Francesca Paci per "la Stampa"
mubarakPiazza soddisfatta I giovani revocano il previsto sit-in in Tahrir Square: «Devono pagare per i martiri della rivoluzione» Tesoro in ballo Interrogata la moglie Suzanne. I giudici vogliono risalire ai 50 miliardi che sarebbero spariti all'estero
Manifestazione anti Mubarak sulla piazza Tahrir al Cairo: bandiere e slogan accanto a una caricatura dell'ex presidente
A venti giorni dal suo 83esimo compleanno l'Egitto presenta a Mubarak il conto di trent'anni di potere assoluto: l'ex presidente è ricoverato in «condizioni stabili» all'ospedale internazionale di Sharm el Sheik mentre i due figli Gamal e Alaa sono rinchiusi da ieri mattina nel carcere di Tora con l'accusa di corruzione e violenza.
Anche il Faraone doveva rispondere dei medesimi capi d'imputazione ed era stato posto in custodia cautelare per due settimane, ma pare che lunedì sera, durante il primo interrogatorio nella città di elTor, nel sud del Sinai, abbia avuto un infarto e che nel giro di poche ore ne sia sopraggiunto un secondo.
L'Egitto trattiene il respiro come solo forse nell'attesa delle dimissioni del raiss, annunciate più volte a vuoto prima d'essere ufficializzate l'11 febbraio. Molte cose sono cambiate da allora, a cominciare dalla fiducia dei ragazzi di piazza Tahrir nei militari, inizialmente applauditi come paladini dei dimostranti e poi via via sempre più sospettati di doppiogiochismo.
«Il processo è un buon segno ma siamo ancora a metà del guado, il popolo non vuole essere accompagnato alle elezioni dal generale Tantawi, che fino a gennaio era il fedele collaboratore dell'ex presidente», commenta il ventisettenne Said Habib, uno dei militanti irriducibili che lo scorso fine settimana erano accampati in piazza Tahrir quando le forze dell'ordine hanno aperto il fuoco uccidendo un manifestante e ferendone una settantina. Ora la coalizione dei giovani della rivoluzione si dice soddisfatta del procedimento contro la famiglia Mubarak e annuncia d'aver sospeso il sit-in indetto per venerdì, ma la guardia resta alta e i tank presidiano il centro del Cairo.
MANIFESTAZIONE ANTI MUBARAK PIAZZA TAHIRQualcosa si muove. Anche la ex first lady Suzanne è stata ascoltata dai giudici, deve rispondere della gestione dei fondi della biblioteca di Alessandria. Che sia sete di giustizia o di fisiologica vendetta giacobina, il Paese vuole indietro i circa 50 miliardi di euro dello stimato patrimoni Mubarak e le madri dei «martiri» di piazza Tahrir si aspettano una punizione «esemplare» al limite della pena di morte.
«Quanto sta accadendo è la prova del potere popolare emerso dalla rivoluzione: se pure i militari non volevano portare in tribunale il raiss e sono stati tentati dalla repressione, alla fine non hanno avuto scelta», osserva Fawaz A. Gerges, esperto di politica mediorientale contemporanea alla London School of Economics.
Era l'impunità dei Mubarak l'ostacolo sulla via della democrazia egiziana? Ne sembrano convinti i Fratelli Musulmani che attraverso uno dei portavoce, Galal Taggeddine, lodano la decisione «audace e coraggiosa» dell'esercito e della procura. Peccato che i compagni di rivoluzione meno ispirati dal Corano dubitino anche di loro da quando, dimentichi della leggendaria piazza Tahrir senza etichette religiose, hanno vinto il referendum sulle riforme istituzionali propagandando il sì come desiderio di Allah.
egitto pp«Ora che Mubarak sta morendo non c'è neppure più il capro espiatorio, chissà dove saremo tra sei mesi», si chiede il giornalista Khalil Zaki. La domanda tormenta da settimane gli analisti che interrogano la sfinge egiziana per capire l'esito del terremoto mediorientale.
Ci sono i mercati in agitazione, considerando che le banche americane, europee, giapponesi e britanniche sono esposte verso le grandi economie dell'area per circa 330 miliardi di dollari. E c'è il riposizionamento dell'Egitto che ha intenzione di rivedere tutti i contratti per la fornitura di gas, a partire da quelli con Israele e la Giordania.
EGITTOLa partita si gioca adesso in tre luoghi chiave: l'ospedale internazionale di Sharm davanti al quale stazionano da ieri alcune decine di manifestanti, il carcere di Tora che oltre ai due rampolli Mubarak ospita altri pezzi grossi del regime come anche l'ex capo di gabinetto presidenziale Zakarya Azmi e l'ex premier Ahmed Nazif, la procura del Cairo che ha appena sottoposto a custodia cautelare per quindici giorni anche l'ex presidente dell'assemblea del popolo Fathi Sourur, accusato di guadagni illeciti.
In ballo, sostiene il professor Gerges, c'è la primavera araba: «C'è una grande fluidità, ma se il processo contro i Mubarak va avanti il segnale per gli altri dittatori regionali sarà chiarissimo: non esiste alcuna possibilità di riciclarsi».