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COME MAI AIRONE PASSERA DEVE IMPROVVISAMENTE TRASLOCARE DALLA VILLA AFFITTATA NEL PARCO DELL’APPIA ANTICA?

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1- Devono traslocare entro metà gennaio 2012 e la Passera Family è nel pallone. Pare che la villona di proprietà di Sigeri Diaz della Vittoria Pallavicini, sbocciata come un fiore nel verde vincolatatissimo del parco dell'Appia Antica, non vada più bene al neo ministro dello Sviluppo.

PASSERA CON LA MOGLIE GIOVANNA SALZACORRADO PASSERA E GIOVANNA SALZA

Presa in affitto da Banca Intesa tra maggio e giugno 2011 dalla nobile famiglia romana (poi, il mondo è piccolo, Intesa entrò con 20 milioni in una società di Sigeri Diaz), la villa è diventata un posto misteriosamente da abbandonare.

Ed è partita, in maniera affannosa (la moglie di Corradino fra un mesetto partorirà il secondo bebè), la ricerca di una nuova abitazione. Tutte le agenzie immobiliari più prestigiose sono state precettate ma sembra che le mire di Giovannona Salza non si sposino con la visione parsimoniosa della vita di Corradino. Il quale ha da sfamare già due famiglie e, ormai, quattro figli. Ma la domandona finale rimane sempre quella: chissà perché devono sloggiare dalla villa dell'Appia Antica...

2- Comunque. Malgrado il pancione prossimo al parto, la Salza non molla la scena e domani sarà al fianco di Airone Passera per la prima della Scala.

3- C'è movimento intorno a Finmeccanica, non solo giudiziario. Lorenzo Borgogni deve essere sostituito per le note vicende da capo delle relazioni esterne ed il sostituto sarà quasi sicuramente il capo ufficio stampa Marco Forlani. Ergo: si è aperta la caccia a chi prenderà il posto lasciato vacante.

Bocchino e la BeganMARIA CAMILLA PALLAVICINI CON FIGLIO SIGERI DIAZ E MOGLIE - copyright Pizzi

4- L'assenza di Mezzo Bocchino, sostituito da Della Vedova per parlottare con Rigor Montis, pare che non dipenda da Fini, come abbiamo scritto. Ma venga dal Colle più alto...

5- Quale testa salterà con l'inchiesta aperta da Opus Lei sul divieto di pronunciare la parola "preservativo" a RadioRaiuno, nella Giornata mondiale contro l'Aids? Non si parla d'altro nei corridoi di Saxa Rubra alla vigilia dell'assemblea convocata dal comitato di redazione sul caso che ha scandalizzato media, operatori sanitari e associazioni per i diritti civili.

preziosi-bianchetti ROBERTO GASPAROTTI IN GRAN FORMA

E' possibile - si chiedono i giornalisti di Radio uno - che una funzionaria amministrativa abbia inviato una mail così ultimativa a capiredattori e conduttori, a totale insaputa del direttore? E perché il berluscone Antonio Preziosi non ha detto una sola parola in difesa della sua più stretta collaboratrice? Anzi, ha lasciato intendere con una sibillina dichiarazione che poteva essersi trattato di un'avventata iniziativa dell'ambiziosa Laura De Pasquale?

Non è un semplice scaricabarile -sussurrano i bene informati - ma l'occasione che Preziosi aspettava da tempo. Ha sempre sofferto la marcatura strettissima della fanciulla, compagna del cameraman del banana Roberto Gasparotti, primo artefice delle fortune professionali di Preziosi. Una coppia divenuta troppo ingombrante per il direttore di RadioRaiuno, dopo la caduta di Berlusconi.

SABINA GUZZANTI

6- Con le dimissioni del Banana, il ritorno in tv della pasionaria sinistrata Sabina Guzzanti non accende più gli animi, non attizza più, insomma non fa più notizia. ‘Corriere' e ‘Repubblica', sui rispettivi siti, danno la notizia quasi controvoglia. La versione online del giornale di Ezio Mauro piazza la news in un boxino minuscolo dopo l'immancabile presepe di sabbia di Jesolo e un nuovo cartone animato sui pirati. Va anche peggio sul ‘Corriere': la Guzzanti è spiattellata dopo un pezzullo sulle multe per chi lega le bici ai pali.

ELENA SANTARELLI

7 - Da "Vanity Fair"
Dicono che un bell'imprenditore sia furibondo con una showgirl. Dicono che l'accusi in pubblico di averlo danneggiato negli affari e nelle amicizie. Dicono che covi vendetta ghiacciata Oltreoceano. Dicono.

TU JANE, IO VACCHI - All'apertura del disco club Pineta di Milano Marittima sembra sia scoccata la scintilla tra Gianluca Vacchi e la socialite Jane Balzarini. Ora anche lei potrà godersi, nel salotto del patron di Toy Watch, la straordinaria imitazione di Martina Stella fatta da Elena Santarelli, spesso ospite. Sembra che anche Lapo Elkann, che a Natale lancia gli occhiali Italia Independent con Vacchi, la trovi esilarante.

AIDA YESPICA AL BAGAGLINO

CHE STILE, MASTERCHEF - Ci sono anche Domenico Dolce e Stefano Gabbana tra i fan più affezionati del talent show di cucina Masterchef, su Cielo. Pare che la coppia di stilisti scommetta sul vincitore e sull'escluso di ogni puntata.

MAMY-GIRL AL PARCO - Avvistate a Milano, al parco giochi Fun Fun di zona Loreto, Aida Yespica e Marysthell Polanco. La showgirl prediletta da Silvio Berlusconi e la sua amica «olgettina», coinvolta nel caso Ruby, stavolta coccolavano i loro bambini.

PETA: ELISABETTA CANALIS

CANALIS? NO PARTY - Non sono tutte rose e fiori per Elisabetta Canalis in quel di Los Angeles. Infatti, c'è un gruppo di potenti signore di Hollywood (compresa qualche pierre e produttrice Tv) che non hanno dimenticato l'atteggiamento scostante della showgirl quando era fidanzata con George Clooney. Tanto che Cindy Crawford e Luciana Barroso, la signora Damon, hanno fatto sapere che non gradiscono la presenza di Eli a certi vip party.

8 - Carlo Rossella per "il Foglio" - Carciofi alla romana. La principessa Marie Christine di Kent ne ha mangiate due porzioni dal Moro, una delizia di restaurant.

 


L'AUTORITA' AMERICANA CHE VIGILA SU FUTURES E DERIVATI BLOCCA GLI ACQUISTI DI TITOLI DI STATO EUROPEI

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"La CFTC (l'autorità che vigila sui Futures e Derivati Americani) ha deciso con 5 voti favorevoli e nessuno contrario di vietare alle 123 Società registrate in America che operano sui Futures, l'acquisto di Titoli di Stato Europei con somme e per conto dei propri clienti. Al contrario, i big dei futures potranno acquistare per i clienti soltanto titoli di stato americani. " La notizia è stata data nel corso del Gr di Radio 24 dal vicedirettore del Sole 24 Ore, Alessandro Plateroti.

FUNERALE EURO BY NIGEL FARAGE

"La decisione è destinata a creare nuove tensioni proprio nel giorno in cui il Ministro del Tesoro Timoty Geithner si è recato in Europa per portare il sostegno americano al piano europeo di rafforzamento dell'Euro.

La decisione della CFTC che è immediatamente operativa colpisce un mercato stimato in 150 miliardi di dollari, tale è la cifra raccolta annualmente presso i clienti per questo tipo di investimenti.

VIGNETTA GIANNELLI EURO MORENTE

Da quanto si apprende, la clamorosa decisione dell'Authority - destinata a creare nuove tensioni sul mercato del debito sovrano europeo - è stata presa in reazione al crack della MF Global, il colosso dei futures da 5,5 miliardi di dollari, guidato dall'ex di Goldman Sachs John Corzine, andato in bancarotta dopo aver investito a piene mani sui titoli di stato italiani, spagnoli e di altri paesi europei. Gli acquisti erano stati effettuati con somme dei clienti."

 

 

SCATTA LA STANGATA SULLA BENZINA - MONTI: L’ITALIA POTEVA FINIRE COME LA GRECIA

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Il Velino.it

monti

IL CORRIERE DELLA SERA - In apertura: "Tutti gli aumenti, la benzina subito". L'editoriale di Angelo Panebianco: "Il secondo tempo". Di spalla: "In politica anche il tono fa la musica". Ancora di spalla: "Salvare l'Euro Ora o mai più". Al centro: "Costerà meno il lavoro di donne e under 35". In basso: "Nuova richiesta d'arresto per Cosentino".

LA REPUBBLICA - In apertura: "Scatta la stangata sulla benzina". L'editoriale: "Lo scandalo delle frequenze". Al centro: "La favola interrotta nel salotto di Vespa". Al centro, fotonotizia: "Cosentino, richiesta d'arresto bis ‘E' il referente politico dei Casalesi". Ancora al centro: "Minzolini a giudizio per le note spese". Di spalla: "Harvard emigra ad Abu Dhabi ecco l'università del futuro". In basso: "Attenti al cibo biologico il 10 per cento è falso".

Le misure di monti

LA STAMPA - In apertura: "Erano a rischio gli stipendi". In alto: "Benzina e gasolio gli aumenti record scattano subito". Editoriale di Mario Deaglio: "Serve un freno al potere delle agenzie". Al centro: "I Pm: ‘Cosentino va arrestato era il referente dei Casalesi'". Ancora al centro, fotonotizia: "Stasi assolto, nessun colpevole per Chiara". Di spalla: "Se la corruzione si insinua in magistratura".

11 DOMANDE AL PREMIER

IL GIORNALE - In apertura: "Salasso su benzina e auto". Al centro, fotonotizia: "Meglio un colpevole fuori che un innocente in galera". Ancora al centro: "I Pm ci riprovano: ‘Cosentino va arrestato'". Di spalla: "Ma guarda, eravamo ricchi e non ce ne siamo accorti". Ancora di spalla: "I mediocri contro Minzolini E' una vecchia storia".

IL SOLE 24 ORE - In apertura: "Sulla benzina i primi rincari". Editoriale di Guido Gentili: "Restiamo sorvegliati speciali". Editoriale di Luigi Zingales: "Dopo il rigore ora una svolta culturale". Di spalla: "Si allargano le proteste anti-Putin Mosca nel caos, scontri e arresti". Al centro: "Stretta Usa sui bond europei". In basso: "Per l'Euro i veri giorni del giudizio".

COSENTINO

IL MESSAGGERO - In apertura: "‘Benzina e gasolio subito più cari". Sotto: "Pensioni, la Fornero apre a modifiche". Editoriale di Paolo Pombeni: "Sviluppo dopo i sacrifici". Al centro fotonotizia: "Smontato l'albero delle polemiche". Ancora al centro: "Bonus per donne e giovani". In basso: "Via Poma, la sorella di Simonetta ‘Giusto raccontare quella violenza'". Ancora in basso: "Stasi assolto anche in appello".

IL TEMPO - In apertura: "La festa è finita. Arrivano i sacrifici". Editoriale di Mario Sechi: "Il rebus della Chiesa". Al centro fotonotizia: "Sì di Bertone alla manovra". Di spalla: "Il ministro che manca è quello delle riforme". In basso: "Il Tempio di Traiano nel sottoscala".

minzolini a marrakesh

L'UNITA' - In apertura: "Troppi sconti agli evasori". In alto: "Monti: L'Italia poteva finire come la Grecia". Ancora in alto: "Note spese, Minzolini rinviato a giudizio ‘Ora deve dimettersi'". Il retroscena: "Deboli con i furbetti". Il commento: "Destra e sinistra allora esistono". In basso: "Favori ai clan: richiesta di arresto per Cosentino".

IL FATTO QUOTIDIANO - In apertura: "Caro Monti, l'equità dov'è?". Di spalla: "Parliamo un po' di noi", di Marco Travaglio. Al centro, fotonotizia: "Manovra, pochissimi margini di modifica". In basso: "'Cosentino uomo dei Casalesi' Provincia, indagato Cesaro". Ancora in basso: "Tg1, Minzolini rinviato a giudizio: che farà la Rai?".

 

SONDAGGIO DEMOSKOPEA-DAGOSPIA: GLI ITALIANI, MONTI E IL DECRETO “SALVA ITALIA”

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DEMOSKOPEA-DAGOSPIA - GLI ITALIANI, MONTI E IL DECRETO "SALVA ITALIA"

1- QUASI LA METÀ DEGLI ITALIANI GIUDICA NEL COMPLESSO POSITIVA LA MANOVRA APPENA VARATA DAL GOVERNO MONTI. SOLO UN ITALIANO SU TRE LA CONSIDERA EQUA E RITIENE CHE LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE MIGLIORERÀ NEI PROSSIMI 6 MESI.

Monti alla Camera

Il 49% degli italiani giudica nel complesso positivamente la manovra appena varata dal governo Monti ritenendola coraggiosa (66%) e improntata al rigore (63%).
Solo il 36% tuttavia la considera equa. E' capace di incidere su privilegi e rendite ingiustificate per il 38% del campione intervistato e sui costi della politica per il 41%.
Il 37% del campione pensa che grazie alla manovra la situazione economica del Paese migliorerà nei prossimi 6 mesi, il 43% che rimarrà più o meno stabile mentre il 16% che peggiorerà.

2- NELLA PERCEZIONE DEGLI ITALIANI LA MANOVRA RASSICURA L'EUROPA E I MERCATI FINANZIARI MA SOLO PER UNA MINIMA PARTE DEGLI INTERVISTATI LE MISURE ADOTTATE SERVONO PER RILANCIARE LA CRESCITA O AVVIARE RIFORME STRUTTURALI.

monti

Secondo l'85% degli intervistati la manovra è stata bene accolta dall' Europa e dai mercati finanziari; per il 56% la sua principale finalità è quella di rassicurare l'Europa, seguita dalla riduzione del debito pubblico (21%), dal rilancio della crescita (14%) e dall'avvio di riforme strutturali (4%) nonostante la gravità della crisi economica rappresenti per il 58% degli italiani un'opportunità per iniziare a realizzare queste ultime.

La stragrande maggioranza degli intervistati ritiene che le decisioni della manovra siano state condizionate dagli interessi di Francia e Germania e delle banche.
Il 90% del campione intervistati sostiene che le misure varate dal governo siano state condizionate dagli interessi dei paesi europei più forti (Francia e Germania soprattutto), l'81% dagli interessi delle banche.

governo monti


3- L'INFORMAZIONE SULLA CRISI È STATA POCO CHIARA ED OBIETTIVA. APPREZZATA LA RINUNCIA DI MONTI AL PROPRIO COMPENSO, PIÙ ARTICOLATE LE REAZIONI AL PIANTO DEL MINISTRO FORNERO.
Solo il 15% degli intervistati ritiene gli organi di informazione abbiano descritto cause ed importanza della crisi economica in modo chiaro ed obiettivo, il 58% che l'abbiamo invece fatto in base al proprio orientamento politico e il 24% in modo superficiale.
Serietà e sobrietà del nuovo governo sono dovute alla gravità del momento per il 39% degli intervistati mentre sono da ricondursi a caratteristiche personali dei suoi componenti per il 34%.

fornero-monti

Per il 48% del campione la rinuncia al proprio compenso da parte di Monti rappresenta un esempio da seguire, per il 20% è un gesto di grande responsabilità e per il 32% un'operazione di immagine.
Il pianto del Ministro Fornero ha suscitato reazioni più articolate: se quasi la metà del campione ha provato comprensione e partecipazione, la restante metà si divide tra indifferenza per il 29% e fastidio il 22%.

4- PENSIONATI E LAVORATORI DIPENDENTI I PIÙ TOCCATI. DOPO LA MANOVRA OTTIMISMO E FIDUCIA SI BILANCIANO CON PESSIMISMO, RASSEGNAZIONE E RABBIA.
Per il 73% degli intervistati le categorie più colpite sono i lavoratori dipendenti e i pensionati, seguono i giovani precari (59%) e infine gli imprenditori a un 18%.
Dopo la manovra gli Italiani si sentono ottimisti e fiduciosi per un 43%, pessimisti e rassegnati per un 39%, mentre un 18% si dichiara arrabbiato.


Fonte: Demoskopea
Il sondaggio è stato condotto lunedì 5/12. Campione di 500 casi rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne, metodologia CATI.

 

 

MA QUANTO CI PIACE FULL MONTI: LO SPREAD CALA A 356 E LE BORSE CRESCONO (MILANO +1,5%)

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1. SPREAD BTP SOTTO QUOTA 360, TASSO SCENDE AL 5,78%...
(ANSA)
- Lo spread tra Btp e Bund a 10 anni torna sotto quota 360 punti base (356,6). Il rendimento del decennale italiano è sceso al 5,78%. Il differenziale tra Spagna e Germania stringe sotto i 300 punti base (297), mentre la forbice con la Francia resta sopra i 100 punti (105).

SPREAD

2. BORSA: EUROPA POSITIVA CON FUTURES USA, BENE BANCHE E METALLI...
(ANSA)
- Procedono in rialzo le principali borse europee, favorite dai futures su Wall Street in crescita dello 0,8%, in vista del vertice europeo di domani sul destino dell'euro. Gli acquisti si concentrano sulle banche e sulle materie prime, favorite dalle quotazioni dei metalli all'asta di Londra.

Dopo che Morgan Stanley ha inserito diversi istituti di credito nella propria lista dei 'titoli preferiti', corrono la fiamminga Kbc (+5,75%), Societé Generale (+4%) e Bnp (+3,74%) a Parigi, Commerzbank (+3,08%) a Francoforte, Piraeus (+2,03%) ad Atene e le italiane Ubi (+3,64%) e Intesa Sanpaolo (+2,69%). Bene gli estrattivo-minerari Randgold Resources (+4,17%), Xstrata (+3,24%) e ArcelorMittal (+2,8%), con il rame cresciuto dello 0,7%, mentre in campo automobilistico si evidenziano Peugeot (+2,33%), Continental (+2,21%) e Bmw (+1,98%).

borsa cattelan pp

Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee. - Londra +0,98% - Parigi +1,53% - Francoforte +1,43% - Madrid +1,25% - Milano +1,52% - Amsterdam +0,83% - Stoccolma +0,83% - Zurigo +0,34%.

dagong RATING

3. BORSA: ASIA POSITIVA SCOMMETTE SU VERTICE UE ANTICRISI...
(ANSA)
- L'Asia guarda all'Europa e le borse orientali crescono in vista del vertice europeo previsto per domani sul futuro dell'euro. Gli investitori si sono mostrati ottimisti, incoraggiati anche dal rialzo segnato dalle materie prime, segnale che per l'economia mondiale è prevista una ripresa della domanda. Occhi puntati a Tokyo sull'elettronica, in vista dei consumi natalizi. A parte lo scivolone di Olympus (-5,21%), alle prese con lo scandalo dei bilanci truccati, che investe il titolo da alcune settimane ormai, si segnala il balzo di Sony (+5,91%), Konica Minolta (+4,17%) e Fujifilm (+4,14%).

Enrico Giovannini presidente Istat

Bene il bancario Mizhuo (+2,91%) e gli automobilistici Mazda (+2,82%) e Toyota (+2,53%). Sugli scudi ad Hong Kong, ancora in fase di contrattazioni, l'assicurativo China Life (+4,32%), Bank of China (+3,62%) e Aluminum Corporation of China (+2,71%). Il rialzo del rame dello 0,7% all'asta dei metalli di Londra ha invece spinto sulle quotazioni di Kagara (+6,06%), Iluka (+5,9%) e Rio Tinto (+1,07%) a Sidney.

Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse di Asia e Pacifico. - Tokyo +1,71% - Hong Kong +1,43% (seduta in corso) - Shanghai +0,29% - Taiwan +1,10% - Seul +0,87% - Sidney +0,72% - Mumbai +0,90% (seduta in corso) - Singapore +1,42% - Bangkok +0,78% - Giakarta +0,68% (seduta in corso).

4. DAGONG TAGLIA RATING ITALIA A BBB DA A-, OUTLOOK NEGATIVO...
Radiocor
- L'agenzia di rating cinese Dagong ha tagliato il giudizio sull'Italia a 'BBB' da 'A-'. L'outlook resta negativo. Il downgrade - spiega l'a genzia - e' motivato con il peggioramento delle prospettive economiche per il Paese. I rischi per il sistema bancario sono cresciuti, secondo Dagong, e sono diminuite le possibilita' che l'Italia riesca a far fronte al pagamento del debito. L'agenzia cinese e' la prima a far perdere il rating 'A' all'Italia. Attualmente per Standard & Poor's il giudizio sull'Italia e' A, per Moody's il giudizio e' A2 e per Fitch e' A+ .

5. INDUSTRIA: ISTAT, PRODUZIONE -0,9% A OTTOBRE, -4,1% TENDENZIALE...
Radiocor
- La produzione industriale ha perso lo 0,9% congiunturale a ottobre (indice destagionalizzato a 86,5) e il 4,1% tendenziale (indice grezzo a 9 0,8). Lo comunica Istat, aggiungendo che l'indice corretto per i giorni lavorativi (21 come nel 2010) mostra un calo su anno del 4,2%, dato peggiore da dicembre 2009. In 10 mesi, la produzione segna comunque un aumento: +0,2% tendenziale per l'indice grezzo e +0,6% per quello corretto.

6. MANOVRA: CGIL, CISL E UIL, 3 ORE SCIOPERO UNITARIO LUNEDI' 12 DICEMBRE...
Radiocor
- Cgil, Cisl e Uil sciopereranno insieme per 3 ore lunedi' 12 dicembre. E' quanto e' emerso dall'incontro di questa mattina tra i tre se gretari generali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Previsti presidi davanti alle Prefetture.

ELSA FORNERO IN LACRIME E MARIO MONTI

7. MORNING NOTE: L'AGENDA DI MERCOLEDI' 7 DICEMBRE...
Radiocor
- Roma: Inizia in Parlamento il percorso della Manovra varata dal Governo Monti: sono in calendario alla Camera le audizioni di Rete Imprese Italia, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Istat e Confindustria

Roma: dibattito 'Quale fisco per la crescita dell'Economia' organizzato in occasione della cerimonia di consegna del premio 'Ezio Tarantelli'. Partecipano tra gli altri, Mario Baldassarri, Fabio Gallia, Susanna Camusso, Giampaolo Galli, Luigi Abete, Enrico Giovannini

Roma: convegno 'Politica dei redditi: serve ancora?' organizzato dall'Associazione Paolo Sylos Labini. Partecipano tra gli altri, Massimo Sarmi, Innocenzo Cipolletta, Luca Paolazzi, Luigi Abete, Luigi Angeletti, Susanna Camusso

Londra: riunione del Board dell'autorita' bancaria europea

8. MORNING NOTE: ECONOMIA E FINANZA DAI GIORNALI...
Radiocor
- MANOVRA: sulla benzina i primi rincari. Pensioni, nel 2012 risparmi per 2,8 miliardi. Monti, poco spazio per modifiche. Fornero, possibile rivedere gli adeguamenti. Passera, per l'occupazione 6 miliardi (dai giornali). Chi ha visto le privatizzazioni? Intervento dell'imprenditore Franco Debenedetti (Il Sole 24 Ore, pag. 30).

CRISI: stretta Usa sui bond europei (Il Sole 24 Ore, pag. 1, 5 e 7). Geithner, l'Europa e' sulla strada giusta (dai giornali). L'Europa ignora S&P e stringe sui nuovi trattati. 'Il pressing sui rating portera' a un'intesa ambiziosa', intervista all'economista Lucrezia Reichlin (La Stampa, pag. 8). 'Eurobond garantiti da oro e infrastrutture. L'asse franco-tedesco? L'Ue riprenda le redini', intervista all'ex Premier Romano Prodi (QN - Il Resto del Carlino, pag. 12).

Giulia Paolo Jonella e Salvatore Ligresti

IMPREGILO: Benetton frena su Gavio. L'offerta al vaglio del cda di Atlantia il 16 dicembre. I legami con Arner del socio Premafin (Il Sole 24 Ore, pag. 41).

FONDIARIA SAI: cda il 12 dicembre, oggi i vertici incontrano l'Isvap (dai giornali).

FIAT: sindacati verso l'accordo, prove di unita' senza la Fiom (La Stampa, pag. 32). Ferrari 'iper personalizzata' grazie al progetto Tailo-Made (dai giornali).

FINCANTIERI: cassa per 3600 persone (Il Secolo XIX,pag. 14).

BANCHE: le regole di Monti sui pluri-banchieri. Sabatini (Abi), 'l'Eba modifichi le regole' (dai giornali).

INTESA SANPAOLO: verso l'accordo sul contenzioso fiscale (Il Sole 24 Ore, pag. 42). Bazoli presenta Cucchiani (Il Messaggero, pag. 25).

ENDEMOL: gli hedge verso il controllo e la vendita (Il Sole 24 Ore, pag. 43).

PERMASTEELISA_: la societa' targata Sol Levante (Il Sole 24 Ore, pag. 43).

FERRETTI: salvataggio in extremis, accordo tra banche e partner cinese (La Repubblica, pag. 26).

ilaria ferragamo bianca orlando simone rucellai pierfrancesco rodriguez

PARMALAT: per la scalata la procura chiama Salvatori (La Repubblica, pag. 27).

UNICREDIT: Ghizzoni, nuove risorse?In Italia (dai giornali).

FINMECCANICA: nuovo affondo di Orsi contro Marina Grossi (Il Sole 24 Ore, pag. 47).

ASSICURAZIONI: Isvap cambia le polizze sui mutui (Il Sole 24 Ore, pag. 42).

TLC: da H3g un miliardo nella banda larga (dai giornali).

CONSUMI: sara' un Natale al risparmio (dai giornali).

FALSI: mercato da 7 miliardi. 'Norme valide ma ci vogliono piu' risorse', intervista al vicepresidente di Confindustria con delega all'internazionalizzazione, Paolo Zegna (Il Sole 24 Ore, pag. 35).

9. ASSICURATI COL LUSSO...
Sara Bennewitz per "la Repubblica"
- È un corollario della crisi, ma anche una tendenza industriale dell´eccellenza in questo Paese. Due gruppi storici che fanno capo a due importanti famiglie italiane. Ligresti con la sua Fonsai e Ferragamo, stanno per passarsi il testimone che dà diritto a far parte del principale listino di Piazza Affari. Due aziende che hanno in comune di essere storicamente legate alla città di Firenze.

AMBURGO

Dopodiché nulla potrebbe rendere più differente Ferragamo da Fonsai. Quest´ultima, a inizio estate, ha varato una maxi ricapitalizzazione, senza però riuscire a risollevarsi dalla crisi e fra due settimane uscirà dal Ftse Mib. La maison del lusso, invece, ha portato a termine un piccolo aumento di capitale per sbarcare in Borsa e in solo sei mesi di Piazza Affari ha già trovato un posto tra le prime quaranta società italiane.

10. I VENTI DI RECESSIONE SFERZANO IL PORTO DI AMBURGO...
Andrea Tarquini per "la Repubblica
" - Anche la città più ricca d´Europa può rischiare forte, in tempi di crisi dell´euro e di recessione. Stiamo parlando di Amburgo, l´orgoglioso porto tedesco, simbolo nell´economia reale della sicurezza di sé (e non di rado dell´arroganza) della Germania. Due aziende-chiave della prospera metropoli anseatica sono in pessime condizioni, e solo investimenti stranieri possono salvarle.

Si tratta di Hapag-Lloyd, la prima azienda tedesca per il trasporto su container, un´impresa vitale per un´economia dipendente dall´export come la Germania, e di Blom+Voss, i gloriosi cantieri di Amburgo, da sempre un marchio della qualità made in Germany sui mari. Che succede? Entrambe le aziende non ce la fanno più a stare in piedi. Per Blom+Voss, la salvezza viene dal Regno Unito, da uno degli investitori anglosassoni tanto spesso e volentieri deprecati come ‘Spekulanten´. Nell´altro caso, ovvero Hapag-Lloyd, l´azionista di maggioranza - il global tour operator tedesco TUI - cerca invano di sbarazzarsi del suo pacchetto.

Immaginatevi: la compagnia di trasporto container che forse più d´ogni altra porta nel mondo il made in Germany non interessa a nessuno. TUI ha in mano circa il 34,8%, e tenta senza successo di sbarazzarsene. Ha offerto la sua quota agli altri due grandi azionisti, cioè Kuehne Holding AG e la città-Stato di Amburgo, ma inutilmente Segno che non solo i paesi in crisi grave del debito sovrano non attraggono più gli investitori: anche la Germania suscita dubbi. Per Blom+Voss va meglio, God save the Queen: Star capital partners, un investitore finanziario britannico, si fa avanti per rilevare i cantieri e salvare un po´ di posti di lavoro che il tanto idolatrato ‘Modell Deutschland´ calcolava in esubero irrecuperabile.

standard big

11. L'ALLARME DI S&P NON CAMBIA GLI EQUILIBRI DELL'EUROZONA
Pierre Briançon per "la Stampa"
- Il monito generalizzato di Standard & Poor's è stato un atto spettacolare, ma il suo impatto sarà limitato. L'agenzia di rating sta minacciando di declassare tutti gli Stati membri dell'area euro - con eccezione di Grecia e Cipro, che difficilmente potrebbero ricevere un trattamento peggiore - se i governanti non presenteranno un piano credibile al summit di questa settimana. L'annuncio di S&P può forse creare qualche pressione in più, ma non cambia i termini dell'equazione per l'Eurozona.

mario DRAGHI E MONTI

I governi dovranno dimostrare la massima serietà sul fronte delle riforme fiscali per sciogliere la riserva della Banca centrale europea a mettere in atto le misure più urgenti. In tema di debito sovrano, le agenzie di rating non dicono nulla che gli investitori già non sappiano: i dati sono di pubblico dominio e lo sfondo politico è sotto gli occhi di tutti. È per questa ragione che i rendimenti dei titoli di Stato dell'area euro non hanno quasi reagito alla notizia - anzi, i rendimenti italiani e spagnoli sono diminuiti. Perfino la Francia, che S&P ha identificato come l'unico paese dell'eurozona a rischiare un downgrade di due livelli, ha visto salire solo leggermente i rendimenti dei propri titoli di Stato decennali.

MARIO DRAGHI E SIGNORA

La natura collettiva del monito di S&P ne riduce in qualche modo l'impatto. Se tutti i paesi venissero declassati simultaneamente, la AA diventerebbe la nuova AAA. È vero, tuttavia, che i costi di finanziamento nell'area euro subirebbero un certo rialzo se S&P dovesse dar seguito alla minaccia di downgrade, e che la retrocessione colpirebbe anche l'Efsf, il fondo salva-Stati dell'eurozona.

Ma i suoi costi di finanziamento sono già aumentati, perché gli investitori avevano preventivamente messo in conto la possibilità di un downgrade.Il problema più urgente per i leader dell'eurozona è quello di convincere la Bce della propria determinazione nel perseguire le riforme. Mario Draghi, presidente della Bce, ha avvertito che ha bisogno di ricevere un segnale in tal senso prima di liberare la potenza di fuoco della Bce abbassando i tassi d'interesse, aprendo uno strumento più a lungo termine per fornire liquidità alle banche e acquistando titoli di Stato in modo più sistematico.

 

 

DALLA GRAN BRETAGNA ALLA POLONIA, È UN CORO DI CRITICHE AL DUETTO MERKEL-SARKOZY

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Luigi Offeddu per il "Corriere della Sera"

A volte ritornano, come ammoniva Stephen King. E questa volta, è tornato Bernard Jenkin. Il conservatore inglese che nel 1992 capeggiò i «ribelli di Maastricht» contro la firma dell'omonimo trattato, nonché il deputato nudista più famoso di Gran Bretagna, si è rifatto sentire non appena si sono zittite le voci di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, o i moniti severi delle agenzie di rating. E ha profetizzato che il primo ministro David Cameron dovrà per forza convocare un referendum nazionale, se dall'imminente vertice di Bruxelles uscirà un nuovo Patto dell'Unione Europea: «Bisogna che il popolo si esprima».

MERKEL E CAMERON

E se il presunto nuovo Patto riguarderà solo i 17 Paesi dell'Eurozona, di cui la Gran Bretagna non fa parte? Anche in quel caso, insistono i conservatori più inflessibili, ci vorrà un referendum, perché le novità nel campo dell'euro cambieranno, o stravolgeranno, gli equilibri nei rapporti con il Regno Unito.

merkel monti sarkozy

Cameron si è finora difeso argomentando che le prerogative britanniche non vengono messe in discussione dai negoziati in corso: dunque, almeno per ora, nessun referendum. Ma anch'egli sa bene che niente, di quel che succede «di là», può restare senza conseguenza in terra britannica (che concentra sulle nazioni Ue il 60% delle sue esportazioni). E comunque assicura: «Non firmerò un Trattato che non contenga protezioni necessarie per la Gran Bretagna».

Ma anche in Polonia, o in Danimarca, è lo stesso: e così in tutti gli altri 10 pezzi d'Europa che non partecipano alla moneta unica, e tuttavia ne vivono i sussulti sulla propria pelle. I moniti dell'agenzie di rating e la nuova Eurozona che (forse) si delinea a Bruxelles tengono in ansia tutti. Anche quelli che più si sforzano di non darlo a vedere. La frase non detta è «non lasciateci soli».

La Polonia, per esempio, locomotiva che nell'ultimo trimestre ha visto il suo Pil crescere del 4,2%, lancia messaggi che vogliono essere rassicuranti ma hanno anche il tono dell'emergenza: «Il nostro Paese - ha detto ieri il suo primo ministro Donald Tusk - non solo ha deciso di non ostacolare gli sforzi compiuti per la zona euro, ma al contrario di sostenere tutti quei tentativi che ne accelerino il salvataggio, perché è questo l'obiettivo supremo».

Donald Tusk

E proprio questo, dice ancora Tusk, si può fare «attraverso un nuovo Trattato, cosa che noi preferiremmo, ma anche con un accordo internazionale, che può sembrare meno vantaggioso ma d'altro canto più rapido». In ogni caso, è importante «ritrovare la credibilità della zona euro»: e qualunque nuova soluzione escogitata dai 17 o dai 27 leader a Bruxelles «non deve escludere i Paesi fuori dalla zona euro che desiderino partecipare a questo processo».

A Londra, invece, tutta la discussione sulla necessità o meno di un referendum ruota intorno all'«EU Act», o Atto dell'Unione Europea. È il documento annunciato dalla Regina nel 2010 e che, come spiegano i testi ufficiali del Foreign Office, «assegna al popolo un maggior controllo sulle decisioni prese in suo nome dal governo o dalla Ue». Più precisamente, «l'EU Act assicura che se in futuro vi sarà un cambiamento ai Trattati europei che trasferisca un potere o un settore della politica dal Regno Unito alla Ue, allora il governo dovrà ottenere il consenso del popolo britannico in un referendum nazionale, prima che quell'atto possa essere concordato».

Margaret Tatcher

In questo modo, «vi sarà sui Trattati Ue un lucchetto-referendum di cui solo il popolo britannico avrà in pugno la chiave». Margareth Thatcher, nel 1992, disse quasi lo stesso con le parole pronunciate dal collega Disraeli, 120 anni prima: ciò che solo conta è «la salvaguardia delle nostre libertà costituzionali, delle istituzioni democratiche, e della responsabilità del Parlamento davanti al popolo britannico». Ai tempi di Disraeli la Ue non c'era, ma lo spirito nazionale non è forse cambiato molto.

 

DI PIETRO ACCUSA IL GOVERNO DI FREGARE I POVERI E CHIEDE ELEZIONI - BERSANI: “L’IDV RISCHIA DI ANDARE SOLA”

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Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

ANTONIO DI PIETRO

La fotografia di Vasto si è strappata: è il primo effetto del governo Monti nel centrosinistra. L'alleanza a tre, Bersani-Vendola-Di Pietro, infatti vacilla. Era inevitabile nel momento in cui il Pd è entrato in una maggioranza di cui fanno parte il Pdl e il Terzo polo, mentre Sel, fuori dal Parlamento, si schiera con la Fiom e la Cgil, e l'Idv, pur avendo dato il via libera parlamentare a Monti, annuncia che se verrà messa la fiducia non voterà la manovra economica.

bersani-di pietro

Ma è soprattutto tra Bersani e Di Pietro che volano accuse pesanti come mazzate. Il casus belli sono le parole pronunciate dall'ex magistrato nei confronti del governo: «Prende i soldi ai poveri cristi. Finita l'emergenza bisogna andare a votare, già in aprile». Dichiarazioni, queste, che non sono piaciute a Bersani, che vi ha letto l'evidente intento di mettere in difficoltà il Pd con il proprio elettorato e con la sinistra.

«Sono affermazioni che non condivido - spiega al Tg3 -. Se questa è la posizione di Di Pietro, andrà per la sua strada. A noi non interessa vincere sulle macerie del Paese, l'Italia prima di tutto. Se uno vuole mettere i suoi interessi personali prima dell'Italia, credo che ci saranno dei problemi nei rapporti». In (ritrovata) sintonia con Bersani, Casini: «Chi parla di elezioni è matto da legare».

VENDOLA DI PIETRO BERSANI

Di Pietro non tarda molto a reagire all'attacco di Bersani. Lo fa con parole ancora più dure: «Stupisce l'atteggiamento intimidatorio e ricattatorio dell'amico Pier Luigi, lontano anni luce dal paese reale che soffre. Dal governo Monti gli italiani si aspettavano misure eque, giuste e non norme dettate da banchieri, speculatori e proprietari dell'industria bellica. Invece di attaccare noi, provi a interpellare i suoi elettori e vedrà che è lui a rischiare l'isolamento dall'Italia reale».

BERSANI

Con queste frasi Di Pietro scopre il suo gioco: in ballo ci sono i consensi del popolo del centrosinistra. E la cosa ovviamente mette in difficoltà il segretario del Pd, che ha già i suoi guai a rassicurare elettori e militanti. Hanno parlato anche di questo problema nella riunione del coordinamento che si è tenuta l'altro ieri a tarda sera. E per ovviare ai malumori della base, Bersani, in quel consesso, ha invitato i dirigenti del partito a «ricordare ogni volta nelle nostre dichiarazioni che se si è arrivati a questo è per colpa del governo Berlusconi».

STEFANO Fassina

Dopodiché il segretario ha spiegato che i margini di manovra sono quelli che sono e che il Pd dovrà votare la manovra anche se non vi saranno significativi cambiamenti: «So che sono misure durissime, ma gli italiani capiranno che è giusto fare sacrifici». Infine, un altro suggerimento ai colleghi parlamentari: «Dobbiamo però dire con onestà quello che non va in questa manovra e dobbiamo farlo anche in futuro ogni volta che ci sarà un provvedimento che non ci convince».

crb18 antonio di pietro cesare damiano

Per il resto, il gruppo dirigente del Pd dà l'impressione di avere le mani legate. Anche se c'è chi scalpita. Ieri sera sia Stefano Fassina che Cesare Damiano hanno annunciato che aderiranno allo sciopero indetto dalla Cgil. È stato l'unico vero momento di tensione della riunione.

PAOLO GENTILONI - COPYRIGHT PIZZI

Paolo Gentiloni e Franco Marini hanno criticato con durezza questa presa di posizione. «È una follia», ha detto il primo. E l'ex presidente del Senato ha spiegato che il Pd «non può appoggiare il governo e scendere in piazza contro la manovra». Era un atteggiamento che si poteva avere fin tanto che c'era Berlusconi a Palazzo Chigi, ma ora sarebbe incomprensibile.

FASSINO CHIAMPARINO

Insomma, per una parte del Pd non si può pensare di trattare questo come un governo amico: «È il nostro governo». Una tesi che trova perfettamente d'accordo Sergio Chiamparino, che in mattinata spiega a qualche collega: «Dobbiamo lavorare, mattone per mattone, non metterci da una parte a guardare da una certa distanza quello che fa Monti, altrimenti il rischio è quello di rimanere isolati e di regalare questo governo a Berlusconi».

 

 

LA FIGLIA DELLE FORNERO È PROFESSORE NELLA STESSA UNIVERSITÀ DOVE INSEGNANO I GENITORI

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Da www.lospiffero.com

Ama cucinare, il suo piatto forte è il risotto, ma non è una grande forchetta. Si alza all'alba, cammina, legge libri, coltiva l'orto e, unico cedimento frivolo, va matta per i profumi. È una donna tosta, figlia di un operaio, una vera self made woman che si è fatta strada con tanto olio di gomito. Da studentessa secchiona disdegnava i "locali per giovani" e passava ore sui libri di ragioneria.

MARIO DEAGLIO FORNERO

Infine quella lacrima, arrivata come il cacio sui maccheroni, anzi la trifula sul risotto, ne ha scoperto persino l'animo sensibile. Grazie a biografie al limite dell'agiografico, di Elsa Fornero sappiamo tutto. O quasi. Già, perché se è nota la sua appartenenza a quel ceto accademico-bancario della liberal-gauche sabauda - a cui deve in gran parte i galloni di ministro del governo di "salute pubblica" - finora sconosciuto ai più è un dettaglio di famiglia che potrebbe creare qualche piccolo imbarazzo.

La vicenda concerne l'impiego della figlia, Silvia Deaglio, classe 1974, brillante ricercatrice in genetica medica, professore associato alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino, il medesimo ateneo in cui insegnano, ad Economia, i suoi augusti genitori, mamma Elsa e papà Mario Deaglio. E giusto per non rompere la tradizione del casato si è sposata con un alto dirigente di banca, Giovanni Ronca, responsabile dell'area Nord-ovest di Unicredit.

Ma a scatenare voci maliziose è l'incarico di "responsabile unità di ricerca" assegnatole dalla HuGeF, fondazione che ha come mission la ricerca di eccellenza e la formazione avanzata nel campo della genetica, genomica e proteomica umana.

fornero-monti

Una benemerita istituzione creata e finanziata dalla Compagnia di San Paolo, ente del quale la Fornero è stata vicepresidente (2008-2010) e per conto della quale è stata designata alla vicepresidenza della banca Intesa, carica lasciata solo dopo aver ricevuto la nomina ministeriale. Nulla di irregolare: di certo la dottoressa Deaglio è brava, titolata e competente. Eppure...

 


IN ONORE DI SANT’AMBROGIO, IL PATRONO DI TUTTI I MAGGIORDOMI, QUESTA RASSEGNA VA OGGI IN RETE IN EDIZIONE MILANO-CENTRO

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IL TEATRO LA SCALA DI MILANO

A cura di MINIMO RISERBO e PIPPO IL PATRIOTA (Special Guest: Dj SBD)

1- A.A.A...
In onore di Sant'Ambrogio, il patrono di tutti i maggiordomi, questa rassegna va oggi in rete in edizione Milano-centrica. Chiudete le narici, tenete a casa i bambini, indossate l'apposita mascherina anti-smog e calzate le scarpe anti-bava per prepararvi degnamente alla SOBRIA prima della Scala, con le sobrissime coppie Monti-Napolitano-Passera pronte ad essere omaggiate dalla grande libera stampa di Lorsignori.

MANIFESTO BENETTON A MILANO HU JINTAO E OBAMA

E se vi venisse in mente di salutarli con una sonora pernacchia, tenete conto che il Governo dei Sapientoni ha promesso ad Angelona Pretzel di aumentare l'accisa anche sulle pernacchie. Sulle altre emissioni umane, è già al lavoro il professor Clini.

Salvatore e Jonella Ligresti

2- L'EPOPEA DI DON SALVATORE (MILANO CAPITALE DEL NON-PROFIT)...
Milano con il cuore in mano. Milano che accoglie il siciliano. Specie se porta tanto grano. Salvatore Ligresti non passerà alla storia solo per aver trasformato il vecchio Parco Buoi dei piccoli azionisti in un Parco Cavalli per le figliole. No, l'inquietante pagnottino di Paternò e la sua Rispettata Famiglia ora ci spiegano a che cosa servono davvero le famose "charity".

ALESSANDRO PROFUMO JONELLA LIGRESTI old

Pizzicato dalla Consob, e in attesa che la Procura di Milano faccia le sue riflessioni sull'indagine aperta per ostacolo alle autorità di vigilanza, esce allo scoperto l'anziano signor De Filippo, che si concede una bella intervistona autopulente su Mf: "I Ligresti non c'entrano con il trust. Parla De Filippo il gestore del veicolo delle Bahamas che custodisce il 12% di Premafin.

Il professionista a Milano Finanza: "l'Ingegnere e i suoi figli non sono i beneficiari del fondo". Il passaggio chiave è il seguente: "Io conosco solo le categorie, ma non i nomi dei beneficiari. Le categorie sono enti non profit". E, pur non sapendo i nomi, De Filippo è magicamente in grado di escludere che tra questi ci siano i Ligresti. Diciamolo: non solo per il cognome, ma questo è un artista veramente.

PIERGAETANO MARCHETTI PAOLO MIELI GIORGIO NAPOLITANO

Alla luce dei pacchetti strategici detenuti dai Ligresti in Rcs-Mediobanca e Generali, al posto del "Don Giovanni" per la Prima della Scala avrebbero dovuto scegliere il "Don Salvatore".

3- NON FA SOSTA LA SUPPOSTA (MILANO DA PERETTE)...
"Scatta la stangata sulla benzina. Napolitano firma il decreto: "Evitata una catastrofe". La Fornarina del Canavese con casa a Courmayeur: "Sulla previdenza abbiamo usato l'accetta" (Repubblica, p. 1).

FORNERO

Si sveglia la Repubblica degli Illuminati e con un corsivo non firmato in prima pagina ("Lo scandalo delle frequenze") intima: "Il governo ha un'unica strada davanti a sé, coerente con la cultura del mercato e della concorrenza di Mario Monti: blocchi subito quella falsa gara gratuita e indichi (SIC! Ma chi l'ha scritta? Il ragionier Filini?) un'asta regolare".
Sulla Stampa, più che le notizie, in prima pagina vengono urlati a nove colonne gli alibi: "Erano a rischio gli stipendi". E poi, spazio alle caramellino: "Monti in tv. E Fornero: pronta a rivedere lo stop all'aumento delle pensioni".

Magris

Sul Cetriolo Quotidiano, saggiamente, occupano gli spazi lasciati liberi a sinistra dai concorrenti: "Caro Monti, l'equità dov'è? Colpite le pensioni da 1000 euro al mese. Benzina e gasolio, i prezzi alle stelle. Ici sulle prime case, ma non per il Vaticano. Mediaset, in regalo frequenze miliardarie" (p.1). E poi, bel pezzo di Giorgio Meletti: "Partito del cemento. I soldi per le opere inutili non mancano mai: due miliardi al Tav" (p.2).
E ora, passiamo dalla stangata alla pompa alla pompa della stangata

4- T'ADORIAM MONTI DIVINO (MILANO CAPITALE DEL LOGGIONE)...
Ieri sera, mentre nell'altra stanza le cameriere spazzolavano lo smoking di Lorsignori, Lorsignori guardavano Lorsignori in televisione e si trovavano molto Signori. Scrive oggi Claudio Magris, in prima sul Corriere: "Il nuovo governo presieduto da Mario Monti sarà giudicato a tempo debito in base al suo operato in questa situazione così difficile.

Patrizia Micucci

Ma bisogna già essergli molto grati per aver restaurato - con naturalezza, come se fosse la cosa più ovvia e doverosa del mondo, e infatti lo è - la civiltà dei rapporti, il rispetto tra avversari, quel tono signorile e civile che non è formalità, ma un modo di essere, di comportarsi, di vivere con gli altri. E' il tono che fa la musica".

Restaurati "rapporti civili", scomparvero i rapporti di forza?

cane_fabio

5- UNA SOLA GRANDE BANCA A CIELO APERTO (MILANO CON LA CARTA IN MANO)...
Allo scopo di sconfiggere una volta per tutte il riciclaggio mafioso e l'evasione fiscale di massa dei lavoratori autonomi, "la manovra riduce il limite per la tracciabilità dei pagamenti da 2500 euro a 1000 euro. Ma per la pubblica amministrazione la soglia scende a 500 euro" (Corriere, p. 6). Così dipendenti pubblici e pensionati la smetteranno di fare i mafiosi, creare fondi neri e, soprattutto, di non versare il giusto obolo di commissioni alle banche.

Tabacci e Passera

6- A MILANO NON SI PIANGE SUL LATTE FRANCESE (DOPO L'HAPPY HOUR, IL PILLOW TALK DEI BANCHIERI)...
"Per la scalata a Parmalat, otto manager sotto accusa. Convocati agli interrogatori dirigenti di Intesa, Socgen, Lazard. Inviti a comparire per aggiotaggio e insider trading" (Corriere, p. 36). Tra gli indagati ci sono Fabio Canè, responsabile dei progetti speciali nell'investment banking di Intesa Sanpaolo (ad esempio tra i manager più impegnati nell'operazione Cai-Alitalia) e Patrizia Micucci, responsabile dell'investment banking per l'Italia di SocGen, advisor di Lactalis che strutturò gli equità swap usati dai francesi per scalare il gruppo di Collecchio.

Carlo Salvatori

Canè e Micucci sono anche marito e moglie. Ma come ricorda Luigi Ferrarella, ecco che disse a maggio l'allora amministratore delegato di Intesa, Airone Passera: "Rimaniamo convinti che non ci siano stati comportamenti che hanno leso il nostro interesse".

Repubblica invece titola sul pezzo più grosso della collezione, l'ex bazoliano di ferro (e cattolicissimo) Carlo Salvatori: "Per la scalata a Parmalat la procura chiama Salvatori. Sarà interrogato sulla vendita del 15% a Lactalis. In un'agenda l'incontro con Passera. Nagel ha confermato la trattativa" (p. 27).

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7- GIORNALISMO DIVERSAMENTE ABILE
'C'è una norma in manovra (articolo 36) contro i conflitti d'interesse nelle banche che e' potenzialmente rivoluzionaria. Vero casino per la Galassia Mediobanca. E il Sole 24 Ore la mette nel dorso di finanza, taglio basso, con il titolo: "Le regole di Monti sui pluri banchieri". 40 righe in tutto. Mediobanca, Generali, Unicredit mai citate nei titoli. Leggendario, specie per un giornale che dice di occuparsi di economia e finanza. Ottimi pezzi, invece, su Mf e Cetriolo Quotidiano (p. 3).

8- FREE MARCHETT IN VIA SOLFERINO (MILANO E IL SUO FAMILISMO MORALE)...
Adorabile la consueta paginata del CorPera sul libro strenna dedicato a Milano e alle sue bellezze (Cronaca cittadina, p. 15). Ce ne propinano una ogni santo Natale. Ma chi è la sublime curatrice di questo sublime volume da 59 euro che tutti, banche, assicurazioni e fondazioni, comprano copiosamente?

Invito - 2010 Calendario Pirelli

Si chiama Roberta Cordani, cognata di don Flebuccio de Bortoli che ha sposato una Cordani. "Non è solo una passeggiata conoscere Milano", dice il titolo. Ha ragione, per conoscerla veramente, la passeggiata va fatta rigorosamente in famiglia

9- FREE MARCHETT DEL PIRELLINO (MILANO CON IL SUO PISTOLINO IN MANO)...
Squittisce perfino la Stampa di Mariopio Calabresi, di fronte alla statura cosmopolita della Milano dei salotti buoni buoni. "E' nudo e italiano il calendario Pirelli. Neanche un velo a coprire le dodici bellezze del 2012 per la prima volta ritratte da un fotografo del Belpaese" (p. 27). Indimenticabile pezzo di Maria Corbi, sobriamente inviata a New York per "l'evento".

 

 

È UNA MANOVRA CHE QUALSIASI SINISTRA NON VOTEREBBE. DA NOI TI SCOMUNICA SE NON PARTECIPI AL GIUBILO

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Andrea Scanzi per "Il Fatto Quotidiano.it"


C'è un ricatto che non ha mai smesso di andare di moda, dalle parti di una certa "sinistra" salottiera e garbata. E' quello secondo cui, se non sei di "sinistra" come loro, e al tempo stesso non ti dimostri nemmeno di destra, sei qualunquista.

L'assioma è tornato a valere, e volare, con il Governo Monti. Venerato da (quasi) tutti, in virtù non di virtù innegabili ma di una riflessione che chiunque non può confutare: anche un esecutivo di fagioli zolfini sarebbe parso più avvenente e condivisibile di quello di Berlusconi, Brunetta, Gelmini e Carfagna.

monti

Così, in nome del sempiterno menopeggismo, ci troviamo impantanati in un fastidioso cul de sac politico-giornalistico: o sei con Monti, "L‘uomo che sprizza umanità da tutti gli spinotti" (Crozza), e quindi assurgi al rango di responsabile che ama l'Italia; o sei un disfattista, populista e qualunquista. Un demagogo che si meritava Berlusconi e non capisce la drammaticità del presente.

Le misure di monti

La manovra è liberticida, ingiusta e classista. Il primo passo verso la morte dello Stato Sociale. Non occorre Engels per intuirlo (basta molto meno, anche solo essere Mussi). Ma non puoi dirlo. Non puoi scriverlo. Non puoi neanche pensarlo. E' anticostituzionale. Se lo fai, sei un irresponsabile totale che fomenta l'odio, cavalca l'indignazione facile e vive di utopie irrazionali (come se poi esistesse, "l'utopia razionale": se esistesse, non sarebbe utopia).

Viviamo il tragicomico paradosso, ottimamente rappresentato da quella iattura caricaturale che è il Pd, secondo cui non solo dobbiamo accettare le lacrime e il sangue: dobbiamo pure essere felici. Ed esibire somma gratitudine. Ieri era "bacia la mano che ruppe il tuo naso". Oggi è "ringrazia il braccio che ti elargisce (sobriamente) l'ombrello di Altan".

Chi non è con Monti, oggi, "sa solo criticare" (approccio sbagliato, certo, mai però quanto il "sapete solo sbagliare" dei polli d'allevamento piddini). Chi non è con Monti, oggi, "si stupisce per niente" (nessuno si stupisce, al massimo può capitare a Pigi Battista, ma un calcio negli zebedei fa male anche se lo prevedevi). Chi non è con Monti, oggi, non capisce che "è il tempo dei sacrifici" (nessuno lo nega, ma da qui ad accettare che a sacrificarsi siano solo gli stessi ce ne passa).

VIGNETTA MANNELLI - BERSANI E IL CETRIOLO DELLE MISURE DEL GOVERNO

Il Pdl aveva chiesto cose precise. Le ha ottenute tutte, Ici (con nuovo nome) a parte. Quindi fa bene a essere soddisfatto, anche se finge fastidio per smarcarsi dai cattivoni ora al governo e prepara la rimonta per il 2013 (con Priapino pronto a riscuotere alla cassa).

Il Pd aveva sussurrato ("preteso" sarebbe parola fuoriluogo) balbettii minimi. E' stato disatteso totalmente o quasi Adesso, però, non è che alza la voce. Figurarsi: si affretta a dire che "non è la nostra manovra, però la voteremo" (logica granitica). Perché loro - guai a confutarlo - hanno il senso dello Stato. Mentre gli altri sono dei trotzkisti qualunquisti.

bersani casini

Se si fosse andati al voto, il Pd avrebbe vinto e goduto (una volta tanto) di una legge elettorale schifosa (che nessuno cambierà in questi mesi: quindi tanto valeva votare subito). Non sarebbe stato il Governo - e il Parlamento - dei sogni, ma peggio di quelli attuali no di sicuro. Invece, così agendo e attendendo, ridesterà - per l'ennesima volta - Berlusconi e firmerà l'ennesimo harakiri. Harakiri probabilmente voluti, perché neanche Calloni sbagliava così tanto. E Berlusconi è funzionale non alla sinistra, ma a questa "sinistra".

Eppure, di pari passo con la propensione fantozziana all'harakiri, la sicumera piddina del "noi siamo nel giusto" non scema. Con il carisma da battipanni che gli è consono, Fra' Bersani è stato contestato da parte della claque su Facebook: buona cosa, gli elettori del Pd sono quasi sempre meglio di chi dice di rappresentarli, ma tanto lui non sa aprire Facebook e non lo scoprirà mai. Col cipiglio di chi non sa, Fra' Bersani ha quindi minacciato Di Pietro: O la voti o sei fuori. Democratico, no? No.

Berlusconi Alfano e Cicchitto appaludono Monti

Diciassette anni di berlusconismo hanno creato un cortocircuito tale per cui ormai anche il buon senso - e l'ovvio - divengono rivoluzionari. Financo eversivi.

E allora, sì, sarò (e qua e là saremo) eversivi. Qualunquisti. Populisti. Demagoghi. Saremo questo e quell'altro, ma la manovra fa schifo. Oggettivamente schifo. Così schifo che peggio di così era impossibile (se l'avesse fatta Berlusconi, la stessa gente che ora invita alla moderazione avrebbe scritto articolesse piccate).

E' una manovra banale e didascalica (toh, aumentare Iva e benzina: ci volevano quelli della Bocconi per concepire cotanta strategia). Colpisce i soliti poveracci e titilla lascivamente i potenti di sempre. Voto di fiducia, no Irpef, no patrimoniale, frequenze tv regalate, pensionati stangati, tassazione ridicola sui capitali scudati, Chiesa salvata: si scrive Monti, si legge Berlusconi.

La Fornero - noiosamente divinizzata per qualche lacrima, con un trasporto laico che neanche la Madonnina di Civitavecchia - avrà anche pianto con sincerità. Ma se era così consapevole di quanto facesse orrore la sua "riforma previdenziale", poteva esimersi dal concepirla. E chi è nato nel '52, tradisce ora desideri neanche troppo reconditi di farla piangere per motivi più concreti (però sobriamente, s'intende).

FULVIO ABBATE CON EVELINA MANNA

Madama Fornero, e i suoi guizzantissimi sodali vicini a banche e clero, hanno rovinato in un attimo la vita di milioni di italiani. E non basta dire "quanto ci dispiace" per indorare la pillola. Fa male lo stesso. Ancor più se si nota come, disgraziatamente, non sono state prese decisioni altrettanto pregne di "coraggio" su ciò che concerne missioni di guerra, patrimoniali (presunte) e beni della Chiesa. Vedi te le coincidenze.

E' una manovra che qualsiasi "sinistra" non voterebbe neanche sotto tortura. Perché iniqua, vessatoria, irricevibile. Da noi, invece, la "sinistra" non solo la vota ma ti scomunica - altro antico vizio dei tonni in salamoia miglioristi - se non partecipi al giubilo bipartisan. Mi va bene che la voti Casini. Va bene che la voti Lupi. Va bene che la voti il giovane vecchissimo Enrico Letta. Ma non va bene - quantomeno è incoerente - la pretesa che tra i tre soggetti, e relativi partiti, esistano differenze sostanziali (sì, anche questo è qualunquismo).

IL BIGLIETTO DI ENRICO LETTA A MARIO MONTI

Sarò e saremo demagoghi. Disfattisti, incazzosi e perennemente insoddisfatti. Ma è insultante sentire il Cardinale Bertone che blatera come "I sacrifici fanno parte della vita" (bene: comincia tu, che poi ti veniam dietro). Non è così peregrina la rabbia provocatoria di Fulvio Abbate su Teledurruti ("Elettore del Pd, non ti fai schifo?").

Ed è avvilente il ricatto di sempre: "Eh, ma allora tu rivuoi Berlusconi". Anche perché (conclusione tripartita). Punto primo: Berlusconi non ha bisogno di essere "rivoluto", poiché non se n'è veramente mai andato. Punto secondo: La copertina di Linus del "così vogliono Europa e mercati europei" è ormai lisa. Punto terzo: I tempi sono duri e con questa classe politica è arduo aspettarsi di più. Innegabile. Un conto però è constatarlo, giungendo all'amara constatazione che siamo immersi nel guano. Un altro è crogiolarsi - ilari e compiaciuti - nel letame. Stupendosi se qualcuno non partecipa al bizzarro giubilo melmoso.

Questo governo è quantomeno fosco (a meno che il menopeggismo sia ormai l'unico termometro democratico), questa manovra annichilente. E questa "sinistra", a metà strada tra il bolso e il fighetto, ha davvero sfrangiato con la sua incapacità pavida.

Se asserire tutto ciò è "populismo", e sia: tanti altri sono stati definiti tali. E avevano - lo ha decretato poi la Storia - molta più ragione dei "realisti". Nel grigio bivio tra qualunquismo ipotetico e masochismo inconsapevole, è forse meglio inseguire la terza via: quella dell'onestà intellettuale. Che va quasi sempre di pari passo col gusto salvifico di indignarsi personalmente. Che nessuno potrà mai toglierti.

 

OTTO MANAGER INDAGATI PER AGGIOTAGGIO E INSIDER TRADING PER LA SCALATA DI LACTALIS A PARMALAT

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Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

callisto tanzi

Otto inviti a comparire in Procura, per interrogatori fissati subito la settimana prossima, sono stati notificati ieri sera dalla Guardia di Finanza ad altrettanti indagati di aggiotaggio e insider trading nell'inchiesta che il pm Eugenio Fusco sta svolgendo sulle asimmetrie informative che avrebbero marcato la cessione in marzo da parte di tre fondi azionari esteri ai francesi di Lactalis del 15,3% di azioni Parmalat determinanti per il controllo del gruppo di Collecchio (poi perfezionato con l'Opa lanciata da Lactalis): blitz che portò i francesi al 29% (già sufficiente per la governance) e azzerò le velleità di Intesa di aggregare una ventilata cordata italiana per Parmalat.

Carlo Salvatori

L'ipotesi di aggiotaggio è contestata a quattro nuovi indagati, tutti rappresentanti legali dei fondi esteri Zenit, Skagen e Mackenzie; a Massimo Rossi, candidato dei fondi nella lista presentata il 18 marzo per il rinnovo del Cda di Parmalat; e al banchiere Carlo Salvatori (ex presidente di Unicredit e già vicepresidente di Mediobanca) quale presidente di Lazard Italia, advisor dei tre fondi azionari.

Per l'accusa i fondi, che ufficialmente affermavano al mercato di non avere alcuna intenzione di cedere le proprie quote in Parmalat, quantomeno dal 15 febbraio avrebbero invece comunicato a Intesa la disponibilità a vendere il proprio pacchetto, il 22 marzo ceduto in blocco (15,33%) a Lactalis.

cane_fabio

Insider trading è l'ipotesi di reato per Fabio Canè, responsabile dei progetti speciali nell'investment banking di Intesa San Paolo (ad esempio tra i manager più impegnati nell'operazione Cai-Alitalia); e per Patrizia Micucci, responsabile dell'investment banking per l'Italia di Société Générale, l'advisor di Lactalis che strutturò gli equity swap usati dai francesi per scalare il gruppo di Collecchio e poi curò la cessione a Lactalis da parte dei tre fondi esteri del decisivo 15,3%.

Canè e Micucci sono marito e moglie, e per un certo periodo si sono dunque ritrovati su fronti opposti nell'affare, rappresentanti di due cordate concorrenti davanti al medesimo venditore (i fondi). Ma se l'ipotesi di reato è la stessa, due e distinte sarebbero state le condotte a integrarlo.

Patrizia Micucci

Per ora si riesce ad afferrare quella di Canè, che per il pm tra il 18 e il 21 marzo avrebbe passato alla moglie informazioni sul prezzo al quale Intesa era disposta ad arrivare per rilevare il 15,3% di Parmalat dai fondi esteri: così avrebbe permesso ai francesi di Lactalis, in quel momento coadiuvati appunto dalla SocGen per la quale lavorava sua moglie, di formulare un'offerta a un prezzo appena superiore a quello ipotizzato da Intesa.

Corrado Passera Ad di Intesa San Paolo

«Rimaniamo convinti che non ci siano stati comportamenti che hanno leso il nostro interesse», aveva commentato in maggio l'allora amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, quando l'inchiesta era iniziata con le perquisizioni nella banca, in SocGen, al Crédit Agricole, in Lazard, e nelle società Brunswick e Image Building che si erano occupate della comunicazione dei fondi esteri e di Lactalis.

 

LITTORIO FELTRI INCARTA I RIVOLUZIONARI ANTI-POMPETTA AMMANSITI DAI SAPIENTONI A BOCCONI

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Vittorio Feltri per "il Giornale"

VITTORIO FELTRI

Adesso che la manovra ha azzannato il corpo sociale, si contano le ferite, e si leccano. Il governo tecnico si è comportato con astuzia: è riuscito a minimizzare gli effetti dei propri morsi spacciandoli per salutari e, in alcuni casi, usando un linguaggio morbido per descrivere la durezza del trattamento riservato ai cittadini. Prendiamo i carburanti. Aumenteranno di un botto, ma pochi finora se ne erano accorti: 11 centesimi al litro. E la supertassa sulle auto di lusso era pure passata inosservata, perché uno pensava: tanto a me non tocca, la mia vettura è media. Balle.

BLACK BLOC A ROMA

Praticamente qualsiasi macchina che non sia una utilitaria sarà penalizzata. Pochi esempi giusto per chiarire che qui non si scherza. Non scherza nessuno da quando Silvio Berlusconi si è dimesso. La satira è morta per mancanza della vittima preferita, non c'è un comico che strappi un sorriso, perfino Roberto Benigni non ha un tubo da dire, solo Fiorello diverte e si diverte perché, essendo un cavallo di razza, non ha bisogno del Cavaliere per fare ottimamente il suo lavoro. In meno di un mese l'Italia è cambiata.

Sono cambiati i costumi. Sono cambiate le reazioni benché la realtà sia sempre la stessa: quella di un Paese stremato dalla crisi, ingobbito sotto il peso di un debito pubblico senza eguali in Europa, impoverito da dieci anni di euro a suo tempo cambiato per 1936 lire e rotti (uno sproposito), paralizzato da un sistema politico antiquato, prigioniero di una Costituzione cucita su misura per gestire il dopo fascismo col terrore di un ritorno della dittatura.

BLACK BLOC IN AZIONE A ROMA

All'improvviso, ritiratosi Berlusconi, cui si attribuiva la responsabilità di ogni guaio nazionale, è tramontata la voglia di protestare, manifestare, incendiare, organizzare cortei. Tutto ciò che al governo precedente veniva impedito di fare da partiti litigiosi e insensibili all'interesse comune, è concesso invece a Mario Monti, al quale si rivolgono garbate critiche e molti incoraggiamenti a proseguire nell'opera di tosatura del gregge (le pecore siamo tutti noi).

Il lettore ricorderà quanto fossero attivi girotondi, popolo viola e affini che si riconoscevano nei dipietristi e negli internauti di Beppe Grillo. Ecco, che fine hanno fatto? Non urlano più. Non vanno in piazza neanche a bersi un caffè. Non si fanno notare. Hanno sciolto i gruppi? Hanno riconquistato la pace dei sensi?

Popolo viola a montecitorio

Sono spariti pure gli indignati, quelli che hanno occupato Roma un pomeriggio intero devastando ciò che stava loro intorno. Non si indignano più. Non sfilano più. Dispersi. Non gli frega nulla delle pensioni né delle tasse che, comunque, non pagano perché provvedono i genitori a versarle. Di precari si è smesso di discutere. Gli studenti hanno sospeso le ostilità forse perché il ministro Mariastella Gelmini si è ritirata a vita tranquilla.

SILVIO BERLUSCONI

L'Italia si è trasformata in un Paese pacifico, sobrio (come no?), attento ai conti pubblici e privati, forse terrorizzato dai tecnici. Sono maturati anche i sindacati? Hanno brontolato un po',ma si sono in fretta rassegnati. Giusto un paio d'orette di sciopero annunciato, roba piccola, simbolica, tanto per gettare fumo negli occhi dei lavoratori e dei pensionati.
Che pensare poi della signora Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil? Da lady di ferro a faccia di tolla: non strilla più, bela. E Monti può andare avanti per la sua strada lastricata di buone intenzioni. Attendiamo i risultati.

 

UN’EVASIONE AD ARTE (COL PENNELLO) - CONTESTATA UN'EVASIONE FISCALE DI 81 MILIONI DI EURO AL PITTORE CY TWOMBLY

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Radiocor -

Nella lista degli evasori totali scovati dalla Guardia di finanza quest'anno, e' entrato anche un nome eccellente dell'arte contemporanea: il pittore americano Cy Twombly, come apprende Radiocor, a cui i finanzieri del Comando provinciale della Capitale hanno contestato un'evasione fiscale di 81 milioni di euro. Al secolo Edwin Parker jr, Cy Twombly viveva in Italia, tra Roma e Gaeta, dagli anni Cinquanta. Twombly e' morto a Roma il 5 luglio scorso.

CY Twombly

Nel mirino delle Fiamme gialle erano finiti i proventi ottenuti dal commercio di opere d'arte nel nostro Paese. Il soprannome Cy, dal nome del grande giocatore di baseball Cy Young, venne adottato in onore del padre, che cosi' era soprannominato quando giocava come lanciatore nei Chicago White Sox.

Twombly e' considerato uno dei piu' importanti artisti dei nostri tempi. Le sue opere, improntate all'arte astratta, sono esposte nelle principali gallerie di arte moderna e contemporanea del mondo. I suoi dipinti arrivarono in Italia grazie al gallerista Lucio Amelio che nel 1965 apri' a Napoli, insieme al gallerista Pasquale Trisorio, la Modern Art Agency che ospito' alcuni tra gli artisti piu' importanti del panorama internazionale, Robert Rauschenberg, Mario Mertz, Jannis Kounellis, Keith Haring, Andy Warhol.

Cy Twombly fotografati a Sperlonga nel Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori

Nel 2009, in occasione dei suoi 80 anni, la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, che possiede una delle opere capitali del pittore, 'La caduta di Iperione', gli dedico' una importante retrospettiva.

 

6 MLN PER FULL MONTI E BU-NEO DOPO IL TGMINZO POI TUTTI A VEDERE LA FORNARINA FORNERO A “BALLARҔ

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Ornella Petrucci per "Il Velino"

In 6 milioni 368 mila telespettatori, con il 24,06 per cento di share, hanno visto ieri in prima serata su Rai3 "Ballarò", condotto da Giovanni Floris, incentrato sulla manovra, risultando il programma più visto della giornata. Tra gli ospiti il ministro Elsa Fornero.

MARIO MONTI DA VESPA

Su Rai1 la fiction "Tutti pazzi per amore 3" ha convinto 4 milioni 38 mila telespettatori e il 14,61 per cento di share. In particolare, ha realizzato: nel primo episodio 4 milioni 65 mila telespettatori e il 13,62 per cento di share; e nel secondo 4 milioni 10 mila telespettatori e il 15,78 per cento di share.

Su Canale5 il film tv "Il delitto di via Poma", con Silvio Orlando, ha raccolto 3 milioni 882 mila telespettatori e il 14,72 per cento di share. Su Rai2 "Castle" ha totalizzato 2 milioni 188 mila telespettatori e il 7,42 per cento di share. Su Italia1 il film "Cambia la tua vita con un click", di Frank Coraci, con Adam Sandler, ha ottenuto 2 milioni 57 mila telespettatori e il 7,52 per cento di share.

Tutti pazzi per amore 3

Su Rete4 "Law & Order: Unità Speciale" ha registrato un milione 543 mila telespettatori e il 5,42 per cento di share. Su La7 "Sos Tata" ha interessato: nel primo episodio 600 mila telespettatori e il 2 per cento di share; nel secondo 503 mila telespettatori e l'1,94 per cento di share; nel terzo 467 mila telespettatori e il 3,05 per cento di share.

FORNERO E CROZZA A BALLARO'

In access prime time è stato seguito da 6 milioni 83 mila telespettatori, con il 21 per cento di share, lo speciale "Porta a Porta" con ospite il presidente del Consiglio Mario Monti che ha spiegato il Decreto Salva-Italia agli italiani. Su Canale5 "Striscia la notizia" ha raccolto 5 milioni 882 mila telespettatori e il 20,06 per cento di share. Su La7 il talk "Otto e mezzo" ha registrato un milione 646 mila telespettatori e il 5,71 per cento di share.

In seconda serata il talk di Bruno Vespa, "Porta a Porta", incentrato sulla manovra, in onda dalle 23.21, ha raccolto 2 milioni 419 mila telespettatori e il 23,67 per cento di share. Su Canale5 "Matrix", trattando lo stesso tema, in onda dalle 23.37, ha raccolto 761 mila telespettatori e il 9,80 per cento di share. Su Rai3 "Boris", in onda dalle 23.32, ha ottenuto un milione 179 mila telespettatori e l'8,74 per cento di share.

Su Rai2 "Novantesimo Minuto Champions", in onda dalle 22.37, ha interessato 956 mila telespettatori e il 4,29 per cento di share. Su Rete4 il film "Attacco al potere", di Edward Zwick, con Annette Bening, Denzel Washington e Bruce Willis, in onda dalle 22.58, è stato visto da 719 mila telespettatori, con il 5,97 per cento di share. Su Italia1 l'iTunes Festival, in onda dalle 23.26, ha coinvolto 310 mila telespettatori, con il 2,99 per cento di share. Su La7 "(Ah)iPiroso", in onda dalle 0.27, ha registrato 93 mila telespettatori e l'1,55 per cento di share.

mentana vespa

Sul fronte dei tg delle 20: il Tg1 ha raccolto 5 milioni 786 mila telespettatori e il 22,11 per cento di share; il Tg5 ha ottenuto 5 milioni 289 mila telespettatori e il 20,28 per cento di share; il TgLa7 ha realizzato 2 milioni 490 mila telespettatori e il 9,47 per cento di share. Alle 20 su Rai3 "In mezz'ora la crisi" ha registrato un milione 529 mila telespettatori e il 5,89 per cento di share.

il delitto di via poma-fiction-canale 5

Nel preserale il programma di Carlo Conti, "L'eredità", ha realizzato: nella "sfida dei 6", in onda dalle 18.49, 4 milioni 39 mila telespettatori e il 21,61 per cento di share; nella parte finale, in onda dalle 19.46, 5 milioni 196 mila telespettatori e il 22,46 per cento di share. Su Canale5 il programma di Paolo Bonolis, "Avanti un altro!", in onda dalle 19.05, ha registrato 4 milioni 394 mila telespettatori e il 21,68 per cento di share. Su La7 "G' Day", in onda dalle 19.21, ha ottenuto 592 mila telespettatori e il 2,80 per cento di share.

Nel pomeriggio bene su Canale5 "Beautiful", in onda dalle 13.41, con 3 milioni 542 mila telespettatori e il 20,04 per cento di share; e "Cento Vetrine", in onda dalle 14.11, che ha riportato il 21,40 per cento di share, con 3 milioni 464 mila telespettatori. Infine nelle 24 ore Rai1 si è aggiudicata lo share più alto con il 19,20.

 

LA CARFAGNA SPUTTANATA VIA TWITTER DAL PD ANDREA SARUBBI: “VIENE IN COMMISSIONE SOLO PER LA DIARIA”

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J. I. per "la Stampa"

andrea sarubbi - Copyright Pizzi

Un'ex ministra viene accusata da un collega di fare la furba, firmare la presenza in commissione Affari sociali e andarsene. Un deputato come lei la accusa su twitter. Lei nega tutto. Nell'Italia lacrime (ministeriali) e sangue (popolare), è comunque vicenda esemplare.

Andrea Sarubbi, del Pd, non ha il minimo dubbio: «Se vi dicessi che un ex ministro viene in commissione Affari Sociali, firma la presenza per la diaria e se ne va, ci credereste?». Fuori i nomi, gli chiedono. Li fa senza problemi: «Se coprissi qualcuno non avrei denunciato. Era per il pathos. Comunque è la Carfagna. Bastava cercare sul sito della Camera».

MARA CARFAGNA

Lei è gentilissima, al telefono nega tutto, dice che sono «le solite stupidaggini contro di me», parla di «pregiudizi», ricorda che «se ne sono dette tante su di me». Invita a chiedere «al mio capogruppo in aula, vi potrà confermare tutto», e racconta così la storia: «Era la mia seconda seduta in Commissione affari sociali. La prima l'ho seguita integralmente, la seconda parzialmente, sono andata via mezz'ora prima della fine».

Su Twitter aveva risposto a Sarubbi che «bastava leggersi i regolamenti parlamentari» per evitare «l'ennesimo gossip». Lui però non arretra: «Non mi offendo con la Carfagna, con Berlusconi abbiamo imparato che il concetto di gossip è piuttosto elastico. Non costringermi a risponderti, Mara, per te è più dignitoso».

LITE SARUBBI CARFAGNA SU TWITTER jpeg

Per la cronaca, ai deputati che superino il 50 per cento delle assenze in commissione viene decurtata la diaria di 300 euro. Un appannaggio che, dopo recente decurtazione, risulta di misere tremila cinquecento euro al mese. A un passo dalle pensioni minime.

 


MINZO PRONTO A VOLARE A NEW YORK NELLA POSTAZIONE LASCIATA LIBERA DA DI BELLA

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1- MONTI INCONTRA LA LEI: SI CERCA IL SOSTITUTO...
Da "Libero"

SCALFARI-MAURO-GARIMBERTI

Prima ha cercato di dissimulare, anzi di depistare i colleghi che lo stavano aspettando negli studi della Rai di via Teulada, dicendo di non essere affatto emozionato per la prima volta da premier a Porta a Porta. Poi, però, Mario Monti non è riuscito a celare le ragioni de suo arrivo anticipato negli studi televisivi. Ad accogliere il premier, infatti, c'erano il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il direttore generale di viale Mazzini, Lorenza Lei.

napolitano junior garimberti foto mezzelani gmt

I tre si sono appartati in una delle stanze dello stabile, probabilmente per un mini vertice sulla Rai e sulla conduzione del Tg1, in vista del consiglio di amministrazione dei prossimi giorni. Il rinvio a giudizio di Minzolini rischia di creare dei seri imbarazzi all'esecutivo, così come ai vertici dell'azienda. La ricerca di una soluzione condivisa, che accontenti tutti, viene auspicata sia da viale Mazzini sia da Palazzo Chigi,che non ha certo in cima alla lista delle priorità la Rai, ma non può disconoscere quanto sta accadendo.

MINZOLINI FERRARA RAI

E a Monti, essendo in forte sintonia con il Quirinale, non dispiace affatto vedere Mario Calabresi alla guida del Tg1, oppure Alberto Maccari, considerato da tutti un uomo di garanzia per stabilizzare il telegiornale dell'ammiraglia Rai

GARIMBERTI E LORENZA LEI

2- MINZOLINI RINVIATO A GIUDIZIO «INDIGNATO, MASI PUSILLANIME» - ACCUSA DI PECULATO. RAI PARTE CIVILE. LA DIFESA DEL PDL...
Lavinia Di Gianvito per il "Corriere della Sera"

La restituzione dei soldi non è servita. Augusto Minzolini è stato rinviato a giudizio per peculato e il processo inizierà l'8 marzo. «Sono indignato», protesta il direttore del Tg1.

Ce l'ha «con la Procura, che non ha verificato le procedure» adottate in viale Mazzini. Ma soprattutto con l'ex dg: «In questa vicenda Mauro Masi è stato un pusillanime». Minzolini è convinto che l'inchiesta abbia lo scopo di farlo cacciare: «La Rai mi ha richiesto il denaro due settimane prima del 14 dicembre 2010, il giorno in cui sarebbe dovuto cadere Silvio Berlusconi». E una delle denunce, ricorda il direttore, «è stata presentata da Antonio Di Pietro».

minzolini - zavoli

Nell'udienza davanti al gup Francesco Patrone il procuratore aggiunto Alberto Caperna ha accusato il giornalista di aver speso 65.341,33 euro di troppo tra luglio 2009 e novembre 2010. Non per le trasferte, autorizzate da Masi, ma per i ristoranti, frequentati in Italia e all'estero anche nei giorni di riposo. La Rai, che ieri ha partecipato solo come parte offesa, ha annunciato che al processo si costituirà parte civile «per il danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale».

MINZOLINI

Minzolini si difende. Sostiene di non aver rubato nulla poiché, in base a una circolare emanata nel 2003 dall'allora dg Flavio Cattaneo, i direttori dei telegiornali non sono tenuti a rivelare l'identità degli ospiti: è sufficiente come giustificativo «pranzo privato». «Ho mandato le ricevute fin dall'inizio e per due anni non è successo nulla - sottolinea il giornalista -. L'amministrazione Rai è un po' confusa, perciò quando mi hanno richiesto i soldi li ho restituiti senza fare nemmeno un controllo». Il gesto non è servito a evitargli il processo considerato che, dal punto di vista giuridico, il reato era stato già commesso. Però il giornalista rivendica la sua buona fede: «Avevo un tetto di 5.200 euro al mese con la carta di credito e non l'ho mai superato, a volte non ci sono arrivato neanche».

SILVIO BERLUSCONI GABRIELLA GIANMANCO AUGUSTO MINZOLIN

Per i difensori, gli avvocati Franco Coppi e Carlo Pandiscia, «l'accusa di peculato è infondata». I legali ritengono che al processo potranno dimostrare «l'insussistenza in fatto e l'impossibilità» del reato contestato «in punto di diritto». Intanto la restituzione del denaro «ancora prima che si avesse notizia dell'esistenza del procedimento penale» ha convinto la Corte dei Conti ad archiviare l'azione contabile: «Si è così riconosciuto - osservano gli avvocati - l'inesistenza di qualsiasi danno per l'azienda».

Berlusconi, Masi e Minzolini

Il rinvio a giudizio di Minzolini divide la politica. L'ex opposizione gli chiede di dimettersi, l'ex maggioranza lo difende. Tra gli altri, il senatore del Pd Vincenzo Vita ritiene ormai «ancora più inopportuno» che il giornalista resti alla guida del Tg1: «Siamo di fronte all'ultima pagina di un lungo libro fatto di débâcle editoriali, crolli di ascolto, faziosità da Minculpop», sottolinea il parlamentare. Anche Antonio Di Pietro sostiene che «ragioni di opportunità, di buona creanza e di rispetto delle regole dovrebbero imporgli di farsi da parte». Altrettanto brusca Flavia Perina (Fli): «Ci aspettiamo una lettera di dimissioni entro poche ore».

MINZOLINI E BERLUSCONI

Al contrario, per Fabrizio Cicchitto, Pdl, «è evidente il tentativo di eliminare Minzolini dalla direzione del Tg1 ricorrendo allo strumento giudiziario». Il giornalista sarebbe vittima di una manovra ideata, sostiene Maurizio Gasparri, «da chi nel centrosinistra ha cercato in ogni modo di farlo fuori».

Mario Calabresi in Hotel Patria


3- IPOTESI SEDE DI NEW YORK - E SI APRE LA CORSA AL TG1...
Paolo Conti per "Il Corriere della Sera"


Lunedì il consiglio di amministrazione Rai si riunirà con una convocazione straordinaria voluta dal presidente Paolo Garimberti sul caso Minzolini. Non se ne parlerà oggi perché tecnicamente non è all`ordine del giorno. E con ogni probabilità lunedì il direttore generale Lorenza Lei proporrà al cda di nominare l'attuale direttore del Tg1 corrispondente Rai da New York: è ancora libero il posto lasciato da Antonio Di Bella quando venne nominato direttore di Raitre (prima ancora c`era Giulio Borrelli, ex direttore del Tg1).

grg28 alberto maccari stefano ziantoni rino fisichella casa23 alberto maccari vice tg1

Sul tavolo, Lorenza Lei ha l`articolo 3 della legge n. 97 del 27 marzo 2001: se un dipendente pubblico «o di enti a prevalente partecipazione pubblica» (la Rai) viene rinviato a giudizio per peculato, va trasferito a incarico diverso «con attribuzione di funzioni corrispondenti, per inquadramento, mansioni e prospettive di carriera». New York è sede occupata da ex direttori, e per la Rai è una nomina in linea con la legge. Dice già Antonio Verro, consigliere di amministrazione di area Pdl: «Prendo atto delle decisioni della magistratura e attendo di valutare le proposte del direttore generale».

Nessuna difesa a tutti i costi della direzione Minzolini al Tg1 che parla di «operazione per farmi saltare dalla direzione». Nonostante la solidarietà di Angelino Alfano, segretario Pdl: «Minzolini ha sempre svolto con competenza e linearità il suo lavoro, chiarendo prontamente la sua posizione alla direzione generale della Rai». Alla Rai tira un`aria diversa, soprattutto dopo che Lorenza Lei ha deciso che l`azienda si costituirà parte civile contro Minzolini. Atto non dovuto ma intenzionalmente scelto per dare un segnale inequivocabile all`intera Rai.

FABRIZIO FERRAGNI CARLOTTA MANNU AGRESTI FESTUCCIA FERRAGNI PIZZI CARLOTTA MANNU

Chi sarà il nuovo direttore del Tg1? Verro immagina «una soluzione interna, e credo sarebbe difficile accettare il contrario».

Nel centrodestra circolano i nomi di Antonio Preziosi, direttore del Giornale Radio, Alberto Maccari, ora alla Tgr e fino a ieri a un passo dalla pensione: le nuove regole previdenziali lo restituiscono al suo lavoro. E Fabrizio Ferragni, vice di Minzolini. Nel caso di scelta esterna, si parla di Mario Sechi, direttore de Il tempo.

antonio preziosi

Ma nel centrosinistra Nino Rizzo Nervo contesta: «Inaccettabile una successione automatica "di area", il Tg1 dopo questa crisi merita una soluzione di altissimo profilo». Ieri il presidente Paolo Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei hanno parlato per 45 minuti con Mario Monti a via Teulada, prima di «Porta a Porta».

Con ogni probabilità avranno discusso di conti, soprattutto dell`evasione del canone al 26,9% che provoca ogni anno un buco di 500 milioni di euro che potrebbero, anche in quota molto ridotta, ripianare i 360 milioni di euro di indebitamento con cui la Rai chiuderà il 2011.

 

IL BANANA SVENDUTO! - A SAN GREGORIO ARMENO, TRA I PASTORI DEL PRESEPE NAPOLETANO, NON POTEVA MANCARE BERLUSCONI FINITO

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Januaria Piromallo per Oggi

BERLUSCONI A SAN GREGORIO ARMENO

Non poteva mancare un Berlusconi, afflitto e dimissionario, questuante e inginocchiato davanti all'austero Monti, versione pastorello. E, dopo la caduta del governo a prezzo scontato, diciamo la metà, da 40 euro a 20. Marco Ferrigno, il maestro presepaio napoletano più famoso di San Gregorio Armeno, non ha rinunciato alla goliardata di mettere anche quest'anno l'ex premier sul presepe.

BERLUSCONI A SAN GREGORIO ARMENO

E' così dopo il Berlusca bunga bunga, con la sua corte dei miracoli di escort e di olgettine, il Silvio di terracotta è adesso in altra compagnia, dei suoi ex alleati, Sarko' e la Merkel che lo guardano con ghigno sornione. Pastore commemorativo con tanto di aureola anche per Steve Jobs, il deus ex machina dell'Apple.

 

 

ALE-DANNO S’IMPICCA ALL’ALBERO DI NATALE: RIMOSSO IL “CONO” ECOLOGICO AL POSTO DELL’ABETE DI PIAZZA VENEZIA

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1- STELE OMBRELLO E SIGARETTA, È LA METAFORA DEI TEMPI TRISTI...
Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"

Un ciclope ha rovesciato un cono gelato l'altra notte a piazza Venezia, e quando l'hanno visto hanno pensato di usarlo come albero di Natale. No, è un omaggio a Mario Monti, c'è un'agenzia di stampa che lo definisce «sobrio». No, è un simbolo islamico. È un cuneo fiscale. È una versione neoclassica dell'ombrello di Altan.

Laura Rossi ed Eleonora Daniele

E' una torta nuziale al risparmio, è un mausoleo di qualcosa; è peggio della statua di Wojtila a Termini; guarda, pure Facebook è in rivolta. S. ha appena scritto «ma che si fumano al Comune?», e in effetti sembra un po' una gigantesca sigaretta illegale spenta nel mezzo dell'aiuola. Ieri mattina al Corriere, redazione privilegiata con affaccio su piazza Venezia, la fantasia galoppava.

Ieri pomeriggio, il Non-Albero aveva fatto il miracolo: una redazione, una cittadinanza, una classe politica litigiosissime erano compatte e concordi: nel bocciare un'installazione natalizia veramente brutta, e neanche natalizia.

Perché intristisce gli appassionati del Natale, non essendo un albero. Deprime i patrioti, lo vedono come un cippo funebre ornato dal tricolore genere «Qui giace l'Italia, 1861-2011», e c'è il rischio che qualcuno lo prenda sul serio. E viene preso sul serio (causa effetto-marmo ed effetto-pendant con l'Altare della Patria) da molti turisti.

GIANNI ALEMANNO

Ieri lo fotografavano numerosi; e si teme sia già sulle bacheche online di mezzo mondo come tipico monumento romano, e non è una bella cosa. Ovviamente, già da fine mattinata il Non-Albero non aveva più padri né sostenitori. Probabilmente, è giusto così. E' chiaramente un prodotto dell'inconscio collettivo.

Della generale sensazione che il prossimo non sarà un Natale allegro (secondo l'economista Nouriel Roubini, detto il Dottor Rovina, per gli italiani sarà il peggiore dalla Seconda guerra mondiale). Della scarsa voglia di entusiasmarsi e festeggiare. Della crescente incapacità di sperare, o quanto meno di illudersi, o perlomeno di prendere atto del prossimo Solstizio d'inverno, comprensivo di giornate che cominceranno ad allungarsi.

Il risultato è il Non-Albero, niente rami con festoni e palline colorate, solo un cono tra il bianco e il grigiastro, grande, appuntito, simbolicamente inquietante.

Visto il clamoroso insuccesso, pare verrà tolto e sostituito con un albero vero, «tradizionale» come ha detto il sindaco Alemanno o forse solo normale. Ma il trauma sociale ormai c'è stato; quelli che lo hanno visto, ricordando questo dicembre impegnativo, penseranno a quel Non-Albero così brutto e così maldestramente evocativo di tante cose, forse (e comunque illuminato è bello, e forse anche questa è una metafora, vai a sapere).

2- PIAZZA VENEZIA, SMONTATO IN 24 ORE L'ALBERO DELLA DISCORDIA
Alessandra Paolini per "la Repubblica - Roma"

Stefano Pedica

Doveva essere ecologico, patriottico, un abete che celebrasse degnamente i 150 d'Italia e il Natale. Questo nell'idea originale, ma nei fatti l'albero "spuntato" ieri mattina in piazza Venezia commissionato dal Campidoglio è stato un grattacapo in più per il sindaco, che inevitabilmente ha riportato a galla quel pasticcio della statua di Wojtyla messa davanti alla stazione Termini, molto poco assomigliante al santo Padre e fonte per mesi di una valanga di critiche. Tanto da convincere anche il primo cittadino, alla fine di estenuanti polemiche, ad apportare delle modifiche da parte dello stesso artista-creatore.

Alemanno invece, si è convinto subito. "Mamma quanto è brutto", sembra abbia detto passando di buon mattino davanti all'albero andando al lavoro nel suo studio con affaccio sui Fori. In effetti, quell'abete, che può piacere o no, è tutto meno che un tipico esemplare di conifera.

Sui generis, diciamo: un cono bianco ricoperto da un materiale morbido e sintetico, infiocchettato da una fascia tricolore che la sera dell'8 dicembre avrebbe dovuto illuminarsi totalmente insieme alle luminarie di via del Corso. "E' stato scelto dalla ditta che ha realizzato anche tutto il resto delle decorazioni ma, devo confessare - ha spiegato il sindaco - che anche a me non piace". E da lì l'ordine: "Rimuovetelo, rimpiazzatelo con un altro".

Così ieri sera verso le 21,30 una gru ha provveduto a toglierlo di mezzo. Verrà rimpiazzato con uno vero: in tronco e rami ricoperto da decorazioni verdi, bianche e rosse. "Sarà un abete di diciannove metri che arriverà dalla Toscana", promettono dal Campidoglio.

ALBERO DI NATALE DI ALEMANNO PIAZZA VENEZIA A ROMA

Ma l'abete che verrà non ha tolto però di mezzo le polemiche. I primi a criticare l'albero sono stati i consiglieri del Pd che lo avevano definito "un mausoleo" e "una vera bruttura".

"Definirlo un albero - ha detto Paolo Masini - è un eufemismo visto che si tratta di un cono rovesciato di materiale sintetico con intorno una banda tricolore con un verde che sembra blu e che perciò lo fa assomigliare più alla bandiera francese che a quella italiana. Speriamo che il Comune si renda conto dello scempio natalizio che ha posizionato nella piazza più importante di Roma". Lo ha piazzato in cima "alla classifica del cattivo gusto", il senatore dell'Idv Stefano Pedica.

Non è una questione di bellezza o bruttezza, invece per Alessandro Onorato, capogruppo dell'Udc in Campidoglio piuttosto "è sconvolgente che il sindaco di Roma non sappia quello che succede nella sua città. Dalla nuova piazza San Silvestro all'orrida a statua di Giovanni Paolo II a Termini, fino al cono di Natale davanti all'Altare della Patria: è inaccettabile che in questi casi di grande valore simbolico il sindaco non si preoccupi di verificare i progetti prima dell'installazione. Alla fine ci è andata anche bene: con questi presupposti invece del cono poteva esserci anche di peggio".

ANGELO BONELLI

L'albero "rinnegato" da Alemanno per il consigliere provinciale pd Giuseppe Lobefaro "è testimonianza della confusione che alberga in Campidoglio dove ognuno fa come gli pare, senza una regia e un governo autorevole, dove abbondano sprechi, ripensamenti e inutili costi per la collettività".

Gli unici a rimpiangere il cono di Natale i verdi. Così Angelo Bonelli su Twitter: "Troviamo queste polemiche surreali e sciocche. Se vogliamo dirla tutta, meglio un albero artificiale che un abete di 20 metri tagliato dalle Alpi. Penso che sia anche un segnale importante ai cittadini che il Natale si può festeggiare promuovendo e sostenendo una pratica ecologica, senza estirpare abeti veri, che è meglio lasciare dove sono".

3 - IL CAMPIDOGLIO COMMISSIONA IL LAVORO ALLA LAURA ROSSI INTERNATIONAL
Dall'articolo di Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera - Roma"

Ma la «Lucifesta» come è entrata in contatto col Campidoglio?
«Tramite una persona, che ci ha commissionato il lavoro».

Si tratta di Laura Rossi, imprenditrice, che ha ideato «Roma si mette in luce», progetto che ha come partner Comune, Aeroporti di Roma, Grandi Stazioni e Fondazione Roma, come sponsor Atac, Acea, Zètema, Camera di Commercio, Roma città Natale ed è realizzato in collaborazione con la Confesercenti. Il tema è il 150esimo dell'Unità d'Italia, e dentro al progetto ci sono l'albero di piazza Venezia, le luminarie di via del Corso, di Fiumicino e della stazione Termini. La Rossi è la stessa che - ad aprile - organizzò la mostra fotografica per Wojtyla.

statua wojtyla foto gmt

Per «Roma si mette in luce», la «Laura Rossi International» ha avuto un affido diretto da 800 mila euro: 200 mila messi dal Comune, il resto dagli altri soci. L'albero, martedì sera, è stato acceso: e, subito dopo, lo hanno smontato.

4 - L'AZIENDA SI DIFENDE: "IL COMUNE SAPEVA, COSTA 25MILA EURO" - "ADESSO METTEREMO L'INSTALLAZIONE IN UN'ALTRA PARTE DELLA CITTÀ, UN PECCATO"...
Alessandra Paolini per "la Repubblica"

Pronto? La Lucifeste group di Pomigliano d'Arco?
"Sì siamo noi, Alessandro Cardito per l'esattezza, il portavoce dell'azienda".

Volevamo parlare dell'albero di Natale, quello che avete messo in piazza Venezia, di fronte all'altare della Patria.
"Cosa volete dirci? Che è brutto?".

A dirlo è il sindaco Alemanno e anche l'opposizione.
"Sì lo so. E sono amareggiato, dispiaciuto... non pensavo che il nostro abete suscitasse tante critiche. Certo, non è tradizionale ma è originale ed ecologico".

Ma Alemanno ha detto che a lui piacciono gli abeti tradizionali, quelli con le palline colorate.
"Strano che non sapesse come fosse. A settembre abbiamo mandato bozzetti, disegni e persino abbiamo illustrato al suo staff alcuni simulazioni. Mi sembra strano che lui fosse all'oscuro di tutto".

Ed era piaciuto?
"Tantissimo, altrimenti non lo avremmo creato, mica siamo matti".

Però ora si dice che sia un cono di Natale più che un abete.
"Guardi, noi siamo una società certificata, facciamo da anni le luminarie e l'albero per la città di Salerno in gemellaggio con Torino che organizza Luci d'artista. E le assicuro che non abbiamo mai ricevuto critiche anzi".

Per ora i romani lo hanno visto solo di giorno. Com'è di notte illuminato?
"Bellissimo a mio avviso, un cono luminescente con i colori della bandiera d'Italia a decorarlo".

Forse il sindaco avrebbe dovuto vederlo in questo modo.
"Credo di sì, invece ha deciso subito di eliminarlo".

Quanto è costato?
"La commessa per tutte le luminarie del centro, da via Condotti a via Borgognona, comprese quelle che si accenderanno domani in via del Corso, è stata di 800 mila euro. L'abete, è costato intorno ai 25.000".

E ora che si fa? Si butta?
"Sarebbe uno spreco. Mi è arrivata voce che lo piazzeranno in un altro punto della città. Sarebbe davvero un peccato non utilizzarlo".

Vi occuperete voi del " sostituto"?
"Ma non ci pensiamo proprio...".

 

VERTICE RISERVATO MONTI-SCHIFANI-FINI - LA MANOVRA HA DUE RELATORI: UNO DEL PD E UNO DEL PDL

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1. IPOCRISIE...
Jena per "La Stampa"
- I politici sono molto scontenti di Monti ma molto grati a Napolitano che l'ha nominato.

2. MANOVRA: VERTICE RISERVATO MONTI-SCHIFANI-FINI...
(ITALPRESS) -
Il presidente del Consiglio Mario Monti, secondo quanto si apprende, e' riunito in un vertice riservato con i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. È probabile che la riunione sia dedicata ai tempi di approvazione della manovra nei due rami del Parlamento. All'incontro prende parte anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Pietro Giarda.

MONTI DA VESPA

3. MANOVRA: I RELATORI SONO DUE, LEO (PDL) E BARETTA (PD)...
(Adnkronos)
- Due relatori per la manovra del governo Monti. Una necessita' dovuta all'ampia maggioranza che sostiene il governo: sono Maurizio Leo (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd).

4. PUBBLICO IMPIEGO SCIOPERA 8 ORE 19 DICEMBRE...
(ANSA)
- I lavoratori del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil sciopereranno per l'intera giornata lunedi' 19 dicembre. La protesta e' stata decisa contro la manovra correttiva. Nel settore privato lo sciopero e' stato proclamato per tre ore il 12 dicembre.

MARCEGAGLIA ANGELETTI BONANNI CAMUSSO

5. BINDI,BENE INIZIATIVA SINDACATI,RICHIESTE GIUSTE...
(ANSA)
- ''Questa e' una buona notizia e pensiamo anche che alcune richieste dei sindacati siano giuste''. La presidente del Pd Rosi Bindi commenta cosi' la decisione di Cgil, Cisl e Uil di scioperare insieme per contestare la Manovra. ''Non lo dico per sostenere il vantaggio di una parte politica rispetto ad un'altra ma perche' - sottolinea Bindi - ritengo che alcune richieste siano giuste per difendere i lavoratori, i pensionati e le famiglie italiane''.

GUIDO PODESTA PRESIDENTE PROVINCIA MI

6. PODESTA', DIMOSTRERO' A NAPOLITANO CHE E' ERRORE ABOLIRE PROVINCE...
(Adnkronos)
- ''Questa sera presentero' al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno studio della Bocconi che dimostra come sia un errorre chiudere le Province''. Ad annunciarlo e' il presidente della Provincia di Milano Guido Podesta' che questa sera, in occasione della Prima della Scala, incontrera' il Capo dello Stato. A margine della visita di Napolitano alle Gallerie d'Italia dove e' allestita una mostra sulle grandi opere dell'800 della Fondazione Cariplo, Podesta' ha sottolineato come la chiusura delle Province, di fatto, ''fa aumentare i costi. Il metodo che e' invece interessante e' fare ragionare sulla loro riformulazione. Sull'abolizione delle Province c'e' un preconcetto perche' e' dimostrato dallo studio della bocconi l'efficienza delle Province.

bertone_b_napolitano

7. STIFFONI (LEGA):BERTONE LODA PERCHE' BENI CHIESA NON COLPITI?
(il Velino/AGV) -
''Con tutto il rispetto per il cardinal Bertone, ma plaudire a questa manovra non va certo nella direzione della dottrina sociale della Chiesa. Non mi sembra che questa manovra colpisca, piuttosto, i beni della Chiesa, forse e' questo che ha portato il cardinal Bertone ad entusiasmarsi verso tali provvedimenti da macelleria sociale''. Cosi' il senatore della Lega Nord Piergiorgio Stiffoni su quanto affermato, in merito alla manovra economica, dal segretario di Stato Vaticano, monsignor Bertone.

8. BUTTIGLIONE, ICI A CHIESA? CONTRARIO BASTA ATTACCHI IMMOBILI DESTINATI AD ESERCIZI COMMERCIALI PAGANO GIA' IMPOSTA...
(ANSA) -
''Sono contrario e comunque la Chiesa paga gia' l'Ici sugli immobili destinati ad uso commerciale. Si vuole mettere agli immobili destinati ad uso caritatevole come la Caritas? Invece di dare piu' soldi ai poveri li togliamo?''. Lo afferma il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione, a margine del congresso di Marsiglia. ''Basta - aggiunge - con quest'attacco vergognoso contro la chiesa basato su antichi pregiudizi''.

Carlo Nardello

9. RAI: CDA, 3 NOMINE E 6 MLN DI RISPARMI DA NUOVA CONVENZIONE SANREMO...
(ASCA) -
Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha approvato oggi la proposta contrattuale relativa alla Convenzione triennale con il Comune di Sanremo che prevede un complessivo risparmio, per Rai, rispetto a quella scaduta, di oltre 6 milioni di euro. Nella stessa seduta, si legge in una nota, il Consiglio di Amministrazione ha votato la nomina di Valerio Fiorespino a Direttore delle Risorse Televisive, di Carlo Nardello a Direttore della Direzione Sviluppo Strategico e di Giancarlo Biacca a Vicedirettore della Direzione Amministrazione Abbonamenti. Infine, il Consiglio e il Direttore Generale hanno espresso grandissima soddisfazione per gli ottimi risultati di ascolto raggiunti dal programma di Fiorello, ''ilpiu'grandespettacolodopoilweekend''.

LEOLUCA ORLANDO DI PASSAGGIO

10. ORLANDO (IDV), GRAVISSIMA SCELTA DG SU NOMINA NARDELLO...
(ANSA)
- ''E' gravissimo che il Dg Lei abbia voluto la nomina di Carlo Nardello come capo della divisione sviluppo strategico dell'azienda. Il direttore generale deve spiegare in Vigilanza perche' ha caldeggiato un fedelissimo di Berlusconi, peraltro coinvolto nelle intercettazioni sulla struttura Delta che sembra ancora governare il servizio pubblico. E dov'e' la discontinuita' con Masi?''. E' quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

''Queste nomine confermano - prosegue Orlando - che la soffocante morsa dei partiti sull'azienda pubblica, che i dirigenti stanno portando al collasso, non si e' allentata neanche con l'arrivo del governo Monti. Il Cavaliere continua a influenzare la Rai con i suoi diktat - conclude - e finche' i partiti non faranno un passo indietro, come abbiamo fatto noi di IdV che non abbiamo accettato poltrone nel Cda, le cose andranno sempre peggio e non sara' possibile avere un servizio pubblico degno di tale nome''.

 

GOMORRA CAPASOTT’ - IL BOSS DEI BOSS DEI CASALESI, MICHELE ZAGARIA, È STATO STANATO NEL CENTRO DEL SUO PAESE

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Telefonata del boss latitante Michele Zagaria e di Antonio Iovine ad un giornalista a cui rimproverano di aver scritto falsità
http://www.youtube.com/watch?v=0GJUwYhyPE4


1 - DOPO 16 ANNI IN MANETTE MICHELE ZAGARIA IL SUPERBOSS DEI CASALESI: HA VINTO LO STATO
Piero Rossano per "Corriere.it"

Alle 11.30 di questa mattina, mercoledì, un'operazione della polizia coordinata dal pool di magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha posto fine alla latitanza del superboss del clan dei Casalesi, Michele Zagaria. L'ultimo capo della cosca casertana è stato scovato dalla squadra Mobile di Caserta, all'interno di un covo individuato sin dai giorni scorsi in un fondo agricolo di via Mascagni, una traversa di via Crocelle nel cuore della sua Casapesenna, dove gli investigatori erano sicuri si nascondesse la primula rossa della feroce organizzazione criminale, latitante dal 1995.

MICHELE ZAGARIA

LE SUE PRIME PAROLE - Le prime parole che il boss Michele Zagaria ha rivolto ai magistrati della Dda che l'hanno raggiunto nel bunker (Cafiero de Raho, Catello Maresca e Raffaele Falcone, Marco Del Gaudio) sono state ironiche: «Avete vinto voi, ha vinto lo Stato».

L'INTERVENTO DELL'AMBULANZA - Gli agenti hanno dovuto scavare per raggiungere il covo del boss, colto da malore al momento dell'arresto al punto da richiedere l'intervento di un'ambulanza. Scene di giubilo e di entusiasmo tra le forze dell'ordine, che hanno cominciato ad abbracciarsi e a scandire slogan. Al blitz hanno preso parte anche uomini della squadra Mobile di Napoli e carabinieri. Alle 11.42 il boss non è ancora uscito dall'abitazione in cui dopo 16 anni gli agenti sono riusciti finalmente a stringergli le manette ai polsi.

IL RE DEI CASALESI - Michele Zagaria, 53 anni, detto «capastorta», considerato il capo dei capi dei Casalesi, era l'ultimo dei boss storici del clan ancora latitante. Un anno fa, nel novembre del 2010, in manette finì Antonio detto «'o ninno» Iovine, nascosto a Casal di Principe, nella villetta di un incensurato. Prima di lui, il 14 gennaio del 2009, dopo un rocambolesco inseguimento sui tetti a Mignano Montelungo, i carabinieri catturarono Peppe Setola, boss dell'ala stragista del clan facente capo a Francesco «Sandokan» Schiavone, in carcere dal 1998.

foto e identikit del boss Michele Zagaria

2 - CAMORRA: ECCO L'IDENTIKIT DEL CAPO DELLA «CUPOLA», MICHELE ZAGARIA
Da "Corriere.it" del 26 luglio 2010

Un nuovo identikit del superlatitante dei Casalesi Michele Zagaria è stato diffuso oggi dalla polizia scientifica di Napoli, su disposizione dei pm della Dda Raffaello Falcone e Catello Maresca. L'immagine è stata realizzata sulla base delle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia che lo hanno incontrato di recente. L'ultima foto disponibile di Zagaria risale al 1993.

casalesi

La foto è stata inviata in particolare, oltre che ai posti di polizia di frontiera, alle strutture di cura pubbliche e private di tutta Italia: Zagaria soffre da tempo di patologie epatiche che di recente si sarebbero aggravate, quindi gli inquirenti ipotizzano che possa essere costretto a farsi ricoverare. Nelle immagini (in una porta gli occhiali, nell'altra no) il latitante appare più magro che in passato, maggiormente stempiato e con i capelli ingrigiti. Michele Zagaria, 52 anni, è considerato la «primula rossa» della camorra campana, assieme all'altro latitante «storico» dei Casalesi, Antonio Iovine: su di loro si stanno concentrando da tempo le ricerche delle forze dell'ordine in Campania.

LA SUA STORIA CRIMINALE - Zagaria è il ricercato numero uno del clan dei casalesi, in Italia e all'estero. Viene considerato dalla Dda di Napoli il «re del cemento»: aziende che fanno riferimento a lui e alla sua famiglia sono state «intercettate» in diverse regioni del Nord. I suoi interessi negli appalti pubblici e non partono dalla Campania per estendersi fino al Lazio, la Toscana, l'Umbria, l'Abruzzo, la Lombardia e, in particolare, l'Emilia-Romagna. Il 19 giugno 2008, nel processo d'appello del maxiprocesso «Spartacus», è stato condannato alla pena dell'ergastolo, insieme ad altri componenti del clan dei casalesi.

NESSUNA INTERCETTAZIONE - La latitanza di Zagaria sarebbe stata aiutata da una rete di telefonia internazionale. Le varie attività investigative, infatti, non hanno mai portato alla luce intercettazioni telefoniche riguardanti lui perché in suo possesso ci sarebbero schede internazionali come quelle svizzere che sono difficili da identificare e da intercettare. In particolare da un indagine è emerso che il boss fosse in possesso di una serie di sim telefoniche svizzere con le quale si metteva in comunicazione con i suoi fedelissimi e la sua famiglia.

ROBERTO SAVIANO CON IL SUO QUADRO BY PERICOLI

COSA SCRISSE SAVIANO NEL 2006 - Sul Corriere del Mezzogiorno, il 30 giugno 2006, l'autore di «Gomorra» scrisse: «E ora è Zagaria, il numero uno. È Michele Zagaria, dopo l'arresto di Bernardo Provenzano, ad essere stato posto in testa ai latitanti più pericolosi d'Italia. Michele Zagaria, dai molteplici contronomi: Michele di Casapesenna, Capastorta, Manera, è lui il capo operativo del cartello dei «casalesi». È lui che apparentemente con responsabilità fiduciaria ricevuta da Sandokan e Bidognetti, opera come vertice del cartello criminale del cemento.

Michele Zagaria è stato capace di pretendere che la «sua» Casapesenna divenisse un luogo capace di articolare tranquillità per la sua latitanza e un'incubatrice attenta e efficiente per le sue aziende. Imprese vincenti in ogni parte d'Italia. Dalla Toscana all'Emilia, da Sassuolo a Cracovia, le imprese del cartello dei casalesi seguendo la scia del cemento arrivano ovunque.

RAFFAELE CANTONE - Copyright Pizzi

Come dimostra l'inchiesta dei pm Raffaele Cantone e Raffaello Falcone, coordinata dal capo della pool anticamorra di Napoli Franco Roberti, che il 22 giugno scorso ha portato all'esecuzione di 27 ordini di arresto e al sequestro di beni per quattro milioni di euro, gli imprenditori del cartello dei casalesi,coordinati da Michele e Pasquale Zagaria erano riusciti ad infiltrarsi anche negli appalti per la costruzione della linea Alifana, a vincere gare per la costruzione di parti degli edifici Nato del comprensorio di Licola e ad investire in immobili a Parma e Milano.

Movimento terre, gestione degli inerti, nolo dei macchinari, subbappalti. Questa è la grammatica del clan dei casalesi e in particolar modo della sua nuova frangia dirigenziale di Casapesenna. Zagaria in passato era riuscito a far fittare ad un importante istituto bancario, un edificio abusivo costruito nel centro del paese. Le indagini mostrarono che quella banca era divenuto il vero e proprio pied a terr del clan per i depositi di liquidità. Come una sorta di sportello privato, personale della famiglia imprenditorial- criminale. Anche dall'inchiesta attualmente in corso presso la Procura partenopea emerge una particolare capacità di gestione dei liquidi.

Una abilità capace di fare a meno delle banche stesse. E così seguendo le tracce delle indagini della Procura antimafia emerge un episodio che ha dell'incredibile. Il clan doveva vincere l'asta per l'acquisto di un immobile a Parma. I casalesi avrebbero sconfitto ogni concorrenza potendo presentare la loro offerta in liquidi, tutti sporchi e subito, come si dice da queste parti.

Ebbene non essendoci sportelli di banca aperti, potevano rischiare di perdere l'asta. In una notte mandano un loro uomo dall'Emilia fino al Casertano a raccogliere 500mila euro liquidi. In poche ore. Da Casapesenna, l'«inviato» poi risale al Nord, e il clan acquista l'immobile. Non pistole in bocca, non mitra puntati dietro la schiena. Ma il doppio binario del capitale legale e illegale che si fondono nelle imprese edili vincenti del cartello dei casalesi.

 

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