Marco Molendini per "il Messaggero"
il-senso-della-vita-bonolisUn anno così la tv non lo dimenticherà facilmente. E non è detto che i prossimi vadano meglio. Anzi, ci sono tutti i presupposti perché vadano peggio. E non parliamo di qualità (altro tasto dolente), bensì di numeri, ovvero dell'elemento quantità, dio assoluto che muove e dispone nel mondo televisivo che, in questa annata, s'è trasformato in una sorta di pozione salina cosparsa sulle ferite delle reti generaliste.
Perché al calo percentuale dei canali maggiori, specie le due reti ammiraglie, corrisponde una collezione di flop sonori da record, dimostrazione insieme dell'incapacità ideativa e di una volubilità del pubblico oggetto ormai di studi e analisi comportamentali. L'elenco delle cadute è una sorta di Caporetto con share che crollano e programmi che saltano.
Bruno VespaE si tratta di titoli di prima serata che precipitano fino al 9 per cento e vanno in onda in reti che erano abituate a viaggiare ben oltre il 20: roba che una volta sarebbe stato un fallimento anche per il leggendario monoscopio (clamorosa la rivelazione fatta da Striscia la notizia, negli anni Novanta, del fatto che il segnale di Raiuno nottetempo riuscì a battere Tappeto volante di Rispoli di Tmc).
L'ultima avventura è quella del Senso della vita di Paolo Bonolis, show ambizioso partito mettendo le mani avanti, esorcizzando il rischio share. Certo, di scendere fino all'11.90 per cento dell'altra sera, il mattatore televisivo assoluto non se l'aspettava. Così, eccolo far buon viso a cattivo gioco e alzare le spalle: «Il senso della vita, in accordo con l'Azienda, vuole proporre argomenti e linguaggi nuovi rispetto all'offerta abituale di Canale 5. A chi volesse parlare di numeri aggiungo che sono eccellenti data la tipologia del programma».
PIPPO BAUDOA chi tocca non si ingrugna, si dice a Roma. Fosse stato solo un paio di stagioni fa, il programma sarebbe stato subito chiuso o trasferito in seconda serata. Questo anche se il concetto di flop oggi si è ridimensionato: il generale calo degli share ha reso potabili ascolti che appena una stagione fa sarebbero stati fallimentari.
E' vero anche che le ammiraglie ci stanno facendo il callo. Quello di Bonolis per Canale 5 non è stato l'unico incidente frontale: basterebbe ricordare la vicenda di Stasera che sera di Barbara D'Urso, segato dopo la sciagurata puntata dell'intervista a Francesco Nuti e che aveva raccolto l'11,53 per cento.
Barbara D'UrsoO la disavventura di Let's dance di Maria De Filippi (col 12,65), o fiction come Le due facce dell'amore (14 per cento) spedita su La5, L'ombra del destino (11 per cento) deportata a Retequattro. Si, sono frequenti ormai i superfiaschi. Così al destino di Il senso della vita su Canale 5 corrispondono, su Raiuno, i guai di Centocinquanta, il varietà di Baudo e Vespa (12,7 per cento).
BUSI MARIA LUISAMa ci sono stati, in questi mesi, pure i casi eclatanti di Perfetti innamorati (10.97), di Il pubblico da casa con Max Giusti (addirittura 9,52), di 24 mila voci di Milly Carlucci (14,14 alla seconda puntata), dei Raccomandati di Pupo e del principino Fili (sceso fino al 14,19 e chiuso). Non solo: tanto per dare un'idea su Raidue X Factor, con il 12 per cento della finale, ha lasciato sette punti rispetto all'anno scorso. E Tv mania, improbabile tentativo di talk ha toccato il record del 2,80. Su Raitre Articolo 3 di Maria Luisa Busi è franato al 4 per cento e Il trasformista di Luca Barbareschi al 2,96. Esperimenti non riusciti li ha fatti pure La7, coi casi del preserale G'Day (sotto al 2 per cento) e del Contratto, social reality sceso fino allo 0,81.
Facchinetti e Mara Maionchi factorE non è solo l'avvento del digitale terrestre, con la proliferazione dei canali a disposizione di tutti, a determinare l'inafferrabilità del pubblico, che tra l'altro è cresciuto (in primetime oggi si sfiorano spesso i 30 milioni, un 10 per cento in più). Oggi lo spettatore non è distratto solo dal telecomando.
des05 maria de filippiUna recente indagine commissionata da Mediaset racconta che dieci italiani su trenta mentre guardano la tv fanno altro: il 29 per cento di quei dieci usa il portatile o l'Ipad, il 26 il desktop, il 38 il telefonino, il 14 lo smartphone. Un elemento dell'ascolto televisivo, l'attenzione, diventa così davvero effimera. E se fosse solo consolatoria visto il menù che passa il convento?