Maurizio Caverzan per "il Giornale"
MORETTI- HABEMUS PAPAM
In fondo, anche lui non se l'è sentita. Non ce l'ha fatta. Lui, Nanni Moretti. Titubante, riluttante, renitente. Eppure, qualche anno fa, la chiamata era arrivata. Chiara, inequivocabile. Non certo dallo Spirito Santo, come accade nel conclave scandagliato dal suo Habemus Papam (primo al botteghino, dopo il giorno del debutto). Ché Nanni Moretti, uomo artista e regista, alle persone che compongono la Santissima Trinità non crede di certo. E dunque, niente vocazioni metafisiche.
Ma terrene esortazioni, di quelle che gratificano un certo narcisismo, magari sì. Per dire, nel 2002, la sinistra l'avrebbe volentieri candidato leader: capo dei girotondi, trascinatore dell'opposizione, preconizzatore del popolo viola. Fu una stagione ribollente di manifestazioni, di antiberlusconismo e critica della leadership tradizionale (Fassino e Rutelli), iniziata con il famoso intervento in Piazza Navona (2 febbraio 2002): «Con questi dirigenti politici non vinceremo mai» eccetera.
MORETTI- HABEMUS PAPAM
Al culmine di quella parabola, molto prima di Roberto Saviano, Moretti avrebbe potuto essere lui il Papa nero, il leader del rinnovamento della sinistra, proveniente dalla società civile. Freddo, sferzante, carismatico: la regia cinematografica sembrava già appartenere al passato e lui pareva pronto per una nuova parte in commedia. Invece si tirò indietro e scelse di tornare alla cinepresa per girare il Caimano (qua e là profetico, eppure ancora in pieno clima girotondista).
Sarà scoccata da quell'esperienza personale la scintilla narrativa che l'ha portato a scrivere Habemus Papam? «È un film sulla difficoltà di essere all'altezza delle aspettative degli altri», ha spiegato, paziente, ai giornalisti. «Un elogio dell'inadeguatezza». Ripensando alla sua rinuncia, forse non sarà proprio un'opera catartica, per sgravarsi la coscienza. Ma magari per metabolizzare il gran rifiuto, provando a dimostrare che anche il diniego ha una sua dignità, questo sì.
MORETTI- HABEMUS PAPAM
Da bambini giocavamo a «fuoco... fuochino... fuocherello...» quando ci si avvicinava al tesoro nascosto. Ecco, rispetto alla fede cristiana o anche rispetto a una dimensione semplicemente spirituale, il film di Moretti è a bagnomaria, a rischio annegamento. Il motivo per cui nei 104 minuti della pellicola non c'è traccia di ricorso all'aiuto divino per superare dubbi e senso d'inadeguatezza al compito evocato (vedere Uomini di Dio, per capire come una comunità religiosa vive il momento dell'incertezza), è perché Habemus Papam non è un film sul pontefice. Ma su Moretti stesso.
ROMA -MORETTI- HABEMUS PAPAM
Dunque, inutile prendersela troppo per una commedia grottesca e visionaria. «C'è qualcosa che mi appartiene sia nello psicanalista che nel papa di Michel Piccoli», ha ammesso il regista-attore. Il Papa fragile del film si ribella alla chiamata e per affrontare la propria impotenza si rivolge alla psicanalisi di uno psicanalista per giunta ateo. Emblematico è il dialogo prima dell'inizio della terapia con uno dei cardinali (Renato Scarpa) che lo ammonisce: «Ovvio che per noi anima e inconscio non possono coesistere...». Con Moretti che replica: «Ora vedremo».
girotondo 19 morettiNella vita reale, persino papa Ratzinger ha vissuto un momento di ansia dopo la nomina in conclave. L'ha confidato l'estate scorsa a Peter Seewald nel libro-intervista Luce del mondo: «Il fatto di trovarmi all'improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me, come tutti sanno, un vero choc. La responsabilità, infatti, è enorme. Il pensiero della ghigliottina mi è venuto: ecco, ora cade e ti colpisce. Ero sicurissimo che questo incarico non sarebbe stato destinato a me, ma che Dio, dopo tanti anni faticosi, mi avrebbe concesso un po' di pace e di tranquillità... Dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: "Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se Tu mi hai voluto ora devi anche aiutarmi!"».
nanni moretti girotondino LaStampaIn Habemus Papam non c'è nulla che si avvicini a questa profondità. Perché Moretti ha in mente se stesso. E perciò non poteva che realizzare un'opera estranea alla fede.
«Dopo il Caimano, per due anni ho diretto il festival di Torino, mi è piaciuto farlo, ma volevo tornare a fare il regista», ha spiegato esemplificando una scelta di diniego. Ma chissà se è stata davvero la rinuncia a prolungare la direzione di un festival minore il caso più significativo di gran rifiuto. E non invece quello di una possibile carriera politica, caldeggiata dai conclavi della sinistra anti-berlusconiana. Sarebbe bello chiederlo a lui. Se avesse il buon cuore di rispondere...