SPULCIA LA LISTA CLIENTI DI GIANFRODE LANDE: C’È PUZZA DI EVASIONE E RICICLAGGIO…

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Federica Angeli e Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"

MARIO DRAGHI

Truffa dei Parioli, in arrivo nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Tutto farebbe pensare che si tratti dei vertici della Cassa di risparmio dell´Aquila, la banca dove c´è il conto in cui confluiscono i soldi raccolti dai clienti. Anni di movimenti di ingenti somme di denaro che non sono mai stati segnalati dalla Carispaq all´Unità di Informazione finanziaria di Bankitalia come invece previsto dalle normative antiriciclaggio.

Omissione che ha messo da subito l´istituto di credito sotto i riflettori e, ora, per i dirigenti potrebbe profilarsi un´accusa della procura. Perché la mancata segnalazione è stato uno dei mezzi che hanno permesso la truffa da 170 milioni di euro che ha portato in carcere il Madoff dei Parioli, Gianfranco Lande e quattro suoi collaboratori: Andrea e Raffaella Raspi, Gian Piero Castellacci De Vita e Roberto Torregiani. Se fossero stati bloccati prima quei traffici probabilmente il denaro non sarebbe andato in fumo e qualcuno dei clienti avrebbe potuto recuperare gli investimenti fatti.

Gianfranco Lande

È stata la stessa Raffaella Raspi, in un memoriale trovato sul suo computer dagli investigatori del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di Finanza a spiegare che quello Carispaq era «il conto bancario di raccordo», quello su cui, «in 15 anni entrano ed escono 160 milioni di euro». Cifre per cui, però, non c´è stata una sola segnalazione. Non una.

Ma quello delle verifiche sulla banca non è l´unico filone. Il pm Luca Tescaroli, titolare del fascicolo sulla banda dei Parioli, è al lavoro anche sulle posizioni dei risparmiatori: tra questi ce ne potrebbero essere alcuni che hanno investito somme di provenienza illecita o che hanno cercato di eludere i controlli del fisco.

carispaq

Intanto risultano determinanti, per l´accusa, le dichiarazioni fatte da Stefania Paluzzi, una dipendente della Egp France, ascoltata in una fase iniziale dagli inquirenti. La donna, che negli anni si è occupata del back office per conto della società - ovvero delle riconciliazioni, quadrature tra depositari e il sistema informatico di Egp e della predisposizione degli estratti conto - ha confermato gran parte degli imbrogli di Gianfranco Lande.

carispaq

E quando gli uomini della finanza le hanno chiesto il ruolo del Madoff dei Parioli, lei così ha risposto: «Era il presidente del gruppo Dharma e presidente di Egp. Si occupava della gestione dei portafogli gestiti, cioè di come effettuare gli investimenti per conto dei clienti. Non so se fosse Lande a suggerire gli acquisti e le vendite, ma lui era l´unico ad avere i poteri di firma di Egp Suisse. Per quanto riguarda Egp France non sono sicura. Lande, insieme ai fratelli Raspi, era quello che dava gli ordini».

Prosegue la donna: «So che ci sono stati prestiti di titoli e di liquidità autorizzati dai clienti a Egp, ho visto delle lettere sottoscritte dagli stessi. So che sono state effettuate operazioni pronti contro termine da Egp che venivano chiamate o "Mariella Burani" o "Impregilo". I titoli dati in prestito venivano evidenziati negli estratti conto con un asterisco. Nel nostro sistema operativo risultava congelato».

 


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