Ugo Magri per "la Stampa"
IGNAZIO LARUSSAQuanti poveri agnelli verranno divorati nelle cene pasquali del Pdl... Per non sbranarsi tra loro, i gerarchi berlusconiani moltiplicano le serate conviviali. Tre «grandi abbuffate» nell'arco di ventiquattr'ore: a occhio 300 coperti allestiti tra l'Hotel Majestic, dove si scambieranno stasera gli auguri i simpatizzanti di Scajola, la trattoria l'Angoletto di Piazza Rondanini (se non cambia per depistare i cronisti, è lì che il ministro Matteoli convoglierà verso le 21 i suoi fan), un ristorante dietro Via del Corso nell'appuntamento più atteso, ministri e capigruppo tutti insieme domani sera per stipulare una tregua quantomeno di facciata tra le diverse anime berlusconiane.
E non è escluso che pure Silvio si presenti, all'ora del dessert. Ma pure se non venisse, pazienza: da Berlusconi ormai nessuno si attende contributi alle dinamiche interne, nel Pdl questo tutti l'hanno capito, per cui sono rassegnati a sbrigarsela da sé.
Denis VerdiniDunque: la cena del ritrovato amore. L'hanno promossa Cicchitto e Gasparri, capigruppo alla Camera al Senato. Avendo diramato loro gli inviti, si considera ovvio che alla fine divideranno il conto, un migliaio di euro a testa. Posto a tavola per i loro due vicari (Quagliariello, Corsaro), per i tre coordinatori nazionali (Verdini, Bondi, La Russa), per tutti i ministri che gradiranno unirsi alla comitiva. Sacconi forse ci sarà, con l'avvertenza «sono a dieta».
TREMONTIiTremonti è stato invitato, mica come l'altra cena di ministri la settimana scorsa dove nulla gli dissero, e anzi parlarono parecchio male di lui in previsione della prossima manovra economica lacrime e sangue. «Non potrò venire, sarò in America per il Fondo monetario», s'è giustificato in anticipo il ministro dell'Economia, «però fate pure sapere che mi avreste voluto tra voi».
Scajola- Corriere della SeraGià, perché così stavolta non si ripeteranno equivoci con lui, e nemmeno con Scajola, l'altro bersaglio della cena ministeriale di cinque giorni fa: pure l'ex ministro è caldamente pregato di non mancare in ossequio alla filosofia molto pragmatica del «volèmose bene». Evitiamo per favore di spargere sangue adesso; ai pugnali si farà ricorso dopo le amministrative, specie se le elezioni dovessero andare male, ma fino a quel giorno bisogna restare tutti uniti...
matteoli, berlusconiEcco dunque i due tradizionali «nemici», Tremonti e Scajola, confabulare in una pausa della battaglia sul processo breve alla Camera, 22 minuti esatti al cronometro di «Dagospia». Per dirsi cosa? A intuito, che qualcuno nel partito vorrebbe sbarazzarsi di entrambi, ma loro non sono nati ieri, hanno mangiato la foglia. Nessuno schema regge più, chi oggi si combatte magari tra non molto potrebbe trovarsi fianco a fianco. O viceversa. Per esempio, non è detto che i destini degli ex-An continuino a correre lungo lo stesso binario.
GIANNI ALEMANNOMatteoli che organizza una tavolata dei suoi è interpretato da chi se ne intende come un atto di indipendenza, della serie: «Basta farmi rappresentare in tutto e per tutto da La Russa, d'ora in avanti ciascuno per sé e Berlusconi per tutti». Il Pdl come i Balcani, come gli Stati tribali: perfino i reduci della destra separano le proprie sorti.
E chi volesse guardare in prospettiva, vedrebbe traballare dentro il partito il potere di La Russa, tradito dalla sua grinta che al vice-ministro Miccichè sembra «fascista nel senso peggiore» (se ne dicono di tutti i colori), ma che sempre meno convince Alemanno, Augello, e quanti ex-An vorrebbero svegliare il partito: ai loro occhi La Russa fa da tappo. Se salta lui se ne vanno gli altri triumviri, e allora sì che avrebbe senso parlare di congressi, di iscritti, di democrazia interna.
A tavola si accomodano, ma in un altro senso, pure i Responsabili. Pare confermato che le dieci poltrone di governo ancora da assegnare saranno tutte per loro e per quanti, si sono distinti nel «salto del fosso», nobile sport. Domani, nuova riunione da Verdini per definire gli ultimi dettagli dell«'infornata».