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CIAO CIAO, CIA! - FUGA DI AGENTI SEGRETI E ANALISTI PER LE AGENZIE PRIVATE DI SICUREZZA, LIEVITATE DOPO L’ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE - SOCIETà (FIGLIE DEL BUSHISMO CON LA PISTOLA) CHE PRIMA ARRUOLANO, A PESO D’ORO, I MIGLIORI CERVELLI DELLA CIA E POI ACCHIAPPANO APPALTI MILIONARI DAL PENTAGONO PER GESTIRE LE QUESTIONI PIÙ ROGNOSE - QUASI IL 30% DEGLI OPERATIVI DELL’INTELLIGENCE USA È COMPOSTO DA “CONTRACTORS” (LEGGI MERCENARI)…

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Francesco Semprini per "la Stampa"

È una vera e propria fuga di cervelli, quella con cui è alle prese la Cia da dieci anni. Dagli attentati dell'11 settembre 2001 le società di intelligence e sicurezza private hanno «rubato» decine di agenti segreti in forze a Langley, con l'obiettivo di conquistare un posto tra i contractor di riferimento della emergente industria di difesa privata.

Stephen Kappes Barack Obama e Leon Panetta

Le defezioni dalla Central Intelligence Agency non hanno riguardato funzionari qualsiasi, ma veterani con incarichi negli alti ranghi dei servizi segreti. Almeno 91 «cervelloni» sono passati dal pubblico al privato negli ultimi dieci anni, secondo un'inchiesta del «Washington Post», e alcuni di questi erano vertici dell'agenzia.

Oltre a tre direttori, la Cia ha perso quattro dei suoi vice, responsabili delle attività operative, tre capi del centro anti-terrorismo, e tutti i cinque capi divisione che erano in servizio al momento degli attacchi dell'11 settembre 2001. Non è una novità a Washington che dagli apparati pubblici vengano reclutati esperti dai privati.

Robert Grenier

Le aziende di difesa vanno a pescare al Pentagono i generali prossimi alla pensione, mentre le società di lobbying arruolano ex membri del Congresso o dell'Amministrazione. Ma quello che sta avvenendo a Langley ha fatto cadere un «codice di discrezione», una forma di consuetudine etica in base alla quale gli ex agenti quasi mai andavano a lavorare per contractor che forniscono servizi di intelligence al governo.

L'ondata di defezioni solleva interrogativi sulle perdite inflitte alla Cia: i funzionari che lasciano hanno conoscenze istituzionali e contatti nel mondo degli affari, che sono propri solo di chi lavora per la più importante agenzia di intelligence americana. Tra i «cervelloni» in fuga ci sono nomi illustri come Stephen Kappes, capo delle spie che operavano a Mosca, l'uomo che ha guidato il negoziato sul disarmo della Libia nel 2003. E c'è Henry Crumpton, uno dei primi agenti in Afghanistan subito dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, e Cofer Black, direttore dell'antiterrorismo in carica l'11 settembre.

IL QUARTIER GENERALE CIA A LANGLEY

L'esodo verso il settore privato, spiega il Washington Post nel suo «Top Secret America Investigation», prende piede dal boom del settore di «private security». Secondo l'indagine, delle 854 mila persone con «licenza da spia», 265 mila sono «contractor». Ciò significa che il 30% del personale in forza alle agenzie di intelligence viene dal settore privato e si occupa delle più diverse attività.

«Dall'11 settembre il profilo demografico dell'agenzia ha subito una modifica sostanziale, diverse persone hanno lasciato e sono arrivati tanti giovani», dice Robert Grenier, in forze per 27 anni alla Cia e ora presidente di Erg Partners, boutique di investimenti specializzata nel settore intelligence. Per le società private alla conquista di appalti governativi, avere alti ranghi della Cia tra le proprie file è un fattore vincente. Per questo sono disposte a pagare compensi d'oro. Sebbene l'agenzia sia generosa con i propri veterani - i loro stipendi arrivano sino a 180 mila dollari l'anno -, i «contractor» sono disposti a staccare assegni molto più corposi.

BIDEN E LEON PANETTA

I picchi dell'esodo si sono registrati tra il 2002 e il 2007, in coincidenza con il boom del settore privato. L'Agenzia si era trovata impreparata in occasione dell'11 settembre a causa delle tante revisioni cui era stata sottoposta: tra il 1990 e il 1996 il Congresso aveva tagliato il suo budget, che è poi rimasto invariato sino al 2000. La guerra scatenata da Al Qaeda ha generato la richiesta di nuovi esperti e di personale aggiuntivo da impiegare nelle aree strategiche.

La Cia da sola non poteva far fronte a questa domanda, e per questo si è rivolta al settore privato. Leon Panetta ha cercato di frenare l'esodo dei «cervelloni», ma nonostante le politiche di incentivi, tre dei suoi maggiori esperti sono partiti, per un totale di 75 anni di «know-how» in fuga.

 


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