Valentina Errante e Massimo Martinelli per "Il Messaggero"
Gianfranco LandeForse ci siamo. Perché c'è un signore, Gianluca Brancadoro, di professione avvocato e docente di diritto commerciale, che è a un passo dal tesoro di Gianfranco Lande. Cioè dai risparmi che mille e seicento romani erano ormai convinti di aver perso per sempre. Il malloppo potrebbe ammontare a circa 40 milioni di euro, che è la somma dei depositi di 120 conti aperti presso la Crest Euroclear inglese. Che però, quando fu arrestato Gianfranco Lande, erano già scomparsi, trasferiti in banche delle Bahamas e delle Isole Vergini. Che risposero picche agli ispettori di Bankitalia e della Banca di Francia che chiedevano lumi sul deposito.
Quel denaro era scomparso. Anche se gli inquirenti hanno sempre sospettato che non si sia mai mosso dalle Bahamas, ma che sia stato occultato in conti schermati. Adesso, invece, Gianluca Brancadoro, nominato commissario liquidatore di Egp dal ministero dell'Economia, ha riannodato i fili di quelle transazioni fantasma fino a sistemare sul suo tavolo la lista dei beneficiari dei trasferimenti schermati. Anche se - come trapela dai suoi collaboratori più stretti - l'operazione è ancora complessa e deve essere portata termine.
LANDE- SEDE EGPDi quei quaranta milioni circa, il liquidatore Brancadoro ne avrebbe già messi a fuoco circa 25; e i prossimi giorni di lavoro potranno consentire di tirare le somme definitive dell'operazione. Per capire quanto difficile sia questo lavoro di ricostruzione contabile, occorre però fare un passo indietro, fino alla metà del mese di marzo, quando Gianluca Brancadoro partì dalla banca Crest, dove risultavano presenti 120 conti di investitori di Gianfranco Lande. Il Madoff dei Parioli era ancora a piede libero (sarebbe stato arrestato il 24 marzo successivo) e i depositi presso Crest risultarono tutti svuotati.
GUZZANTI E TRUFFATI PARIOLIIn pochi giorni, dalle casse di quell'istituto avevano preso il volo decine di milioni di euro; e i vertici della banca non avevano saputo dire quale direzione avessero preso con una spiegazione davvero risibile: per motivi di riservatezza, era la replica, ogni settimana veniva distrutto il monitoraggio sulle transazioni di tutti i conti della banca.
Successivamente, Brancadoro, però, ha avuto modo di verificare che quasi tutti i conti sul depositario Crest erano stati svuotati in un arco temporale ben definito, da giugno a settembre 2009, come se dall'estate Gianfranco Lande avesse deciso di cominciare la sua corsa verso il crac finale, con l'incosciente consapevolezza che, se gli fosse andata male, avrebbe trascorso pochi mesi in carcere e poi avrebbe trovato un patrimonio ad attenderlo fuori. I soldi, ha ricostruito Brancadoro, ricomparvero alle Bahamas e alle Isole Vergini, anche se gli ispettori della Banca d'Italia e della Banca di Francia non erano riusciti ad avere alcun accesso.
NUMERI E NOMI DEL CASO LANDE da Il MessaggeroIl chiavistello giusto per scardinare quelle cassaforti l'ha trovato Brancadoro, utilizzando le richieste di rogatoria firmate dal pm Luca Tescaroli: in questo modo, presso lo studio romano del liquidatore sono arrivati scatoloni di estratti conto apparentemente slegati tra loro e non riconducibili ad alcuno. Ma il lavoro degli ultimi giorni sta consentendo di abbinare ad ogni conto il nome del beneficiario. E dopo questa prima fase, scatteranno i sequestri.