Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

ARBASINO, no strega! - un grande scrittore a ottant’anni ha il diritto di essere celebrato e di ricevere onori senza dover gareggiare con nessuno - Un passo indietro pieno eleganza che recita così: “in qualità di vegliardo, sarei ovviamente onorato e incantato per un eventuale premio alla mia lunga operosità letteraria. Ma mi parrebbe fuori posto una eventuale gara con competitori che hanno la metà dei miei anni\"...

$
0
0

1- STREGA, UN PREMIO SENZA... ARBASINO
Il Fattoquotidiano.it

America Amore di Alberto Arbasino

Alla fine Alberto Arbasino - autore di libri raffinati come Super Eliogabalo", "Fratelli d'Italia e "Un paese senza" - ha detto no. Non un gran rifiuto, solo una riflessione (che è difficile non condividere). Quando gli avevano chiesto cosa pensasse di una eventuale partecipazione allo Strega con il suo "America Amore", aveva detto: "In linea di massima non ho niente in contrario, purché non sia una cosa troppo faticosa". Ieri ci ha ripensato. Così: "Gentilissima Fondazione Bellonci, in qualità di vegliardo, sarei ovviamente onorato e incantato per un eventuale premio alla mia lunga operosità letteraria. Ma mi parrebbe fuori posto una eventuale gara con competitori che hanno la metà dei miei anni. Con un carissimo ricordo di Goffredo e Maria, ai bei tempi".

ALBERTO ARBASINO

Un passo indietro pieno eleganza, che mostra una raffinata intelligenza come davvero poche ne sono rimaste. Gliene saranno grati gli scrittori partecipanti: certi paragoni sono difficilmente sostenibili. Arbasino ha ragione: lui, 81 anni, ha il doppio dell'età degli altri. In Italia le carriere cominciano, quando cominciano, a cinquant'anni (dalle professioni, alla politica, all'Università): è una buona idea lasciare uno spazio perché altri si possano far strada. Però c'è nel panorama letterario, anche un problema di talenti perssoché inesistenti, scrittori che s'inventano da un giorno all'altro, acclamati geni che balbettano già al secondo romanzo.

2- UN VERO MAESTRO MERITA UN PREMIO ALLA CARRIERA
Massimiliano Parente per Il Giornale

No, Arbasino allo Strega no, per carità, scampato pericolo. Il Premio Speciale Alberti, piuttosto, sarebbe perfetto, un bel premio alla carriera e senza nessun altro in lizza: un grande scrittore a ottant'anni ha il diritto di essere celebrato e di ricevere onori senza dover gareggiare con nessuno. Lo Strega sarebbe stato una disgrazia, e non tanto perché, come scrive Thomas Bernhard con un eufemismo, ricevere un premio «è come farsi cagare in testa».

ROBERTO DAGOSTINO E ALBERTO ARBASINO

Tanto, volendo, come rovescio della medaglia, ci sarebbe la versione più pragmatica di Aldo Busi, secondo la quale uno deve essere contrario solo ai premi che danno agli altri. Invece meno male che Arbasino ha declinato con la consueta eleganza rifacendosi all'anagrafe («mi parrebbe fuori luogo una gara con competitori che hanno la metà dei miei anni») quando, anni a parte, ve lo immaginate cosa sarebbe diventato l'elenco dei premiati delle ultime edizioni? Ammaniti, Giordano, Scarpa, Pennacchi... Arbasino.

Pasolini-Magnani-Betti-Arbasino-Moravia

Più che un premio a Arbasino sarebbe un premio dato ai predecessori e un abito firmato per gli Amici della Domenica. Inoltre sono ancora attualissime le tre famose tappe della carriera di uno scrittore, esemplificate da Arbasino in brillante promessa, solito stronzo, venerato maestro, e io non avrei mai voluto vedere il nostro fratello d'Italia giudicato da soliti stronzi e in gara con brillanti promesse, magari perfino con il rischio di perdere, o peggio ancora di vincere con America amore.

Libro bellissimo e il migliore tra i candidati, che però non è un romanzo ma una raccolta di saggi, e se lo avessero portato allo Strega l'anno prossimo, con questa scusa, come minimo ti candidavano un Meridiano di Severgnini, che non è né una brillante promessa né un venerato maestro.

ARBASINO

3- ARBASINO AMORE MIO
Massimiliano Parente per Il Giornale

Se l'Italia è la culla del provincialismo politico e letterario, al cospetto di Alberto Arbasino diventa provinciale perfino New York. Il suo America amore è un librone Adelphi di mille pagine con Liz Taylor in copertina, uscito per caso mercoledì scorso, lo stesso giorno in cui moriva Liz Taylor, quasi a farlo apposta, che culo.

Leggendolo dall'inizio alla fine o spulciandolo random, dentro ci trovate tutta l'America: dalle stelle di Hollywood alle stalle delle periferie di Los Angeles (che è tutta una periferia), e personaggi come Henry Kissinger e Truman Capote, il liberale Schlesinger e lo storico Edmund Wilson, andando a spasso per Broadway, tra cinemini underground, teatri off e off-off, e aspettando il sabato del Village, in un Paese ossessionato dalle scale antincendio.

Alberto Arbasino al Piper di Roma in una foto anni 70Alberto Arbasino negli anni Sessanta, in una foto di Elisabetta Catalano - Da _Il Foglio_

Travasarsi da un reportage all'altro, da un anno all'altro, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, dall'amore all'amaro, con Alberto come Cicerone, è un'avventura densa di illuminazioni e colpi di scena e tante «cose dell'altro mondo». Magari per scoprire che l'esordio di Bret Easton Ellis non è altro che la versione yuppie degli indifferenti di Moravia (chi ci aveva mai pensato?), e che però «Less than zero è anche una guida efficace per le vacanze più intelligenti, di quelle proprio "da non perdere". Basta seguire le sue continue indicazioni, che non sbagliano un colpo, e coincidono con quelle sempre raccomandate dai residenti di Hollywood».

Il massimo delle scrittrici americane è Mary McCarthy, la Donna Brillante per eccellenza, una donna che «ha finito per redimere addirittura un intero cognome, ormai imbarazzante e quasi compromesso, dopo quel tristo senatore», tra molte altre donne brillanti minori «che trasformano Mein Kampf in Mein Camp e Homo Faber in Homo Fabergé».

Albert Arbasino - Copertina libro

Nessuno vi racconta Marshall McLuhan meglio di Arbasino, non solo il concetto secondo cui il medium è il messaggio che ormai cita pure Fabio Fazio, ma anche che «paravento per paravento, collage per collage, il super-collage di McLuhan più che un Trionfo dell'Elettricità potrebbe apparire come una réclame della Coccoina».

9sa 66 alb arbasino

Oltre a Bellow, Borroughs, Fitzgerald, Roth, Salinger, Updike, Ginsberg e Warhol e una sconfinata galleria di ritratti, incontrerete anche uno stralunato Jack Kerouac in persona, che forse è e forse non è il vero Jack Kerouac, il quale in ogni caso «ha comprato tanti rosari per la sua mamma; e si sa che quando il vero Kerouac scrive della mamma, De Amicis al confronto diventa Montaigne».

E perfino Truman Capote forse è lui forse no, ossia come decadono i miti quando li guardate troppo da vicino: «la vocetta sembrava un'imitazione e i contorni della faccia apparivano diversi, solo la statura era rimasta la stessa, molto bassa».

È un libro che, se partite per gli States, dovreste portarvi dietro al posto delle guide Touring e Michelin, e anche una buona ragione per non partire e restarvene a casa a leggere: contiene tutto quello che avreste voluto sapere sull'America e non avreste mai osato chiedere anche perché non vi sarebbe mai venuto in mente.

Su e giù per la 101, sere a Berkeley e pomeriggi a Standford, una mattina a Davis e vacanze hawaiane sorvolando «altipiani nevosi, verdissimi, pieni di foreste e orridi e innumerevoli cascate imponenti, fra il regno di Ossian e quello di King Kong», tra luoghi e libri e gossip colti e inauditi, e per esempio chi, se non Alberto, così en passant, potrebbe mai tentare un parallelo tra la rappresentazione sentimentale della letteratura americana e il fanciullino di Pascoli?

Libro "La vita Bassa" di Arbasino

«Non dimentichiamo mai che questo è un ambiente dove gli uomini non sono mai troppo sicuri della propria identità e dei propri istinti; e non per nulla la letteratura che lo rispecchia non ha mai saputo produrre una Anna Karenina né una Madame Bovary, né comunque rappresentare convincentemente una storia d'amore "adulto"».

arbasino01

Nella rappresentazione amorosa non si salvano neppure i grandi: «Si tratta sempre di libri per ragazzi, da Fenimore Cooper e Stephen Crane ai racconti di Hemingway; e basta del resto guardare Huck Finn sulla zattera insieme a Nigger Jim, o Ishmael fra le braccia di Queequeg in Moby Dick, per capire tutto».

Non resta che andare a Disneyland, ma mentre se uno di noi va a Disneyland vede solo Disneyland, se ci va Arbasino vi farà notare che ricorda «una nuova Villa Adriana (presso Tivoli), ispirata ai medesimi principi ideali e imperiali: riunire in un giovane parco i luoghi e gli emblemi delle storie e dei miti più desideranti sparsi nella Geografia e nella Fantasia dell'Umanità».

Oppure, riflettendoci bene: «Biancaneve e Pinocchio, Cenerentola e il Capitano Nemo, il Principe Azzurro e Topolino e la Strega Matrigna e Minnie, infatti, annunciavano già le scoperte delle scuole illustri di Lévi-Strauss e di Propp, e cioè che gli archetipi sono pochissimi».

Che meraviglia, insomma, questo nostro genio per cui tutto il mondo è un paese e ogni paese è un demi-monde, lui che sa tutto e scrive tutto come se niente fosse in un tempo in cui nessuno sa più niente, lui che vede tutto dall'alto in basso, nostro grandissimo fratello d'Italia e d'America, l'unico e vero eroe dei due mondi, Arbasino amore.

 


Viewing all articles
Browse latest Browse all 340557

Trending Articles