Alain Elkann per "la Stampa"
UN AMMIRATORE DI DAGOSPIA ROBERTO FAENZAIn questi giorni è visibile nelle sale cinematografiche il suo docufilm Silvio Forever , di cui il protagonista è il presidente del Consiglio Berlusconi, con sceneggiatura scritta da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo:
Roberto Faenza, se non sbaglio, non è la prima volta che lei fa un'operazione di questo genere.
«In effetti ho già vissuto un'esperienza simile nel girare nel 1978 il film Forza Italia! ».
Il titolo ha qualche attinenza con il partito fondato da Silvio Berlusconi?
«Quando la pellicola, per quasi due decenni la più censurata del cinema italiano, due o tre anni fa è stata rimessa in distribuzione in dvd, è andata incontro ad altri problemi: alcuni esponenti del partito di Forza Italia sono venuti da me per chiedermi di cambiare il titolo. Ed io ho risposto: "Il nome cambiatelo voi, dal momento che il film l'ho girato quattordici anni prima della nascita del vostro partito!».
Forse hanno seguito il suo consiglio, visto che poi è nato il Pdl...
«Probabilmente lo hanno fatto solo per non pagarmi i diritti di copyright».
A parte gli scherzi: perché quel film da lei scritto con Antonio Padellaro e Carlo Rossella fu censurato?
«Aldo Moro era uno dei protagonisti di un lungometraggio che faceva satira nei confronti del potere prevalentemente democristiano di allora, ma anche di altri partiti. La pellicola uscì sessanta giorni prima del sequestro Moro e fu un enorme successo di pubblico, più di cinquecentomila spettatori in poco tempo. Fu tolta dalla circolazione il giorno del suo sequestro».
Ma lo statista democristiano l'aveva vista?
«Sì, e aveva chiesto a Eugenio Scalfari, allora direttore de la Repubblica , se non fosse il caso di modificare alcune frasi adoperate dal giornale tratte dalla critica di Tullio Kezich, troppo favorevole al film. Ovviamente Scalfari non cambiò nulla. Le ultime righe del memoriale scritto di proprio pugno da Moro, trovato in via Monte Nevoso a Milano due anni dopo l'assassinio, suggerivano di vedere Forza Italia! per rendersi conto della spregiudicatezza dei politici italiani».
Ma lo erano più di adesso?
«Secondo me non sono mai cambiati dai tempi de I vicerè e del Gattopardo ».
In che modo nel film Silvio Forever Rizzo e Stella descrivono Berlusconi e il potere?
«Non in maniera blanda, ma forse meno conformista del solito. È banale fare un film contro Berlusconi, e infatti ne sono stati girati diversi. E' molto più difficile girare una pellicola in cui mettere a nudo Berlusconi senza dover manipolare quanto dice».
A molti spettatori il Berlusconi del vostro film è apparso simpatico, malgrado alcuni difetti che ormai tutti conoscono.
«Il presidente del Consiglio è simpatico come lo sanno essere soltanto i grandi showman».
Che vi risulti ha visto il film?
«Non lo so con certezza, ma molti suoi supporters sì, di sicuro».
E cosa hanno detto?
«Che siamo stati coraggiosi a non presentare un'immagine di Berlusconi già vista mille volte. Il quotidiano Il Foglio ha addirittura proposto allo stesso Berlusconi di comprarlo: cosa che spero faccia in fretta e per davvero, visto che l'ho interamente finanziato di tasca mia».
Per quale motivo lo avete girato?
«Per documentare la cronaca anche ironica di un ventennio del nostro Paese che sicuramente resterà nella memoria di tutti. Così come è accaduto al film Forza Italia! , di cui si parla nelle facoltà di italianistica di alcune prestigiose università statunitensi come Princeton e Columbia».
Che differenza c'è tra l'Italia ai tempi di Moro e quella di Berlusconi?
«Oggi ci troviamo di fronte ad un leader che è idolatrato da una buona parte del Paese, mentre i democristiani di allora non sono mai stati amati dagli italiani, anche se venivano votati "turandosi il naso", come aveva scritto Indro Montanelli».
È vero che lei, notoriamente di sinistra, non così critico nei confronti di Berlusconi?
«Gran parte della gauche italiana pensa a Berlusconi come al mago Cipolla del racconto di Thomas Mann. Un mago che ipnotizza la gente, così quando la gente si risveglia scopre di avere di fronte un mostro. Io non lo vedo come un mostro, ma come il rappresentante più fedele di una parte del Paese. E il nostro film ha il pregio di cercare di spiegare l'uomo senza per questo criminalizzarlo».
Ma la sinistra ha criticato il suo film?
«Una parte di quella più estrema sì. Il quotidiano Liberazione , che lo ha attaccato in maniera molto feroce ritenendolo troppo buonista, è stato smentito da Il Manifesto e l'Unità che invece hanno replicato con due recensioni entusiastiche».
Si può quindi dire che il suo film stia facendo discutere?
«Penso che la cosa più importante per un'opera sia proprio dare la stura alle polemiche e far discutere, non creare consenso».
La pellicola è già stata distribuita all'estero?
«No, per ora non abbiamo molte richieste di acquisto da parte di Stati Uniti, Francia, Spagna e Germania».
Ma perché vuole che lo comperi Berlusconi e non altri produttori?
«Perché lui è un uomo molto generoso».