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MA QUANTI MADOFF CE STANNO AI PARIOLI? - LA PROCURA APRE UN ALTRO FASCICOLO - QUESTA VOLTA SULLA ‘ORCONSULT’ DI CESARE FUSCO, CHE GESTIVA RISPARMI ALTRUI ATTRAVERSO IL \"PASSAPAROLA\" - PER CHI CI HA RIMESSO I SOLDI, IL BUCO TOTALE POTREBBE ESSERE DI 10 MLN DI € - SUL FRONTE EGP-PARIOLI UNA PISTA AUSTRIACA CONFERMA LEGAMI DI LANDE CON LA MALA - CATERINA GUZZANTI, TRUFFATA LIGHT (24 MILA €), \"TRAUMATIZZATA\" - \"CUCINATO\" ANCHE LO CHEF HEINZ BECK…

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1 - DAL CALCETTO ALLA FINANZA, POI IL CRAC - LA PROCURA APRE UN ALTRO FASCICOLO...
Valentina Errante e Massimo Martinelli per "Il Messaggero"

Gianfranco Lande

La conferma è stata un po' tormentata, perché dopo lo scandalo che ha travolto la Egp di Lande, su questo secondo Madoff dei Parioli, in procura, preferivano muoversi con discrezione. Però alla fine è arrivata: a piazzale Clodio c'è un fascicolo di indagine che riguarda Cesare Fusco, broker e titolare della Orconsult Capital Management Italia spa, una società finita nel mirino di Bankitalia e della Consob per una serie di irregolarità che riguardavano la raccolta del risparmio. Adesso se ne occupa il pool di magistrati esperti in reati finanziari diretto dal procuratore aggiunto Nello Rossi.

E insieme a quella di Fusco, che ieri è stato introvabile, con qualche probabilità, i magistrati prenderanno in esame anche la posizione degli altri soci della Orconsult che, nell'aprile 2007, erano già stati sanzionati dalla Consob. Uno di loro, l'avvocato Aldo Sabelli, ha negato ieri l'esistenza di qualsiasi inchiesta giudiziaria sulla Orconsult, spiegando che anche le osservazioni della Consob avevano riguardato solo piccoli difetti organizzativi della società e, segnatamente, un ritardo nelle comunicazioni alla clientela circa l'andamento dei titoli.

MARIO DRAGHI

Eppure, raccogliendo qualche testimonianza tra coloro che avevano affidato i loro risparmi a Cesare Fusco, l'impressione che se ne ricava è diversa. La platea è certamente più ristretta rispetto a quella di Gianfranco Lande, raccontata dalle cronache di questi giorni: si parla di alcune decine di persone, soprattutto ex soci del circolo sportivo Tennis Club Parioli e parenti più o meno lontani. Il crack risalirebbe a qualche mese fa; e per chi ci ha rimesso i soldi, il buco totale potrebbe essere di circa dieci milioni.

Finora nessuno degli investitori che si erano fidati di Cesare Fusco ha presentato una denuncia in Procura, anche se i pubblici ministeri si sono mossi dopo la segnalazione degli organi di vigilanza sull'attività di intermediazione mobiliare. La descrizione del metodo-Fusco, dunque, è affidata al racconto di chi, per ora, ci ha perduto qualche centinaia di migliaia di euro e spera ancora di recuperarli.

E' la storia di un operatore di borsa che probablmente non aveva i requisiti previsti dalla legge per la raccolta e la gestione del risparmio altrui, ma che avendo dimostrato capacità e lungimiranza, si era guadagnato la fiducia di amici e conoscenti, soprattuto al circolo Parioli.

Il passaparola aveva fatto il resto, consentendo a Cesare Fusco di cambiare pelle: da compagno di squadra al calcetto "sociale" a broker affidabile, fino a socio di riferimento della Orconsult Management. Gli interessi standard che riconosceva erano del sei per cento, di molto superiori a quelli proposti da qualsiasi promotore finanzario ufficiale. E gli affari, per un certo periodo, sono andati bene.

han 40 giuseppe vegas

Fino a quando la Consob e Bankitalia non si sono accorte di lui e della sua società. Nell'aprile del 2007 è arrivata la prima stangata della Commissione di controllo sulle operazioni di borsa per violazione dell'articolo 21 del decreto legislativo 58 del '98, che fissa i corretti comportamenti degli operatori di borsa. Più nel dettaglio, la Consob aveva sanzionato Fusco e soci per inadempienza alla dispozione di "disporre di risorse e procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l'efficiente svolgimento dei servizi".

Fioccarono sanzioni salate per tutti i soci: 18.600 euro per Sabelli e Fusco; oltre diecimila per Georges Philippe; oltre quindicimila per Flavio Pizzini; undicimila e rotti per Paola Scillamà, mentre Giorgio Giovannoni se la cavò con 2.800 euro. «Il tutto - chiariva il provvedimento - con ingiunzione cumulativa ex art. 195, co. 9, d.lgs. 58/1998, rivolta alla Orconsult, per il pagamento della complessiva somma di euro 106.100,00». Fusco e soci provarono ad opporsi, incardinando un processo in corte d'Appello a Roma.

Che però, nell'aprile 2008 gli diede nuovamente torto, confermando le sanzioni. Poi è arrivata la decisione di commissariare la società e, più tardi, la segnalazione in procura. In ogni caso, le prospettive di recupero dei risparmi per chi si è fidato di Fusco sono maggiori rispetto a quelle delle vittime di Lande. Perché il commissario liquidatore che sta gestendo Orconsult avrebbe verificato una certa disponibilità di beni mobili e immobili. E il controvalore potrebbe essere sufficiente a risarcire in tutto o in parte tutti i creditori.

LAMBERTO CARDIA


2 - CASO EGP, UNA PISTA AUSTRIACA CONFERMA LEGAMI CON LA MALA...
Valentina Errante per "Il Messaggero"

C'è una pista che porta in Austria, quella di una società alla quale Gianfranco Lande versava, senza apparente motivo, 600 mila euro all'anno. E poi ci sono i beni della "gang" sfuggiti ai sequestri, come un conto al Crèdite agricole di Ginevra e uno in Messico. E ancora una casa a Parigi, a Pereire, e una a Sharm El Sheik al Coral bay.

Perché il patrimonio degli indagati, congelato con il decreto del gip Simonetta D'Alessando, è solo una piccola parte delle fortune dei broker finiti in manette. E questo gli inquirenti lo sanno. Il procuratore aggiunto Nello Rossi e i pm Luca Tescaroli hanno già avviato rogatorie per sequestrare i beni Oltralpe, come la casa a Londra che Lande, nel corso dell'interrogatorio, ha dichiarato di possedere nel quartiere Mayfair.

Ma adesso, insieme agli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza, guidati dal generale Leandro Cuzzocrea, seguono la pista dei soldi e lavorano per individuare possibili prestanome. C'è un arcipelago di società all'estero da monitorare. E c'è soprattutto una società austriaca alla quale, ogni anno, la Egp versava centinaia di migliaia di euro. Passaggi di denaro apparentemente immotivati sui quali la Finanza cerca di fare chiarezza. Per stabilire chi incassasse i soldi o se quei versamenti servissero proprio farli sparire. Perché quella società appare proprio come una scatola vuota.

LA GUZZANTINA CATERINA

E mentre il Tribunale del Riesame ha respinto l'istanza presentata dall'avvocato Riccardo Olivo, confermando il carcere per Roberto Torreggiani, dalle liste dei clienti emergono altri nomi "noti". Come quello di Anna Blefari Melazzi, ex ambasciatrice in Polonia e cugina di Diana, la br morta suicida in carcere un anno e mezzo fa. Un investimento di oltre un milione di euro. Poi Arturo Bianco, il fratello dell'ex ministro e sindaco di Catania Enzo, che con Lande aveva investito 87.169 euro. E ancora, la documentarista Chantal Personè, i calciatori Stefano Di Fiordo e Carlo Taldo, l'ex calciatore Andrea Pazzagli.

Intanto la procura ha diffuso un comunicato stampa, precisando che nessuna delle vittime della "stangata" messa a segno da Gianfranco Lande, Roberto Torreggiani, Raffaella e Andrea Raspi e Gianpiero Castellacci de Villanova è accusato di riciclaggio o evasione fiscale. «È doveroso chiarire - si legge in una nota - a prescindere da ogni necessaria verifica sulla genuinità e veridicità delle liste di clienti pubblicate su alcuni quotiani, che la presenza di un nominativo in tali liste non autorizza in alcun modo a ipotizzare la commissione o il coinvolgimento in reati fiscali o di riciclaggio».

SABINA GUZZANTI

Ad essere diffusa perché depositata dalla procura in occasione del ricorso degli indagati al Riesame, è la lista dei 730 clienti di Lande che hanno aderito allo scudo fiscale. Ma in mano agli inquirenti c'è un altro elenco: 500 persone che non avevano "scudato" gli investimenti.

Intanto Gustavo delli Paoli Carini, che ieri sul Messaggero ha raccontato come Lande gestisse il denaro e gli interessi dei clienti, precisa di non avere mai lavorato per il Madoff dei Parioli, ma di essere stato soltanto un consulente esterno.


3 - CATERINA GUZZANTI: «MI FIDAVO DI LUI LO VEDEVO A CASA FIN DA BAMBINA»...
Alessandro Capponi per il "Corriere della Sera"

Caterina Guzzanti si è fidata così tanto di Torregiani e soci che un anno e mezzo fa voleva affidare loro «altri soldi. Sicuramente di più dei 24 mila che avevo consegnato all'inizio. Quelli erano i risparmi messi da parte con i primissimi lavori. L'ultima volta invece avrei dato loro un'altra cifra. Ma quando sono andata me l'hanno sconsigliato. Insomma, non li hanno voluti».

Scusi Caterina, ripeta: lei ha offerto soldi e loro hanno rifiutato?
«Sì. Io conosco Torregiani fin da bambina: veniva in casa, mi ricordo che fumava il sigaro e tutta la stanza si riempiva di quell'odore» .

Paolo Guzzanti

Ma come mai Torregiani veniva a casa sua?
«Si occupava dei risparmi della mamma. La quale, adesso, a settant'anni, ha perso tutto. Senza pensare ai soldi di mio padre Paolo (deputato nel gruppo dei Responsabili, ndr), che poi erano dei nonni, e quelli di mia sorella Sabina (attrice e regista, ndr). E il fatto che la truffa sia stata compiuta da una persona di fiducia, di casa, fa ancora più male. Insomma, questa storia mi toglie il sonno» .

Caterina Guzzanti ha trentaquattro anni, è un'attrice: negli anni, con dedizione e talento, s'è scrollata di dosso i paragoni. E si è affermata facendo radio e teatro, lavorando in tv in trasmissioni spiritose e intelligenti. Adesso è al cinema con «Boris» , un film comico. Com'è comprensibile, lei oggi non ha voglia di fare battute. La voce morbida e bassa: addolorata, sfiduciata, «traumatizzata» .

Caterina, soldi persi a parte, cosa le ha dato più fastidio?
«Il fatto di venire raccontati come avidi. Ho letto di interessi al 20 per cento, ma i miei erano del 4, forse del 5. Poi si parla di cifre virtuali, mai viste: io non ho mai investito 88 mila euro. Anzi, di quelli che ho sborsato la metà me l'ha prestata mamma...».

In ogni caso, con ventiquattromila euro più interessi cosa voleva fare?
«Pensavo di dare l'anticipo per comprare casa. Io e mia mamma ci abbiamo anche scherzato: pensa se Lande scappa coi soldi... Ma la cosa strana è che non è scappato, diceva che il momentaccio dipendeva dalla crisi. E io ci credevo pure».

Ma perché quasi tutta la sua famiglia s'è fidata di Torregiani?
«Perché con mia mamma si era sempre comportato onestamente, almeno fino a quando ha lavorato da solo. Poi quando ha preso quei soci, quelle brave persone di Lande e gli altri, per i vecchi clienti sembrava non fosse cambiato nulla. E invece poi il cugino di mio padre, Sandro Balducci, ha chiesto di riavere i soldi indietro, e lì s'è capito cosa ci aspettava. E ci è preso un colpo, ecco sì, un colpo».

E pensare che lei voleva affidare a quella società anche altri soldi...
«Che fessa eh?» .
Ma non la dice come una battuta, sorride appena.

Heinz Becks


4- LO CHEF HEINZ BECK: «IO NELLA LISTA? IMPOSSIBILE, NON HO PERSO UN EURO»...
Dal "Corriere della Sera"

«Lo ripeto da una settimana, e non ne posso più: non ho investito non quella gente, e non ho perso neanche un euro» . Lo chef Heinz Beck ha 47 anni, da 16 è in Italia. Lavora al ristorante «La Pergola».

Beck, sembra che lei abbia investito seicentomila euro, con scudo fiscale.
«Ma non è così, giuro, e non so più cosa fare. Ogni giorno c'è un nuovo dettaglio, adesso anche la cifra. Ma cosa devo fare, affermare il falso e ammettere di aver investito soldi? Di averli persi? Non so cosa pensare. Sembra una situazione kafkiana. Ma io non sono andato dall'avvocato, né dal magistrato. Avessi perso denaro, l'avrei fatto».

Sua moglie ha fatto lo scudo fiscale?
«Anche mia moglie? Lo dico l'ultima volta: non è vero. E se lo fosse: come vittima di una truffa non dovrei essere tutelato?» .

 


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