1 - GHEDDAFI MANDA MESSAGGIO A OBAMA...
(TMNews) - il leader libico Mouammar Gheddafi ha invitato un messaggio al presidente americano Brack Obama. "Il fratello leader della rivoluzione (Gheddafi) ha inviato un messaggio al presidente americano Barack obama a seguito del ritiro degli Stati Uniti dalla coalizione aggressiva e colonialista impegnata in una crociata contro la Libia" ha detto l'agenzia ufficiale libica Jana senza rivelare i contenuti del messaggio.
Lunedì l'esercito americano ha ritirato dal teatro libico gli aerei che aveva impegnato nella campagna internazionale decisa dopo la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti stanno ancora valutando il riconscimento del Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) e hanno inviato un emissario a Bengasi, Chris Stevens.
libia2 - TROVATE FOTO SU TORTURE A OPPOSITORI REGIME GHEDDAFI. E TESTIMONE AD AL JAZEERA: ABUSI ED ESECUZIONI IN CARCERE SIRTE...
(TMNews) - Alcune fotografie sulle torture perpetrate dagli uomini Muammar Gheddafi contro gli oppositori al regime sono state ritrovate da un gruppo di giornalisti al secondo piano di una stazione di polizia di Zawiya, distrutta durante gli scontri a fuoco di questi giorni in Libia. Le foto mostrano alcune persone con segni evidenti di torture, denudate, picchiate e con espressioni di terrore. Una di queste immagini, si legge sul New York Times, ritrae un cadavere martoriato, mentre altre mostrano oggetti e armi bianche utilizzate per compiere gli abusi.
L'emittente panaraba al Jazeera, da parte sua, riporta la testimonianza di un ex prigioniero libico, secondo il quale numerosi soldati antigovernativi sarebbero stati torturati e giustiziati in una prigione segreta sotterranea di Sirte, gestita dagli uomini di Gheddafi.
Guerra in Libiae3 - NATO RESPINGE CRITICHE RIBELLI SU LENTEZZA ATTACCHI AEREI...
(LaPresse/AP) - La Nato ha respinto le critiche dei ribelli libici riguardo al ritmo degli attacchi aerei dell'alleanza in Libia, dicendo che il numero delle spedizioni aumenta ogni giorno. Una portavoce dell'alleanza atlantica, Carmen Romero, ha spiegato che la Nato intende portare avanti circa 200 sortite soltanto oggi, più delle 186 di ieri e delle 137 di lunedì. Il capo militare dei ribelli, Abdel-Fattah Younis, aveva detto ieri che la Nato non ha fatto nulla per supportare le forze dei dissidenti.
Younis ha incolpato le procedure burocratiche dell'alleanza per un ritardo di otto ore da quando i ribelli hanno passato informazioni sugli obiettivi del regime a quando sono iniziati gli attacchi. Romero ha difeso le decisioni della Nato dicendo che la priorità dell'alleanza è quella di preservare i civili e di "portare avanti tutte le operazioni in maniera estremamente vigile".
Guerra in Libiac4 - TV; A INSORTI BREGA ARRIVATE NUOVE ARMI...
(ANSA) - Il corrispondente di Al Jazira a Brega ha confermato l'arrivo agli insorti di "nuove armi, mai usate". Secondo l'inviato, si tratterebbe di mortai o comunque di artiglieria pesante.
5 - NATO; CIVILI COME SCUDI, PIU' DIFFICILI RAID...
(ANSA) - La conduzione di raid aerei mirati contro gli obiettivi militari di Gheddafi "é diventata più difficile" a causa dell'utilizzo di civili come scudi umani, in particolare nella città di Misurata. Lo afferma la Nato, replicando alla critiche dei ribelli che l'accusano di agire troppo lentamente e di lasciar morire la popolazione di Misurata, sotto assedio.
6 - LIBIA LA VIA DIPLOMATICA - IL REGIME: TRATTIAMO MA GHEDDAFI RESTA...
Marco Zatterin per "la Stampa"
Gheddafi tratta ma non vuole andarsene, la sua artiglieria fa strage di civili a Misurata - il bilancio è di due morti e 26 feriti - la Nato continua a bombardare le truppe del raìs e annuncia di aver distrutto il 30% delle loro capacità militari. La guerra in Libia prosegue senza sbocchi apparenti, se non per il filo sottile con cui si sta tentando di tessere un negoziato con Tripoli.
Le offerte di dialogo sono contraddette dalla violenza degli scontri: a Zawija i lealisti hanno abbattuto addirittura una moschea usata come ospedale. I ribelli non si fidano e rispondono all'attacco senza fine ai pozzi vendendo il primo carico di petrolio da un milione di barili. Contestano anche i raid e la risposta dell'Alleanza Atlantica: «È lenta accusa il generale Abdel Fattah Younes, ex ministro del regime, oggi capo di stato maggiore degli insorti - Se aspetta ancora non resterà più nulla. È diventata il nostro problema».
Guerra in LibiaLa mediazione è difficile. «La risoluzione dell'Onu dice che Gheddafi deve lasciare il potere al più presto e questa è la nostra posizione», fa sapere l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton. Non si parla se non su queste condizioni, è il messaggio di Bruxelles, lo stesso che l'emissario di Gheddafi, il neo ministro degli Esteri Abdelati Obeidi, ha incassato nelle prime tappe del suo viaggio negoziale, Atene e Malta.
Ad Ankara i toni sono stati appena più morbidi. La linea libica è che il colonnello deve restare per garantire l'integrità territoriale e l'unità del Paese. «Possiamo parlare di tutto - ha detto -. Ma il capo è la valvola di sicurezza nazionale e per l'unità di popolazione e tribù».
Guerra in LibiaNon è una via accettabile per gli alleati uniti sotto la bandiera della Nato. Non lo è soprattutto senza un cessate il fuoco. Ieri i combattimenti sono stati violenti, i ribelli sono arretrati di circa 20-30 chilometri a Brega, verso Ajdabiya, dopo l'intenso fuoco di artiglieria e mortai scatenato sul terminal petrolifero: è la battaglia dell'oro nero.
I testimoni riferiscono che le forze di Gheddafi hanno ricevuto rifornimenti perché sono state molto più aggressive. Secondo fonti della Nato, l'esercito di Gheddafi avrebbe cambiato tattica: i carri armati sono nascosti nelle città, mentre i soldati si muovono verso il fronte a bordo di mezzi leggeri, per rendere più difficili i raid aerei.
libiaIl Patto Atlantico tiene con precisione la sua contabilità. Dalle otto del mattino del 31 marzo ci sono state 851 missioni (150 lunedì) e 334 attacchi (58). «La situazione è dinamica e fluida», ha ammesso il brigadiere generale Mark Van Uhm, capo operazioni del comando Shape.
L'alleanza sa che il nemico resiste - «d'ora in poi, gli attacchi saranno più selettivi, perché ora gli obiettivi sono quelli nascosti» - e l'azione non si ferma, pure se gli americani sono partiti. Alla mezzanotte di lunedì gli Usa sa hanno ritirato, come preannunciato dal presidente Obama, tutti gli aerei dalle operazioni in Libia, dopo avere accettato di prorogare il proprio impegno di 48 ore, su richiesta della Nato.
Gheddafi non molla, e questo non sorprende. Si vocifera di un suo piano per una tregua mandato all'Onu. Il consiglio dei ribelli ha già fatto sapere che non se ne parla, «si negozia solo quando il colonnello e i suoi figli se ne saranno andati». E ieri ha concluso il primo affare della sua storia. Una petroliera da un milione di barili ha attraccato al terminal di Marsa el-Hariga, nei pressi di Tobruk.
libia ggDovrebbe prendere successivamente la rotta del Qatar, uno degli stati che hanno riconosciuto gli insorti. Un carico da 100 milioni di dollari, secondo gli analisti della City. La Commissione europea ha confermato che la vendita non viola la risoluzione Onu contro la Libia. È un segnale per gli altri trasportatori, un altro punto da cui ricominciare.
7- ANP, ARMI A GHEDDAFI, ESPONENTE FATAH SOTTO INCHIESTA...
(ANSA) - Il Comitato Centrale del Fatah ha aperto un'inchiesta nei confronti dell' ex capo della sicurezza palestinese Mohammed Dahlan, accusato da un quotidiano algerino di aver inviato armi israeliane alle forze rimaste leali al dittatore libico Muammar Gheddafi. Ne ha dato notizia oggi il quotidiano Jerusalem Post, che cita un portavoce del Fatah, stando al quale le accuse nei confronti di Dahlan, se provate, "contraddicono i principi del Fatah e gli interessi del popolo palestinese che non vuole interferire negli affari interni di un paese arabo".
Dahlan era già stato sospeso dal Comitato Centrale del Fatah per non meglio precisati "abusi politici e organizzativi". Dahlan in effetti era stato recentemente accusato di aver attivamente operato contro l' autorità del presidente palestinese e leader del Fatah Abu Mazen (Mahmud Abbas) e di aver pure progettato un colpo di stato. Accuse che Dahlan ha negato. L'esponente delle forze ribelli in Libia, Omar Al-Khadrawi, citato dal quotidiano algerino, ha affermato che le armi spedite da Dahlan e dal suo socio Khaled Salam sono state poi usate dalle forze di Gheddafi per bombardare la città di Misrata. Dahlan ha respinto le accuse nei suoi confronti, affermando che si tratta solo di "menzogne".