Quantcast
Channel: Articoli
Viewing all 318611 articles
Browse latest View live

LA FONSAI L’ULTIMA? DON SALVATORE LIGRESTI TORNA LIBERO! – DA OGGI NON E’ PIU’ AI DOMICILIARI

$
0
0

Da "Repubblica.it"

Salvatore Ligresti, l'ex patron della galassia FonSai, non è più ai domiciliari. Il Tribunale di Torino, dove è in corso il processo che lo vede fra gli imputati, ha deciso che per l'Ingegnere sarà sufficiente da questo momento l'obbligo di firma. L'immobiliarista siciliano era finito ai domiciliari lo scorso 17 luglio quando erano scattate le manette anche per le figlie Jonella e Giulia.

ligresti salvatore

Il provvedimento riguarda anche Antonio Talarico e Faust Marchionni, rispettivamente ex vicepresidente ed ex amministratore delegato di Fonsai: anche non sono più ai domiciliari e anche nel loro caso il Tribunale di Torino ha deciso che è sufficiente l'obbligo di firma. Un provvedimento che invece non riguarda l'ex ad Emanuele Erbetta che resta ai domiciliari. Per i due ex manager della compagnia assicuratrice è stato imposto l'obbligo di firma tre volte a settimana già da venerdì scorso.

emanuele erbetta jonella ligresti

I due ex amministratori di FonSai - così come l'ingegnere di Paternò - si trovavano ai domiciliari dal 17 luglio scorso, nell'ambito di una inchiesta della procura di torino. Le accuse nei loro confronti sono di falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato. I tre sono sotto processo al Tribunale di Torino per queste ipotesi di reato e il procedimento è iniziato il 4 dicembre.

 

FAUSTO MARCHIONNI

LE IMMAGINI DI SAN PEDRO SULA, IL LUOGO PIÙ PERICOLOSO DEL MONDO

$
0
0

Dagotraduzione dell'articolo di Christina Sterbenz per "Business Insider"
www.businessinsider.com

SAN PEDRO SULA SAN PEDRO SULA

"Satana in persona vive qui a San Pedro", dice al Guardian un impresario di pompe funebri dalla seconda città più grande dell'Honduras. "La gente qui uccide le persone come se fossero polli".

Con un tasso di omicidi di 169 per 100.000 persone nel 2011, San Pedro Sula è stata nominata città più violenta del mondo in uno studio da parte del Consiglio dei cittadini del Messico per la pubblica sicurezza e la giustizia penale.

SAN PEDRO SULA

Negli ultimi anni, gli omicidi in Honduras sono aumentati, il traffico di armi e di droga ha invaso il paese, contribuendo ad aumentare la violenza delle gang. Le permissive leggi sul porto d'armi (i civili possono possedere fino a cinque armi da fuoco personali), la corruzione e la povertà rendono la vita a San Pedro Sula molto difficile.

 

 

BENVENUTI AL “FLIRT” A CACCIA DI SESSO SCAMBISTA. E CHI COMANDA SONO LE DONNE

$
0
0

Alessandro Ferrucci per il "Fatto quotidiano"

La liturgia è serrata, permette pochi errori. Una toccatina nel modo sbagliato, un eccesso di enfasi nel tempo non stabilito, uno slancio troppo slancio, un tono di voce, un vocabolario non consono, e non fai parte del gruppo. Al "Flirt" anche la libertà vestita da libertinaggio richiede le sue restrizioni.

SCAMBISTI A BRACCIANO

A quaranta chilometri da Roma, sopra il lago di Bracciano, la lunga, oramai antica storia dello scambismo prende l'ennesima strada, si evolve, in parte cerca di uscire dal cono di ombra e mistero, ambisce a diventare filosofia di vita. Il suo guru, appellato "presidente" dai frequentatori, è Genni, quarantasei primavere ben portate, ex imprenditore immobiliare, con la passione del privè da venti e passa anni: "Ho girato il mondo anche solo per scoprire nuovi locali. Volevo vedere, capire e conoscere".

Fino a quando ha deciso di aprire il suo, "circa quattro anni fa". Ed eccolo qui, tra tappeti, poltrone, cuscini su cuscini. Un letto da una parte, un fungo calorifero dall'altra, fazzoletti ovunque. Come le mentine, tante, tantissime e raccolte dentro a dei vasi di design, meglio evitare spiacevoli inconvenienti proprio quando la conversazione deve dare il via alla parte più attesa della serata.

Passo indietro, torniamo all'inizio della liturgia: la location . Nascosta tra i colli, è impossibile arrivarci in maniera diretta, è normale perdersi nel bosco, tra una buca, fogliame autunnale, assenza di asfalto. Buio. Silenzio. Si ha tutto il tempo per pensare: aiuto, dove sono finito, cosa accadrà. Poi all'improvviso un cancello, nessuna insegna, un vialetto laterale, il citofono, manca la parola d'ordine, ma ci siamo vicini.

SCAMBISTI A BRACCIANO

"Perché da noi non può, non deve arrivare chiunque, prima di ottenere le indicazioni, gli ospiti o aspiranti tali, devono passare una selezione molto seria. Chi valuta i partecipanti? Io e Alice" . La lei ha 27 anni, mora, labbra e seno non passano inosservati, da un anno è la compagna di Genni (con la "i" finale e non con la "y", ci tiene), eletta "miss Flirt" nel 2012, protagonista della villa "dopo averne sentito parlare in una cena con amici".

SCAMBISTI A BRACCIANO

I due ricevono decine e decine di e-mail ogni giorno e da tutte le parti del mondo, leggono, discutono, valutano: no è un bluff, sì va bene, per carità troppo volgare, troppo anziani, troppo brutti, e via così. Hanno uno standard. Dai diciotto ai cinquanta, di un certo ceto sociale (dal medio verso l'alto), non troppo aggressivi nell'aspetto "in modo da ottenere una base comune per mettere tutti a proprio agio", spiega Genni.

IMG Large

Il risultato è una borghesia, borghesia imprenditoriale, contorniata da qualche attore, personaggi conosciuti, altri non conosciuti ai più, ma non meno interessanti. Possono spendere 70 euro per la tessera, altrettanti per entrare, quindi il conto della cena e dei drink. Vige il segreto sui frequentatori: "È la nostra cifra. Ma arrivano da ovunque, questa sera c'è anche una coppia israeliana e un'altra canadese. Solo dopo aver accettato i soci, riveliamo l'indirizzo. E ancora nessuno lo ha svelato".

Si aprono le porte del tempio. Il parcheggio delle auto spiega già molto, le utilitarie sembrano bandite, qualche caso sporadico. Dalle nove di sera il lento arrivare. Un lui, una lei. Un altro lui, sempre con un'altra lei. Gli uomini in completo scuro, le donne con dei lunghi cappotti neri, sotto sono libere di osare, tra guepiere, perizomi infinitesimali, canottiere a rete con nulla a celare. Chi da casa è uscito ufficialmente per un cinema o una cena qualunque, corre in una stanza a cambiarsi, magari fa una telefonata alla baby sitter, ultime raccomandazioni, è il momento di far parte dell'atmosfera. Un aperitivo?

DSC

Perché no, aiuta la chiacchiera. Saluti, abbracci, un bacio sulla guancia, sembra una festa di Capodanno, in molti si conoscono, nessun ammiccamento su esperienze intime precedenti, non si chiede di altre coppie, meglio restare sul vago. Arrivano due nuovi, facili da riconoscere, si aggirano vaghi, tra lo sperduto, l'impaurito, l'inadatto e l'incuriosito, la lei ha sbagliato abbigliamento, indossa stivali improbabili, rispetto ai tacchi audaci delle altre donne. La guardano con disattenzione, non fa ancora parte del clima.

Tutti a tavola! invita la cuoca. È ora di parlare. Stile matrimonio, fiori al centro, chi non si conosce si presenta, camerieri cingalesi servono, guardano senza guardare, sguardo fisso verso un punto imprecisato della loro mente. Un primo, un secondo. Un brindisi. Tutto a regola, ammiccamenti pochi, al di sotto della comune media, segnali forse, ma sono impercettibili. Eppure molto si gioca nelle due ore (sì, due ore) della cena, quando chi è presente si valuta, si inizia a fantasticare, si aspetta la fine per poi cominciare. Due ragazze inscenano uno spettacolo di danza del ventre, passa il tempo.

DSC

"Evviva il presidente!". Cin, cin, è il compleanno di Genni, Alice brinda, ops, è senza mutande sotto un gonnellino bianco trasparente. "Tempo fa - racconta il ‘presidente' - abbiamo partecipato a una trasmissione su La7, mascherati. A casa ci hanno riconosciuto, il finimondo, specialmente da me, mentre i parenti di Alice sono molto più aperti". Con il Fatto la mascherina televisiva l'hanno tolta. È quasi l'una di notte. Ai quaranta della cena si sono aggiunte altre coppie interessate solo al post, alla liturgia breve. Finalmente qualcosa accade, sempre con calma, per carità. Si balla, c'è chi si struscia, accennano passi pseudo-sexy, altri restano sui divani a guardare.

Flirt

Chi comanda sono le donne. Sono loro a dare il via all'approccio, sono loro a decidere come, dove e quando. Sono loro a baciarsi, con gli uomini ai margini, pronti a scendere in campo previo accenno, altrimenti soffrono ai margini, "perché la regola base è: ‘Se la donna è rilassata, l'uomo si diverte'", specifica Genni. Due coppie si buttano sul divano, si aggrovigliano, altre tre si allontanano verso una sala più riservata, se la riservatezza è possibile e voluta. Alice non partecipa, questa sera no.

I camerieri continuano a guardare nel vuoto. Una ragazza bionda, alta, con i tacchi altissima, la più ambita della serata, stile Nicole Kidman in Eyes Wide Shut, convince il suo fidanzato ad andare via: l'influenza ha colpito. La coppia che aveva puntato su di loro si consola con altri nella torretta della villa, scambio incrociato. Fazzoletti pronti.

Sono le tre passate, qualche viso arrossato torna nella sale principale. Altri abbandonano. Alcuni si buttano in piscina per rilassare i muscoli, così dicono. Fuori fa freddo, molto, tira vento. Si chiude la porta della villa, oltre al fruscio delle foglie, dai muri si sente qualcuno che ha ricominciato a giocare. La notte non è ancora finita.

Flirt

 

Flirt

LA SCRITTRICE CIOCIARA MARY PACE RECLAMA LA TAGLIA SU BIN LADEN

$
0
0

M.Mo. per "il Giornale"

«La taglia del Dipartimento di Stato americano sulla testa di Bin Laden spetta a me. Quei 25 milioni mi appartengono perché sono io che ho indicato alla Cia l'esatta ubicazione del compound di Abbottabad, in Pakistan dove Osama si nascondeva».

MARY PACE

Mary Pace, scrittrice ciociara con un passato nell'intelligence, torna alla carica a pochi giorni dalla prima udienza in tribunale, dove con il suo avvocato, Carlo Taormina, ha citato per danni il Dipartimento di Stato Usa e il Viminale.

La causa inizia il prossimo 18 dicembre, ed è rivolgendosi alla magistratura che Mary Pace vuol chiudere il cerchio di una storia incredibile. Una storia cominciata nel 2003, quando riceve una confidenza in punto di morte da Guido Giannettini, 007 del Sid, coinvolto - e assolto - per la strage di piazza Fontana. L'uomo le rivela le coordinate del nascondiglio del leader di Al Qaeda.

MARY PACE ALLE IENE

Indicazioni precise di un'area in Pakistan che Mary Pace annota. All'inizio del 2003, la donna decide di condividere la rivelazione con due agenti della digos di Frosinone. I due producono un'informativa e la girano al Viminale, ma il telefono di casa Pace a Sgurgola non squilla mai.

Così Mary Pace dedica al «rifugio» un articolo sul Borghese, nel 2007, per smuovere un po' le acque, ma neppure la soffiata a mezzo stampa attira l'attenzione dell'intelligence. Non resta che «bussare» alla Cia, e all'ennesima e-mail Mary riceve finalmente risposta. Un certo Randy, che si qualifica come referente della Cia, la contatta a luglio del 2010. Raccoglie la confidenza, si complimenta per la dettagliata indicazione e da ottobre sparisce nel nulla. Il seguito è noto: la notte tra 1 e 2 maggio del 2011 i Navy Seals scovano e uccidono Bin Laden in un compound di Abbottabad, in Pakistan.

MARY PACE MARY PACE

Un luogo che corrisponde alle indicazioni fornite dalla donna italiana. Ma gli Usa sostengono di aver individuato il leader di Al Qaeda con una propria operazione di intelligence avviata ad agosto 2010, e ritirano la taglia da 25 milioni di dollari. L'ex spia italiana, però, non ci sta. Non crede ai dettagli dell'operazione riferiti dagli Usa («Una messinscena, il corpo di Bin Laden non è finito in mare»), si rivolge al tribunale, rilascia interviste, va in tv.

Della sua storia si occupano anche le Iene, la scorsa primavera. Ma tra il primo e il due maggio, secondo anniversario della morte di Bin Laden, Mary Pace finisce ricoverata, in coma, a Frosinone. Si riprende, ma non ricorda nulla di quei due giorni, e considera il malore che l'ha quasi uccisa una «strana coincidenza». Di certo, la malattia non l'ha fermata. E tra una settimana rivendicherà in tribunale quei 25 milioni. «Non voglio arricchirmi - chiosa oggi - perché sto bene come sto. Con i soldi della taglia costruirò un ospedale, qui a Sgurgola».

MARY PACE

 

 

ESSERE BENESSERE DI NOME MA NON DI FATTO – MA ORA PUNTA AL RILANCIO E ALLA QUOTAZIONE…

$
0
0

Carlotta Scozzari per Dagospia

A dispetto del nome, Essere Benessere ha attraversato una fase delle più rilassanti, almeno dal punto di vista finanziario. Il gruppo di farmacie, parafarmacie e "city store", cioè quei mini-market dove si può comprare un po' di tutto che hanno sostituito i vecchi Blockbuster, dopo avere preso tempo rispetto al normale tabellino di marcia, alla fine di ottobre ha approvato il bilancio del 2012.

Logo Essere Benessere

Un esercizio che si è chiuso con una perdita di 9,28 milioni contro il risultato risicato ma positivo di 154mila euro dell'anno precedente. Se, da una parte, nel 2012 Essere Benessere ha aumentato il valore della produzione da 75,61 a 114,9 milioni, dall'altra, complice anche l'avvio dei city store, ha assistito a un incremento dei costi di produzione da 75,47 a 123,66 milioni.

A pesare come un macigno sui conti del gruppo, presieduto da Danilo Salsi, è la mole di debito, che nel complesso alla fine del 2012 si attestava a 90,76 milioni, contro i 64,27 della fine del 2011. All'interno di tale voce, dal 2011 al 2012, l'esposizione verso le banche è scesa da 24,2 a 15,3 milioni, ma al contrario quella verso i fornitori è lievitata da 32,85 a 68,57 milioni.

Sta di fatto che l'assemblea di Essere Benessere che si è riunita il 31 ottobre per approvare il bilancio del 2012 ha deciso di rinviare a nuove il rosso di esercizio "per le necessarie deliberazioni richieste ai sensi dell'articolo 2446 del codice civile", quello cioè che contempla la situazione in cui le perdite abbiano superato il terzo del capitale sociale.

Come scrive la società di revisione Deloitte & Touche, che ha accertato che il bilancio è "conforme alle norme che ne disciplinano i criteri di redazione", alla fine del 2012 la perdita era di 9,3 milioni mentre il patrimonio netto si attestava a 13,9 milioni, con debiti finanziari complessivi per 17,8 milioni.

Come sottolineano i revisori di Deloitte, gli amministratori di Essere Benessere riferiscono "di avere intrapreso, nel 2012 e 2013, diverse iniziative per ristrutturare i debiti e ricapitalizzare la società (...) allo scopo di consentirle il superamento della situazione di crisi". Come si è mossa e si sta muovendo l'azienda attiva nella vendita di farmaci e di prodotti per la salute lo spiega a Dagospia il presidente Salsi: "Il 2012 è stato un anno di forte tensione finanziaria che si è generata per lo più a monte della società, ossia in seno a Comifin".

essere benessere x q

Quest'ultima, attiva nei leasing e finanziamenti ai farmacisti, è un'altra delle società controllate, insieme a Essere Benessere, dalla Fd Consultants dello stesso Salsi e di Fabio Pedretti. "Comifin - chiarisce Salsi - nell'ambito della sua attività, ha avuto un problema a rifinanziare il debito che si è riflesso anche sull'altra società del gruppo Essere Benessere.

Ma ora il peggio è passato perché all'inizio di novembre abbiamo raggiunto l'accordo per la ristrutturazione del debito da 168 milioni di Comifin, spalmato su un orizzonte di dieci anni, e ora, come coda di quell'operazione, stiamo definendo con le banche (Unicredit e Intesa Sanpaolo guidano il gruppo dei finanziatori, ndr) l'esposizione da 17 milioni di Essere Benessere, con l'obiettivo di rimborsare il debito nel giro di cinque anni.

A ciò - prosegue Salsi - si aggiunga l'aumento di capitale da complessivi 35 milioni, 20 dei quali apportati dal primo socio Fd, che stiamo ultimando e l'accordo raggiunto a settembre con il gruppo fornitore Alliance Boots per l'azzeramento del debito da 28 milioni".

Quindici dei 35 milioni della ricapitalizzazione dovrebbero essere versati da nuovi soci, alcuni dei quali potrebbero essere i soggetti con cui Essere Benessere ha da poco stipulato accordi commerciali (Mokarabia, Salmoiraghi & Viganò, il gruppo Marinoni e le Terme di Sirmione). Nell'ambito dell'aumento di capitale, poi, dovrebbe fare la propria parte anche la Bioera di Giovanni Canio Mazzaro, che ha in portafoglio il 10% di Essere Benessere.

Una volta chiusa la ricapitalizzazione, spiega Salsi, l'obiettivo è quello di quotare Essere Benessere in Borsa, sul segmento dell'Aim. "Puntiamo a farlo il prima possibile", afferma il presidente della società, ossia nella prima parte del 2014, "con una società che avrà ridotto al minimo l'indebitamento commerciale coi fornitori e avrà stabilizzato il debito con le banche".

Essere Benessere PARAFARMACIA

 

 

 

COSTANZA CRESCIMBENI DEL TG1, SEDICENTE RENZIANA, FA IMBUFALIRE MATTEUCCIO

$
0
0

Marco Castoro per la Notizia (www.lanotiziagiornale.it)

LUIGI GUBITOSI OSSERVATORIO GIOVANI EDITORI

Il Pd ora è di Renzi. Chissà se da qui a poco anche la Rai sarà più renziana. La grandi manovre di avvicendamento sono già cominciate. Non resta che aspettare. Per il momento almeno tre poltrone potrebbero cominciare il ballo del Matteo. A breve. Non certo perché Renzi sia a caccia di potere, semmai perché qualche alto dirigente è pronto a donargli un regalino di benvenuto.

Del resto mamma Rai premia sempre i figli che sanno affermarsi in politica. La prima delle tre mosse che Gubitosi potrebbe concedere è la vicedirezione generale a Luigi De Siervo, il renziano più renziano di Viale Mazzini, attualmente responsabile della direzione commerciale. Poi c'è la poltrona del Giornale Radio (e di Radio1) per la quale sono in corsa diversi candidati autorevoli. Il favorito resta Marcello Sorgi, a cui il dg ha promesso un incarico di prestigio. In seconda fila ci sono sempre Gerardo Greco e Flavio Mucciante.

DARIO DI VICO E LUIGI GUBITOSI

Tuttavia è spuntato il quarto uomo, quello che potrebbe anche accontentare la parrocchia di Renzi. Si tratta del montiano Mario Sechi, avvicinatosi alla corte del nuovo leader Pd, così come ha fatto Monti, dopo lo strappo dalle larghe intese e da Scelta civica. Comunque sia per Sorgi sia per Sechi non sarà facile convincere a votarli i consiglieri di centrodestra del cda. Terza nomina pro-Renzi riguarda il caporedattore del politico al Tg1. Costanza Crescimbeni potrebbe subentrare a Mario Prignano.


BRUNETTA, L'UOMO TELECOMANDO
Ormai per staccare Renato Brunetta dal televisore ci vogliono i pompieri. Il povero Roberto Fico, presidente della Vigilanza, non ne può più delle interrogazioni del capogruppo di Forza Italia. Sembra di essere tornato a scuola. Del resto a Brunetta è sempre piaciuto fare il professore. L'ultima interrogazione riguarda un programma di RaiTre (che coincidenza!) In mezz'ora di Lucia Annunziata, con ospite il Procuratore Capo della Repubblica di Caltanissetta, Sergio Lari.

Marcello Sorgi

LA FINALE DI X-FACTOR IN CONTEMPORANEA SU SKYUNO E CIELO
Doppia diretta per la finale di X-Factor 2013: giovedì la sfida tra i quattro finalisti del talent sarà infatti trasmessa in diretta in contemporanea su Sky Uno Hd (canale 108) e su Cielo (canale 26 dtt free). Sul palco per la vittoria gli Ape Escape (sponsorizzati da Simona Ventura), Michele (squadra di Morgan), Violetta (squadra di Mika) e Aba (squadra di Elio). Ospiti internazionali gli One Direction, i Woodkid, Giorgia, Elisa e Marco Mengoni.

DAL 16 DICEMBRE SU SKY CRIME&INVESTIGATION
È fissata per lunedì su Sky la data di lancio di Crime&Investigation, canale dedicato al crimine edito dal gruppo Usa A+E Networks, joint venture Hearst Corporation e Disney-Abc Television.

Laura Boldrini Gerardo Greco Guglielmo Epifani

SI ALZA IL SIPARIO SU INFINITY L'ON DEMAND DI MEDIASET
Oltre 5000 film in Hd (la più vasta library europea) e programmi tv on demand come, dove, quando vuoi tu. Disponibili, anche in lingua originale con sottotitoli e senza pubblicità. Da domani si alza il sipario su Infinity, la nuova frontiera del video entertainment on-line in Italia targata Gruppo Mediaset. Un nuovo servizio di film e contenuti tv in streaming a soli 9,99 euro al mese ma senza vincoli contrattuali. Per 15 giorni è gratis.

 

 

Luca Barbarossa Flavio Mucciante e Virginia Raffaele ROBERTO FICO A IN MEZZORA DA LUCIA ANNUNZIATA Renato Brunetta

DELLE CHIAIE: ‘GRILLO? DICE QUELLO CHE DICEVAMO NOI, SOLO CHE A NOI NON CI ASCOLTAVANO’…

$
0
0

Andrea Scanzi per "Il Fatto Quotidiano"

STEFANO DELLE CHIAIE

Er Caccola è ancora in tournée. Stefano Delle Chiaie, 77 anni, presenta ancora il suo libro e le sue verità, L'aquila e il condor. Su e giù per l'Italia. "Racconto una vicenda politica da cui ormai sono distante. Contestarmi è un fenomeno sciocco. Sul mio conto non dovrebbero esserci dubbi".

Piazza Fontana, strage di Bologna, Borghese, Franco, Pinochet, Italicus. Come diceva Andrea Barbato: "Lei è un imputato particolare. O è un colpevole molto fortunato, o è un innocente molto sfortunato".
Sono stato assolto da tutto e l'accusa di stragismo mi ha segnato profondamente. Mai avuto rapporti con i servizi segreti. Le stragi sono un'idea lontana dalla mia mente. Mi hanno massacrato.

Un martire. Pure lei.
Queste conversazioni sono inutili. Lei, come tanti, è cresciuto con idee sganciate dal vero e non cambierà mai idea. Vivo in un deserto politico, frequento pochi amici che la pensano come me. Credevo in un mondo più serio. Ho agito non per i miei interessi, ma per il bene del mio paese.

Su Facebook le dedicano gruppi estasiati.
Molti camerati mi hanno assicurato profondo affetto, difendendomi dalle ingiurie subite. Sono legato a loro spiritualmente, anche se ho fatto un passo indietro. L'Italia è sottomessa alle banche, alla finanza, ai poteri forti. Ora tocca a loro.

Loro chi? A destra c'è il nulla.
Io non sono di destra, ma nazional-rivoluzionario.

Sognava una destra estrema e adesso si ritrova Alfano. Un successone.
Di Alfano non me ne frega niente , è irrilevante e non mi riguarda.

Berlusconi?
Ripeto, non me ne frega niente.

Renzi?
È uguale ai ragazzi del Msi che frequentavo negli anni Cinquanta. Dicevano tutto e il contrario di tutto, per piacere e compiacere. Come Renzi. Quando mi capita di vederlo in tivù, so già in anticipo cosa risponderà.

Grillo?
Dice quello che dicevamo noi nei ‘50-‘60, solo che a noi non ci ascoltavano. Eravamo ghettizzati in un campo di concentramento ideologico. A Grillo invece lo votano: incarna la protesta, ma non ha alcuna visione politica. Gli manca la prospettiva, la sintesi ideologica.

Che lei invece aveva. Per esempio idolatrando Junio Valerio Borghese.
Un punto di riferimento assoluto. Su di lui hanno scritto cose terribili, basandosi su chiacchiere di personaggi da salotto del tutto contrarie alla verità.

Le atrocità compiute dalla Decima Mas sono un'invenzione? Il golpe fu chiacchiera da salotto?
Gli eventi storici vanno contestualizzati. Borghese non era un criminale, ma una figura di grande acume e cultura. Un esempio.

Come Pinochet, altro suo vecchio amico.
Pinochet è stato un elemento valido, molto valido. Una grande novità politica, ingiustamente semplificata in Europa come figura filo-americana. Purtroppo dal ‘77 ha preso una strada diversa da quella originaria e mi sono staccato da lui.

Pinochet la coinvolse nell'Operazione Condor per l'azzeramento dei dissidenti?
Ha letto libri sbagliati.

Ha nostalgia della latitanza in Sudamerica?
Lo vede? Già sbaglia a definirla "latitanza". Ero all'estero perché l'Italia non mi permetteva di essere libero. In Sudamerica ho aiutato i poveri e gli ultimi. Ho fatto del bene. Poi in Italia mi hanno trattato da assassino.

Nel suo libro dà la sensazione di raccontare verità parziali.
Lei è prevenuto. Nei miei confronti è stata costantemente travisata la verità. Durante il processo di Piazza Fontana, tra una velina e l'altra, a un certo punto l'unico imputato ero diventato io: prima falsa testimonianza, poi stragismo. Una grande amarezza. Essere ritenuto l'assassino di tanti innocenti è poco piacevole.

Chi è stato Benito Mussolini?
Un grande uomo. Grandissimo. Il collante del paese, capace di tenere insieme tutte quelle contraddizioni poi esplose dal ‘45 in poi. Il fascismo purtroppo non è ripetibile, inutile quindi avere un approccio sentimentale e nostalgico. Una dittatura simile non tornerà.

Che sfortuna.
Di Mussolini mi ha sempre attratto il forte principio di libertà. Nei Sessanta però non si poteva dire, perché eravamo relegati nel solito campo di concentramento ideologico. Trattati da criminali. Allucinante.

È allucinante anche non condannare i campi di concentramento. Quelli veri.

Non c'erano solo quelli nazisti. Perché non parlate mai di quelli stalinisti, di quelli del socialismo reale? I campi di concentramento non erano piacevoli, ma vanno inseriti nel contesto di quel particolare periodo storico.

"Non erano piacevoli"? È stato un Olocausto.
Lei deve contestualizzare. Arrivederci.

STEFANO DELLE CHIAIE FIRMA IL LIBRO

 

STEFANO DELLE CHIAIE FIRMA IL LIBRO bruno vespa tra renzi e berlusconi AUGUSTO PINOCHET jpeg RENZI E BERLUSCONIbenito mussolini

GIACHETTI SI LAMENTA CON GRILLO PER LE MINACCE SUL SUO BLOG - MA LE HA SCRITTE UN PIDDINO!

$
0
0

1. GIACHETTI, SU SUO BLOG MINACCE DI MORTE AI DEPUTATI
(ANSA) - "Caro Beppe Grillo, il 7 dicembre hai postato sul suo tuo blog la foto 'segnaletica' mia e di altri 8 colleghi indicati, insieme ad altri 141, come abusivi". Qualcuno tra i commenti al post quello stesso giorno "raffina la caccia all'uomo rendendola più esplicita: 'Dai a questo punto la lista ce l'avete. Prendete un fucile ed andate ad ammazzarli uno ad uno a casa. Mi sembra il minimo'". Lo denuncia il deputato Roberto Giachetti, in una lettera aperta al leader M5S.

Roberto Giachetti

"Mi esponi ad un nemico invisibile", gli scrive.Roberto Giachetti, deputato del Pd, scrive una lettera aperta a Beppe Grillo, dopo che il leader M5S ha pubblicato sul suo blog la lista dei 150 parlamentari 'abusivi' perché eletti con il premio di maggioranza e ha invitato a "fermarli" davanti all'ingresso di Montecitorio. "Siamo praticamente al 'caccia all'uomo day' - commenta Giachetti - Un invito che ognuno dei tantissimi seguaci del tuo blog può declinare a suo piacere.

Ed infatti nel giro di breve tempo, nel riuscito effetto di generare un chiaro clima di odio, qualcuno alle 14.32 del medesimo giorno raffina la caccia all'uomo rendendola più esplicita: 'Dai a questo punto la lista ce l'avete. Prendete un fucile ed andate ad ammazzarli uno ad uno a casa. Mi sembra il minimo'.

lapresse roberto giachetti walter veltroni

Ho letto e fotografato dal blog questo invito ieri sera. Sono passati tre giorni e sta ancora lì, non hai avuto neanche la decenza di eliminarlo. E non mi si dica che non l'avevi visto. Se pubblichi la foto di qualcuno e la accompagni con l'invito a 'fermarlo' all'ingresso di Montecitorio non puoi esimerti almeno dal verificare l'effetto che fa. Se non lo hai fatto è una scelta ben precisa".

BEPPEGRILLO

Il vicepresidente della Camera ricorda di essere al 65esimo giorno di sciopero della fame "per imporre a tutti il rispetto dell'impegno di cambiare una legge elettorale indecente. Conosco - spiega - i rischi concreti di uno sciopero della fame così prolungato. Scelgo liberamente di correre questi rischi. Più aumentano i giorni di digiuno più convivo con l'intima consapevolezza che quei rischi possano trasformarsi in qualcosa di più reale, ma sento di dover andare avanti.

Consapevole. Invece, caro Grillo - prosegue Giachetti - quello che tu mi scarichi addosso con questa operazione è l'obbligo di convivere con un rischio che non conosco, che non potrei sapere dove si annida, come si organizza, quando potrebbe colpirmi. Mi esponi ad un nemico invisibile ma che certamente c'è, che ha colpito qualche mese fa un integerrimo servitore dello stato, che si muove agilmente nel clima di odio che viviamo e che potrebbe facilmente andare a segno contro persone come me (ed i miei colleghi) che non girano con auto blu e con scorte al seguito. Come faccio a non dirti che da qualche giorno convivo con una preoccupazione in più?".

GRILLO A ROMA


2. IL FUOCO AMICO DI GIACHETTI
Dal blog di Beppe Grillo, www.beppegrillo.it

Giachetti ha ragione. Il commento dell'utente da lui citato è vergognoso ed è quanto di più lontano dallo stile e dal linguaggio degli attivisti del M5S. Se si sente diffamato Giachetti deve immediatamente rivolgersi alla polizia postale e querelarlo. Il blog collaborerà con le autorità. Nilo Pacenza, così si firma il commentatore, è il fondatore della pagina facebook del comitato per la candidatura di Renzi alle primarie "Adesso Carpi".

I pidimenoellini si minacciano di morte sul Blog? O si tratta di schizzi di merda digitali lanciati per screditare ancora una volta il M5S e bollarlo come pericoloso e violento agli occhi dell'opinione pubblica? E' un'operazione squallida degna dei peggiori regimi autoritari e infatti rilanciata da tutti i media di regime con Repubblica in testa.

GRILLINI IN PARLAMENTO

Giachetti è una persona che ha avuto almeno una buona idea proponendo la decadenza del Porcellum e il M5S ha votato la sua mozione contrariaramente al suo partito, ma è abusivo e non deve più entrare in Parlamento. Lo sa anche lui. Darebbe un segnale forte a tutto il Paese se riprendesse a mangiare e si dimettesse subito.

 

Roberto Fico alla Camera jpegcamera dei deputatiPORCELLUM FINOCCHIARO

IL CINEMA DEI GIUSTI - “STILL LIFE”, UN FILM PERFETTO. DI UN ITALIANO CHE LAVORA IN GB

$
0
0

Marco Giusti per Dagospia

Bello, rigoroso, civile, assolutamente perfetto. Incredibile che sia diretto da un regista italiano. E invece è così, anche se l'Uberto Pasolini regista, ma anche sceneggiatore e produttore di questo strepitoso "Still Life", che ha già fatto bella mostra di sé a Venezia, dove avrebbe potuto benissimo essere in concorso, vive da oltre trent'anni in Inghilterra e si è fatto un nome soprattutto come produttore di piccoli film intelligenti.

still life foto eddie marsan x

Ricordiamo che solo pochi mesi fa una vera ovazione aveva accolto in Sala Grande a Venezia la proiezione del film e il suo straordinario protagonista sul quale poggia l'intera costruzione registica, Eddie Marsan, minuscolo, buffo e straordinario caratterista che abbiamo già visto in molti fantasy hollywoodiani e che proprio Pasolini aveva scoperto anni fa in "I vestiti dell'imperatore", dove faceva il cameriere di Napoleone.

still life il regista uberto pasolini sul set del film

Qualcosa accomuna "Still Life", soprattutto per la sua struttura narrativa, la sua coerenza registica, la recitazione assolutamente contenuta e minimale a nuovi film inglesi come "Locke" o "Philomena", che sono stati il fiore all'occhiello dell'ultima Venezia. E ovviamente ti domandi perché questi film inglesi da festival siano perfetti e i nostri siano invece così spesso spampanati nelle storie, non strutturati e messi in scena con quello che c'è, ormai obbligati, per ottenere gli aiuti dalle film commission, a inserire vino, miele, mele del Trentino e del Friuli.

In "Still Life", che in Italia sarebbe finito finanziato da qualche società di pompe funebri e interpretato da un Enrico Brignano o da un Antonio Albanese per esigenze (...de che?) di mercato, seguiamo le giornate di John May, cioè Eddie Marson, piccolo funzionario londinese incaricato di rintracciare i parenti delle persone morte in solitudine e organizzare per loro dei funerali decenti. Lo fa col massimo scrupolo.

still life eddie marsan sul set con il regista uberto pasolini

Scegliendo brani musicali, bare, fotografia, frasi sulle lapidi. Orgoglioso del proprio compito di essere l'ultimo accompagnatore di persone che non ha mai conosciuto da vive, ma delle quali sembra così intimo amico. Fino a quando, è la crisi, il suo capo decide che il suo lavoro è inutile e costoso e John May riversa così sul suo ultimo caso, quello di un ubriacone, tutta la sua meticolosità e la sua passione. Ma rivelando in questo quanto la sua stessa vita sia cosi simile a quella dei cari estinti da lui accompagnati per l'ultimo viaggio.

STILL LIFE DI UBERTO PASOLINI

Grande film natalizio per il pubblico colto delle grandi città ci farà molto soffrire perché racconta anche la nostra più recente storia, con una borghesia divisa fra l'amore per il proprio lavoro e la crisi economica e politica che non ci permette, sempre più spesso, di farlo fino in fondo come avremmo voluto. Nello sguardo di Eddie Marson c'è tutto questo, la scomparsa di una classe media e tutto il suo orgoglio.

Ovvio che Uberto Pasolini da noi non sarebbe mai riuscito a montare un'operazione simile. Inoltre con un cast simile. Non c'è un produttore che non si sarebbe toccato scaramanticamente solo a sentire il soggetto. In sala dal 12 dicembre. Se la vedrà contro "Lo Hobbit". Che paura!

STILL LIFE DI UBERTO PASOLINI STILL LIFE DI UBERTO PASOLINI

 

STILL LIFE DI UBERTO PASOLINI

 

OBAMA: MANDELA UN GIGANTE DELLA STORIA - POI STRETTA DI MANO CON IL CUBANO RAUL CASTRO

$
0
0

Antonella De Gregorio per www.corriere.it

I leader mondiali, dal presidente statunitense Barack Obama al leader cubano Raul Castro, si sono uniti oggi a migliaia di sudafricani per rendere omaggio a Nelson Mandela, scomparso giovedì scorso all'età di 95 anni, e alla sua capacità di costruire un ponte tra nemici superando le differenze politiche e razziali. Le porte del Fnb Stadium di Johannesburg, nei pressi di Soweto, dove è in corso la grande commemorazione per Nelson Mandela, morto giovedì all'età di 95 anni, alla presenza di una novantina di leader mondiali, tra cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente del Consiglio Enrico Letta si sono aperte alle 5 di martedì mattina (le 6 ora locale).

PIOGGIA - Nonostante la pioggia battente, un'immensa folla ha lentamente riempito lo stadio (lo stesso in cui si tenne la finale dei Mondiali di calcio del 2010, nella quale Madiba fece la sua ultima apparizione in pubblico) che contiene quasi 100mila persone. In attesa del via ufficiale alla cerimonia e mentre arrivavano capi di Stato e di governo di tutto il mondo, i «fan» di Madiba hanno ballato e cantato per ore, in omaggio all'amato leader. Il vice-presidente dell'African National Congress, Cyril Ramaphosa, a cui è stato affidato il compito di guidare la cerimonia, si è anche scusato per la pioggia. «Non siamo stati in grado di fermarla», ha detto, «ma è quello che Mandela avrebbe voluto: nella tradizione africana, quando piove nel giorno della sepoltura è un buon segno perché significa che sarà accolto nel regno dei cieli».

LA CERIMONIA - La cerimonia è ufficialmente iniziata - con un'ora di ritardo, alle 11.59 ora locale - con l'inno nazionale del Sudafrica, «Nkosi sikelel' iAfrika» («Dio benedica l'Africa»). Molti, tra i presenti, hanno ascoltato l'inno con il pugno alzato, simbolo della lotta contro la segregazione razziale. Una preghiera interreligiosa ha segnato i momenti iniziali. Poi lo stadio si è infiammato al grido di «Viva Madiba». La folla ha cantato in coro «ringraziamo il nostro leader», tra balli e ovazioni. Primo a prendere la parola, l'87enne Thanduzolo Mlangeni, che condivideva la cella con Mandela a Robben Island. «Mandela ha unito tutti i colori, tutte le fedi, con il rispetto reciproco e la gentilezza», ha detto nel suo discorso in memoria del primo presidente di colore del Sudafrica.

APPLAUSI E FISCHI - Mentre Mlangeni parlava, fischi e cori di «buu» accoglievano le immagini del presidente sudafricano Jacob Zuma, ogni volta che veniva inquadrato sul mega schermo alle sue spalle. Il presidente, a cui è stato affidato il compito di chiudere gli interventi degli invitati alla cerimonia, è stato fischiato anche al suo ingresso nello stadio e quando è stato presentato, all'inizio dell'evento. Applausi per i Clinton - Bill, Hillary e la figlia Chelsea - installati nella tribuna d'onore. Fischiato il leader palestinese, Abu Mazen, quando la speaker dello stadio ha citato il suo nome.

Dopo Mlangeni ha preso la parola il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che nel suo tributo a Mandela ha detto: «Il Sudafrica ha perso un eroe, un padre. Il mondo ha perso un caro amico e una guida». Rivolto ai grandi del mondo, il numero uno del Palazzo di vetro ha aggiunto: «È stato uno dei più grandi insegnanti, insegnava con l'esempio. Lui odiava l'odio, non le persone. Ha mostrato il grande potere del perdono, trattando le persone con il massimo rispetto. Questa è stata la sua lezione, che ha condiviso con tutta l'umanità».

IL DISCORSO DI OBAMA - L'attesa intanto cresceva, nello stadio, per il discorso di Barack Obama, accolto all'arrivo da applausi e grida di entusiasmo. Quando finalmente il presidente degli Stati Uniti ha preso la parola, definendo Mandela «un gigante della storia» e «l'ultimo grande liberatore del Ventesimo secolo», le sue parole sono state salutate con un boato. Obama ha ringraziato il popolo sudafricano «per avere condiviso con noi Nelson Mandela. La vostra lotta è la nostra lotta»:

«È un onore essere qui con voi - ha detto - per celebrare una vita come nessun'altra». Ha parlato dell'influenza di Mandela sul Sudafrica e sulla sua stessa vita e ha invitato a considerare l'ex presidente «non un'icona», ma «un uomo in carne ed ossa», che ammetteva le sue imperfezioni. Ed è per questo che «lo amavamo così tanto», ha proseguito nel suo addio al padre della lotta all'apartheid.

«GIGANTE DELLA STORIA» - In uno dei passaggi del suo discorso, Barack Obama ha paragonato Mandela a Lincoln: «Quando uscì dal carcere si comportò come lui e tenne insieme il suo paese che rischiava di spaccarsi». Lo ha anche paragonato ai «padri fondatori dell'America» e a Martin Luther King per la sua lotta contro l'ingiustizia razziale. Nel suo discorso, che ha toccato gli animi della platea, il presidente americano ha definito Mandela «un gigante della giustizia», ma - di fronte a una platea che comprendeva il vicepresidente cinese Li Yuanchao, il presidente cubano Castro e dello Zimbabwe Mugabe - ha anche detto che troppi leader mondiali hanno espresso solidarietà con la sua lotta per la libertà «senza tollerare il dissenso dei loro stessi popoli».

STRETTA DI MANO - Obama ha anche stretto la mano a Raul Castro, un gesto - prontamente immortalato dai cameramen del mondo intero - storico tra i leader di due paesi avversari da oltre mezzo secolo che si sono ritrovati entrambi come oratori nel Soccer City stadium di Johannesburg, lo stadio di Soweto, cittadina teatro della lotta contro l'apartheid e dove 23 anni fa Mandela - appena liberato dalla lunga prigionia - parlò acclamato dai suoi sostenitori che vedevano in lui la speranza per un nuovo Sudafrica. Lì il leader apparve anche per l'ultima volta in pubblico alla finale dei Campionati mondiali di calcio nel 2010.

«SANGUE AFRICANO» - Concluso il discorso del presidente Usa Barack Obama lo stadio di Johannesburg ha iniziato lentamente a svuotarsi, nonostante la cerimonia fosse ancora in corso. Il presidente di Cuba, Raul Castro, ha sostenuto che «la vita di Mandela insegna che solo il dialogo e gli sforzi concertati permettono all'umanità di affrontare le sfide». «Cuba è nata nella lotta contro la schiavitù e per l'uguaglianza e porta nelle vene sangue africano, ha combattuto contro la schiavitù e costruito insieme con le nazioni africane».

ZUMA FISCHIATO - Ancora fischi, poi, per il presidente Zuma. Gli organizzatori hanno fatto partire un coro per coprire la reazione del pubblico. «Ha gettato le basi per costruire il Sudafrica dei nostri sogni», ha detto il presidente. «La sua morte ha causato un'ondata di dolore senza precedenti in tutto il mondo. Ora il Sudafrica e l'Africa sono più forti», ha aggiunto.

I LEADER - Circa 100 i leader stranieri presenti alla commemorazione. Nelle tribune hanno preso posto le decine di capi di Stato e personalità che hanno voluto dare l'addio personalmente al primo presidente nero del Sudafrica. Tra le 80mila persone presenti, tante personalità: da Ban Ki-moon e Kofi Annan, al primo ministro canadese Stephen Harper, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso; Gianni Pittella, vice presidente vicario del Parlamento europeo, il presidente francese, François Hollande; il primo ministro del Regno Unito David Cameron, i governanti di Danimarca, Norvegia, Svezia, Olanda, Belgio. Assente il Dalai Lama.

91 I LEADER - Nella lista ufficiale dei 91 capi di Stato o di governo, pubblicata dal governo sudafricano, figurano anche il presidente afghano Hamid Karzai, quello palestinese Abu Mazen e quello del Venezuela Nicola Maduro. E ancora: il ministro degli Esteri dell'Iran Mohammad Javad Zarif; e il vice primo ministro dell'Arabia Saudita Muqrin bin Abdulaziz Al Saud.

LETTA A SOWETO - Allo stadio di Soweto c'è anche il premier italiano, Enrico Letta, che martedì mattina ha twittato: «Sud Africa, per il tributo a Nelson Mandela. Un dovere per l'Italia esserci e dire grazie a Madiba». «Era un dovere morale essere presente», ha poi detto il presidente del Consiglio, aggiungendo che l'Italia rimarrà accanto al Sudafrica «nel suo sforzo per l'eguaglianza». E ha ricordato Mandela definendolo « un uomo che ha lottato e unito, un grande esempio per la nostra politica e quella europea».
La presidente della Camera, Laura Boldrini, informa nei 140 caratteri di Twitter: «Sotto una pioggia incessante, verso Soweto, per l'ultimo saluto a Madiba, mentre le radio trasmettono i suoi discorsi di libertà».

FUNERALI - Fuori dallo stadio la cerimonia vine trasmessa in diretta su maxischermi e tv tutto il Paese che il premio Nobel per la Pace 1993 liberò dal giogo dell' apartheid, dopo più di un quarto di secolo in prigione. Mercoledì la salma di Tata - il «grande vecchio» come viene affettuosamente chiamato in Sudafrica - verrà esposta per tre giorni a Pretoria. I funerali solenni si svolgeranno il 15 dicembre a Qunu, il suo villaggio, nella provincia di East Cape.

 

LE OPERE PIU’ ASSURDE VISTE ALL’ ART BASEL DI MIAMI: TRA ZUCCHE A POIS, E MERDA COSTOSA

$
0
0

www.businessinsider.com

videoarte a Miami uomo seduto di Cameron Gray


La Art Basel di Miami Beach si conferma fiera stravagante piena di altrettante fiere, tra alci iridescenti, zebre umane, orsi con rami al posto delle vene, e indomabili visitatori. Hanno partecipato 258 gallerie internazionali, provenienti da 31 paesi, 75.000 i curiosi in cinque giorni: il 7% in più rispetto allo scorso anno. A parte le opere dei più famosi, ecco le fotografie di alcuni dei pezzi più bizzarri: pistole d'oro e porcellana, mosaici fatti coi tasti del computer, lecca lecca che sembrano spazzoloni per il water, merda costosa e teschi con polvere di diamante.

 

 

Scultura di un dormiente segnale stradale criptico

LETTA REPLICA ALLE ACCUSE DI NUTI (M5S), CAOS IN AULA – IL PD AI GRILLINI: ‘FASCISTI’

$
0
0

Da "ansa.it"

Durissima reazione dei deputati M5S verso Enrico Letta quando il premier li ha ripresi sul tema dei giornalisti. Riccardo Nuti ed altri si sono alzati ed hanno inveito urlando mentre dai banchi del Pd si applaudiva e si urlava "fascisti, fascisti"!. Il Pd in piedi ha applaudito Letta quando ha detto che è inaccettabile dare del disonesto a chicchessia.

nuti riccardo

'Pensavo che le accuse di Grillo ai giornalisti Oppo e Merlo fosse una gaffe e immaginavo che si finisse ed invece vedo, collega Nuti, che lei ha rilanciato che o i giornalisti scrivono le cose che vi piacciono o vengono messi alla gogna. E' inaccettabile''. Così il premier Enrico Letta accolto in Aula dalle proteste dei deputati M5S.

"Esprimo solidarietà al collega Faraone per le cose ingiuriose dette qui dal collega Nuti. Questa logica della delazione e accusa è inaccettabile". Così il premier Enrico Letta in Aula replica al capogruppo M5s Riccardo Nuti che in aula aveva attaccato il deputato Pd Davide Faraone.

"Che cosa dovrei fare io che ogni mattina leggo sui giornali le cose più strampalate, incredibili, scorrette e ingiuste dal mio punto di vista ma, caro collega Nuti, è il mio punto di vista e c'è una differenza di fondo perché se lei ritiene che un giornalista leda le regole delle nostre istituzioni può rivolgersi alla magistratura, tutto il resto fa parte del normale dibattito politico e democratico". Lo afferma il premier Enrico Letta, intervenendo alla Camera in risposta all'intervento del deputato del M5s Riccardo Nuti.

riccardo-nuti-m5s

E' tensione nell'Aula della Camera dopo che Riccardo Nuti (M5s) ha contestato a Davide Faraone (Pd) di essere stato a casa di un pregiudicato. Faraone ha chiesto di parlare per fatto personale, ma il vicepresidente Luigi Di Maio gli ha chiesto di farlo a fine seduta, con vive proteste dai banchi del Pd. Dure le critiche anche di Sel alla contestazione avanzata dal deputato M5s ai deputati, che ha generalmente accusato di scarsa onestà.

Nuti respinge gli attacchi di Letta a M5S per le critiche alla stampa ("Essere giornalista significa essere indipendente e non scrivere sui giornali di partito, significa dire il vero e non offendere e scrivere il falso", sostiene), ma anche sulla lettera di Grillo alle forze dell'ordine. "Chi devono difendere? Le istituzioni corrotte o i cittadini onesti?".

LETTA enricol

E, ricordando la sua origine da un quartiere popolare di Palermo, sostiene che Davide Faraone, da poco nominato nella segreteria del Pd da Matteo Renzi, "è stato visto andare in casa di un pregiudicato e durante le primarie prometteva posti di lavori in cambio di voti". Non mancano gli attacchi al ministro della Giustizia Cancellieri ed al viceministro Vincenzo De Luca "che quando lo buttate fuori è sempre tardi".

Enrico Letta

 

 

ENRICO LETTA

INDIGNANO I “VAFFA” ALLA OPPO MA A SINISTRA S’È TACIUTO PER I VAFFA A BERLUSCONI E RENZI

$
0
0

Marianna Rizzini per "il Foglio"

Che Beppe Grillo sia uno che quando non fa qualche pasolinata (poliziotti unitevi alla piazza e non proteggete questi politici, è l'invito di ieri) si alza e dice "vaffanculo" è cosa nota. E' il suo marchio di fabbrica, inizialmente pure divertente (poi meno, anche per consunzione mediatica delle solite accuse). Grillo dunque dice "vaffanculo" (dal blog o dal vivo), scomunica, non perdona, non dimentica, si infuria, espelle, esplode a suon di "larve, zombie, morti, ladri" contro i partiti e i giornali e qualcuno si offende, altri ci ridono su.

maria novella oppo

Di solito uno guarda e passa (al massimo pensa: "Che palle"). Ma stavolta solidarietà è giunta, e copiosa, per Maria Novella Oppo, giornalista dell'Unità, autrice di pezzi antipatizzanti verso i Cinque stelle e protagonista della "segnalazione" - con foto - sul blog dell'ex comico ("mantenuta", è l'accusa). Foto di altri accusati erano già comparse sul blog, sebbene più come fermo-immagine che non nella forma segnaletica toccata a Oppo (capitò a Giovanni Floris, messo nel novero dei "servi più zelanti dei padroni").

A qualcuno, per esempio al presidente della Camera Laura Boldrini, è andata addirittura peggio che a Oppo ("oggetto di arredamento del potere" e "nominata" da Nichi Vendola il "supercazzolaro", ha scritto Grillo). A qualcun altro, come a Stefano Rodotà, l'offesa è giunta con accenti di non britannica educazione ("ottuagenario miracolato dalla rete... sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi", diceva Grillo di colui che era stato, fino ad allora, il suo candidato alle Quirinarie).

BEPPE GRILLO DAL TRENO

Mai come nel dopo-Oppo s'è vista reazione, eppure la rassegna di insulti rivolti da Grillo a leader, istituzioni e giornalisti è più che mai lunga e truculenta. Partendo dalla fine, si segnala l'invettiva anti Eugenio Scalfari comparsa sul blog il 3 novembre scorso: "Pennivendolo da sfondamento" destinato alla "panchina lunga, magari al Pincio... tu, l'Ingegnere e Napolitano...".

BEPPEGRILLO

Alla soglia dell'estate, intanto, sotto il fuoco del "vaffa" erano finiti Milena Gabanelli e l'ormai detestato Rodotà ("faremo i conti anche con loro", era la frase di Grillo - Gabanelli, in quel frangente, decise di soprassedere). Come augurio di Capodanno 2013, poi, i politici nel complesso erano stati descritti come "facce di bronzo, facce di merda, facce da impuniti", e "parassiti, pidocchi, mignatte, zecche... virus che si spacciano per miracolosi medicinali".

STRETTA DI MANO TRA MONTI E BERLUSCONI

Seguiva elenco di nomi (Bindi, Finocchiaro, Cicchitto, Berlusconi, Monti). Insolitamente gentile l'accusa del 2012 contro Gad Lerner, Corrado Formigli e Fabio Fazio ("fate smemorine" che trasformano "zucche vuote in statisti"), ma Fazio un mese fa ha avuto la seconda dose ("stuoino del Pd"). Negli anni precedenti, l'ascesa di Grillo era stata accompagnata da insulti per l'universo mondo (anche medico: Umberto Veronesi si era beccato il soprannome di "cancronesi").

Matteo Renzi e Ciriaco De Mita

Furio Colombo diventava il "residuato dell'Unità". Matteo Renzi compariva sotto forma di "ebetino di Firenze" e "pollo che si crede aquila", ma pure al Cav. arrivava l'ingiuria multipla ("psiconano"; "uomo di quasi ottant'anni senza prostata"). E se Enrico Letta era "l'ectoplasma", Giorgio Napolitano era "la salma", Mario Monti "rigor Montis", Elsa Fornero una "da neurodeliri", Pier Luigi Bersani "un fallito" in "accordo con ex fascisti e piduisti".

Stefano Rodota

Persino sul non nemico Fatto, in un momento di paturnia grillesca, Grillo ha rovesciato segnalazioni (per la cronista Paola Zanca, accusata di "aver mentito sapendo di mentire"). Insuperabile la lontana villania (espiata da Grillo con multa) contro la senatrice a vita Rita Levi Montalcini, definita nel 2001 "vecchia puttana".

fabio fazio con matteo renzi

 

L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA: LASCIATE IN PACE LA MOGLIE DI RENZI!

$
0
0

Barbara Palombelli per "il Foglio"

Lasciate in pace Agnese Landini Renzi, la moglie del nuovo leader. Già deve sopportare di essere la compagna del quinto segretario del Pd in cinque anni (il che la dice lunga sui nodi che il neoeletto dovrà sciogliere in fretta). Smettete di fotografare e inseguire la sua automobile. L'avete beccata una volta in sosta vietata e che sarà mai? Una distrazione che capita a tutti.

BARBARA PALOMBELLI FRANCESCO RUTELLI

Evitate di renderle la vita impossibile a scuola, con i figli, nel quartiere. E' vero che il nostro paese odia le donne e lo dimostra ogni volta che può. Eppure, andrebbe studiato il motivo del fastidio insopprimibile verso le mogli dei politici di tutti i tempi. Da Biancarosa Fanfani a Vittoria Leone, ce ne fosse stata una che andava bene alla stampa e all'opinione pubblica. L'invisibile signora Cossiga veniva cercata con appostamenti fin sulle scale di casa e riuscì a farla franca (tuttora non ha un volto fotografico identificabile, tranne una volta che la scambiarono con Grazia Zanda, ex di Luigi), ma che fatica.

Rutelli e Palombelli

Franca Ciampi fu pedinata nelle sue passeggiatine innocenti in centro e molto criticata per le sue battute colorite. Non c'è mai stata una consorte lasciata in pace. A destra, peggio che a sinistra. A Daniela Fini fu reso un incubo tifare per la Lazio, non c'era domenica che i paparazzi non la tormentassero di scatti. Veronica Berlusconi ha dovuto pubblicare due poderosi libri-intervista per illustrare le sue ragioni.

Più di recente, mentre alla signora Bersani - nel brevissimo tragitto di suo marito alla guida del Pd - fu rimproverata una fuga in profumeria con auto in doppia fila, a Gianna Fregonara in Letta qualcuno ha suggerito di lasciare la guida della cronaca cittadina del Corriere della Sera per evitare guai.

MATTEO RENZI E MOGLIE AGNESE

Un inferno? Una bella rottura. Linda Giuva D'Alema aveva e ha una sua storia universitaria ed è una brillante archivista: negli anni di Max al governo è stata anche lei oggetto di "servo encomio e codardo oltraggio", le due manifestazioni classiche del nostro carattere nazionale. Flavia Veltroni è uscita dai radar per evitare grane, da figlia di una donna della politica conosceva il clima fin da bambina.

MATTEO RENZI E MOGLIE AGNESE

Non esistono femmine che non abbiano sofferto o rinunciato a un pezzo della loro esistenza per proteggere la coppia. La moglie dell'uomo importante se va con lui in giro è colpevole, si approfitta di voli di stato, spende per vestiti, diventa oggetto di sberleffi. Se non ci va diventa oggetto di illazioni e pettegolezzi (a molte di noi sono toccate in sorte anche le calunnie, io ho fatto condannare i colpevoli in tribunale, ma non tutte siamo così determinate, c'è chi ci è stato male davvero).

La soluzione finale, quella praticata dalle più giovani, è la sparizione totale. Cancellarsi, in Italia, sembra l'unica strada per salvare la pelle. Agnese non verrà a Roma, scrivono i giornali. Dovrà crescere i figli - in questo periodo - praticamente da sola. Per evitare i tormentoni sui salotti, le scuole, le amicizie. Per stare tranquilla deve spezzare la sua famiglia. A me non sembra giusto, lo trovo incredibile. Almeno, lasciatela in pace sulle sue colline.

 

daniela fini foto mezzelani gmt linda giuva topless LETTA IN VACANZAenrico letta e la moglie gianna fregonara

I LEADER PENSANO AL SELFIE INVECE CHE A PIANGERE MADIBA. E TWITTER S’INCAZZA

$
0
0

www.dailymail.co.uk

obama e thorning schmidt Sempre vicini durante la cerimonia


Doveva essere l'omaggio commosso a un gigante della storia, invece l'ultimo saluto a Nelson Mandela allo stadio di Johannesburg si è trasformato in un passatempo fra potenti amichetti messi in panchina che si scattano un selfie-ricordo al suono di grasse risate, rovinando la solennità dell'evento.

E così Barack Obama, David Cameron, e la danese Helle Thorning-Schmidt si sono immortalati a trentadue denti con il cellulare, mentre scherzavano amabilmente durante la commemorazione di Nelson Mandela.

CAMERON-OBAMA E PREMIER DANESE

Sembravano un mucchio di ragazzini eccitati, con la bionda scandinava che flirtava con Cameron, schiacciandogli il faccione sullo smartphone per inquadrarlo meglio. Ma Twitter è implacabile e la cosa non è passata inosservata. La rete ritiene che un simile atteggiamento non sia consono alla commemorazione dell'eroe anti-apartheid spentosi a 95 anni.

Zero classe poco decoro. La stampa britannica disapprova i tre leader, mentre la stampa danese si concentra sul proprio Primo Ministro, definendo la sua «una misera rappresentazione del nostro popolo». Il 65% per cento dei danesi sembra non aver gradito.

Michelle Obama non intende partecipare

E non ha gradito neppure Michelle Obama, faccia di sasso mentre suo marito si sollazzava con la danese Thorning-Schmidt. Finché la First Lady non è sbottata e non ha deciso di cambiare posto, infilandosi fra i due e facendo finire il giochetto.

una chiacchiera fra Barack e Helle

Eppure il Presidente Obama, che poco prima aveva stretto la mano del cubano Raul Castro in una storica riconciliazione, aveva ricevuto consensi entusiastici per la sua elegia, anche se un terzo dello stadio era vuoto, forse per via della pioggia battente. All'arrivo era stato acclamato, al contrario del sudafricano Jacob Zuma, ampiamente buato non appena inquadrato sul grande schermo.

«Ringrazio la gente del Sudafrica per aver condiviso Mandela con noi, la sua lotta è stata vostra lotta, il suo trionfo è stato il vostro trionfo. Mandela ci ha insegnato il potere delle azioni e delle idee, la necessità di confrontarci sia con chi è in accordo con noi, sia con chi è in disaccordo. C'è voluto Madiba per liberare non solo il prigioniero ma anche il suo carceriere».

La First Lady Michelle scocciata dallilarit tra Obama e la premier danese Gordon Brown con la moglie Sarah e George W Bush

Si è poi espresso contro le dittature: «Ci sono troppi leader che solidarizzano con la lotta di Mandela ma non tollerano la dissidenza nei loro confronti», aveva detto, prima di fotosolidarizzare con Gran Bretagna e Danimarca.

 

La storica stretta di mano con il cubano Raul Castro Autoscatto Obama Cameron Thorning Schmidt

FELTRI ALLA OPPO E A MERLO: BASTA LAMENTARSI DEI GRILLINI, ANCHE NOI GIORNALISTI SBAGLIAMO

$
0
0

Vittorio Feltri per "Il Giornale"

Prima Maria Novella Oppo, giornalista dell' Unità , poi Francesco Merlo, editorialista della Repubblica (già del Corriere della Sera). Entrambi messi all'indice da Beppe Grillo che li ha «sgridati» a modo suo sul proprio blog per aver osato criticare il Movimento 5 stelle.

Era fatale, le pubbliche reprimende del guru genovese hanno dato la stura sulla Rete a una serie infinita d'insulti diretti ai due reprobi, lanciati non soltanto da inferociti grillini, suppongo, ma anche da tanta gente mansueta che però, quando picchietta sulla tastiera dell'iPad o roba simile, si trasforma in orda barbarica e sfoga le proprie frustrazioni seppellendo d'improperi le persone di qualche fama e illudendosi, così, di porsi al loro livello.

GRILLO, FELTRI

Le parolacce in voga sui social network riflettono la mentalità (la cultura è un'altra cosa) di chi le scrive: «testa di cazzo» è sempre in vetta alla hit parade; seguono «pezzo di merda», «leccaculo» e «servo». Vi risparmio le altre: le immaginerete. Non so se Maria Novella Oppo si sia offesa per essere stata coperta di contumelie e condannata da Grillo a diventare bersaglio dei diffamatori più o meno ludici. Penso di sì. Infatti non è mai piacevole parare con la faccia gli sputi, per quanto metaforici.

So altresì che il linciaggio mediatico non impressiona e non disturba più di tanto se ne è vittima un amico o un conoscente, al quale - a titolo consolatorio - dici convinto: suvvia, non te la prendere, cento o mille buzzurri, per lo più anonimi, non possono scalfire la tua reputazione.

Ma se tocca a te scoprire di essere inviso a una moltitudine di cafoni, la faccenda cambia aspetto: inutile fingere, ti senti maltrattato ingiustamente. Vorrei però dire alla collega dell' Unità di non soffrire esageratamente. Può riuscirci. Basta che rifletta: quante volte lei, magari senza rendersene conto, ha vergato articoli che hanno piagato il cuore altrui?

vittorio feltri daniela santanche

Nel nostro mestiere capita di sbagliare o di eccedere nelle critiche. Non dobbiamo pertanto lagnarci troppo se poi alcuni usano contro di noi le stesse armi, sia pure più sgangherate, che noi abbiamo usato contro di loro o contro i loro amici. C'est la vie. Per Francesco Merlo vale il medesimo discorso.

Ho letto ieri il suo amaro articolo: ho capito che le pugnalate da lui ricevute stentano a rimarginarsi. La prosa, meno brillante del consueto, è una specie di cartella clinica dello stato d'animo dell'autore. A nulla sono serviti gli sforzi per mascherare il dolore che viene comunque fuori da ogni frase.

GRILLO A ROMA

Conobbi Francesco a metà degli anni Ottanta, quando esordì in redazione al Corriere . Era timido e garbato. Stava seduto al mitico tavolone albertiniano, una copia di quello del Times : ripiano inclinato e lampade verdi che illuminavano le Olivetti. Come tutti, anche lui per alcuni anni sgobbò (si fa per dire) a raddrizzare i pezzi dei redattori con diritto di firma, regolarmente invidiati dai passacarte anonimi. Merlo non tradiva malumori.

Semplicemente non parlava. Per mesi non udii la sua voce. Biondo, perbenino, educato, la sua presenza era inavvertibile. Un giorno lo mandarono, causa assenza degli inviati di ruolo,su un servizio. L'indomani lessi il reportage e lo trovai eccellente, per quanto potesse valere il mio giudizio: molto curato, bene impostato, completo, addirittura divertente.

Pensai: questo qui, se sarà messo in condizione di farsi notare, andrà lontano. L'uomo mi aveva talmente incuriosito da indurmi a interrogarlo. Parlava volentieri, con un lieve accento catanese; era un buon conversatore, acuto e arguto. Anni più tardi, quando ormai me n'ero andato da via Solferino, vidi sulla prima pagina del Corriere - direttore Paolo Mieli - un suo fondo. Lo bevvi avidamente e sorrisi soddisfatto.

GRILLO

Avevo visto giusto: era bravo. Non so perché, a un certo punto Merlo passò alla Repubblica , e constatai che i suoi articoli erano cambiati: sempre ben scritti, sempre puntuali, rivelavano però una punta di acidità che non sospettavo potesse fuoriuscire dalla sua penna aggraziata. Perché dico questo?

Sono persuaso che Francesco, forse inconsapevolmente, nutra un rancore per i personaggi ai quali dedica i suoi articoli. E che ciò gli abbia procurato qualche antipatia, ampiamente ricambiata, come succede in casi simili. Anche lui, quanto la Oppo, si innamora delle parole e se ne lascia trascinare. Sono le parole a comandare sulle loro idee e non viceversa, almeno in alcune circostanze. Niente di grave.

maria novella oppo

Siamo tutti faziosi e tutti schiavi di pregiudizi. Il problema è che, seguendo più la convenienza che la logica, pieghiamo le nostre frasi all'esigenza intima di essere coerenti con la linea del giornale piuttosto che con la nostra coscienza della realtà. Merlo, come tutti quelli che badano all'estetica scambiandola talvolta per etica, ha attirato su di sé molte antipatie.

D'altronde non si può piacere a tutti. Ecco il motivo per cui lo hanno oltraggiato. Se ne faccia una ragione. Dissimuli la sua rabbia. Sappia che spesso i fischi sono più meritati degli applausi. L'unico modo per non udirli è infilarsi i tappi nelle orecchie. In un momento di sbandamento sociale e politico, conviene meditare: siamo all'altezza delle nostre ambizioni?

francesco merlo

 

FRANCESCO MERLO

IL 23 DICEMBRE RIVALUTAZIONE QUOTE BANKITALIA - E ARRIVANO PURE I VICEGOVERNATORI

$
0
0

Celestina Dominelli per il "Sole 24 Ore"

La convocazione è passata in sordina, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 5 dicembre, ma l'assemblea straordinaria di Bankitalia, convocata dal governatore Ignazio Visco per il 23 dicembre, segnerà un passaggio epocale per Palazzo Koch. L'assise, fissata per le 11.30, delibererà le modifiche allo Statuto per varare l'attesa rivalutazione delle quote di Via Nazionale in mano alle banche, introducendo anche per la prima volta la figura del vicegovernatore vicario. Ad assumere l'incarico sarà l'attuale direttore generale Salvatore Rossi mentre i vice dg (Fabio Panetta, Luigi Federico Signorini, Valeria Sannucci) ricopriranno il ruolo di vicegovernatori.

SALVATORE ROSSI

Le caselle del direttorio saranno quindi ridisegnate, ma l'assemblea del 23 dicembre sarà chiamata anche ad approvare le modifiche statutarie che trasformeranno Via Nazionale - sono le parole usate nei giorni scorsi dal ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni - in una società a capitale polverizzato nella quale nessuno ha il controllo. Un via libera che sarà accompagnato da una clausola di fatto: la riforma della governance dell'istituto diverrà efficace solo quando sarà convertito dal Parlamento il decreto Imu-Bankitalia che tratteggia l'intera operazione.

La norma in tre articoli, licenziata a fine novembre dal Consiglio dei ministri, autorizza Bankitalia ad aumentare il proprio capitale, mediante utilizzo delle riserve statutarie, a 7,5 miliardi (attualmente il capitale sociale di Palazzo Koch è fermo a 156mila euro, l'equivalente dei 300 milioni di lire stabiliti nel 1936).

SALVATORE ROSSI DIRETT CENTRALE BANKITALIA

Senza dimenticare che il provvedimento fissa un tetto al possesso per cui ciascun partecipante al capitale non potrà detenere, direttamente o indirettamente una percentuale superiore al 5% in modo da ridurrre l'attuale concentrazione delle partecipazioni (oggi, per effetto dei processi di fusione e acquisizione avvenuti negli anni scorsi, a Intesa Sanpaolo e UniCredit fa capo il 64,6% del capitale di Via Nazionale), rendendo però le quote - che dopo l'aumento di capitale avranno un valore unitario di 20mila euro - scambiabili sul mercato e consentendo alle banche di rivalutarle negli stress test su scala europea dell'anno prossimo. Ai partecipanti verranno distribuiti dividendi annuali del valore massimo del 6% del capitale (una cifra intorno ai 450 milioni a fronte dei 70 milioni distribuiti nel 2012).

Ignazio Visco

La riforma punterà quindi, come chiarito in più occasioni dal Governo, ad allargare la compagine azionaria dell'istituto in direzione di una proprietà molto più frazionata e diffusa. Le quote, precisa la riforma, potranno appartenere a banche, aventi sede legale in Italia o in uno stato membro della Ue; imprese di assicurazione e riassicurazione, con sede nella penisola e nella Ue; fondazioni bancarie; enti e istituti di previdenza e assicurazione con sede in Italia insieme ai fondi pensione. Nel documento è poi prevista la possibilità per Via Nazionale di acquistare le partecipazioni eccedenti durante un periodo transitorio, in attesa della creazione di un vero mercato delle quote.

LETTA E SACCOMANNI images

La svolta dunque è ormai dietro l'angolo. E, insieme alla revisione della governance, arriverà, come detto, anche una diversa definizione dei ruoli per i membri del direttorio che si troveranno a gestire una Banca centrale dalla pelle profondamente mutata. Il Dl deve essere convertito in legge entro fine gennaio, ma si valuta anche l'ipotesi di imbarcarlo nella legge di stabilità. In questo caso, l'entrata in vigore sarebbe anticipata all'inizio del nuovo anno.

Fabio Panetta

 

 

LUIGI FEDERICO SIGNORINI

LA PROVOCAZIONE DI HIRST: UN BORGO IN STILE CAMPAGNOLO PER I MENO ABBIENTI!

$
0
0

Caterina Soffici per "Il Fatto Quotidiano"

L OPERA DI DAMIEN HIRST A ILFRACOMBE IN DEVON

Damien Hirst come un Adriano Olivetti contemporaneo? Non si può mai dire, con Hirst. Perché il personaggio è un tipo che ama stupire. Ma questa volta pare qualcosa di diverso dalle sue solite provocazioni, gli squali in formaldeide, le mucche squartate e le farfalle che scandalizzano gli ambientalisti.

Questo sembra più un progetto romantico, qualcosa di più intimo, anche se è difficile definire "intimo" la costruzione di 750 case su un'area di oltre 75 ettari confinante con Winsham Farm, la fattoria che l'artista più ricco del mondo ha comprato una decina di anni fa a Ilfracombe, paesino sulla costa settentrionale del Devon, nella baia di Bristol, sua città natale. Quindi il luogo è importante.

E proprio in questi giorni Hirst e il suo architetto Mike Rundell, della MrJ Rundell & Associates (che nel 2006 ha progettato per Hirst il ristorante londinese Pharmacy) hanno presentato il progetto al comune. Non sono stati ancora resi pubblici i disegni, ma si tratta di una piccola città, con 750 case, una scuola elementare, vari negozi e attività commerciali e anche un centro benessere.

ILFRACOMBE IN DEVON IL VILLAGGIO CHE DAMIEN HIRST RENDERA ECOSOSTENIBILE

Sarà un eco villaggio, alimentato esclusivamente con energia rinnovabile: turbine eoliche sui tetti, pannelli fotovoltaici, illuminazione naturale. Un portavoce di Hirst ha parlato di case "dai prezzi abbordabili" dove "l'artista stesso vorrebbe vivere" e in armonia con il paesaggio della zona: tetti inclinati, bowindows e timpani, tipici delle case di campagna inglesi.

Niente di avveniristico o provocatorio, sembra di capire e l'architetto Mike Rundell conferma: "Hirst è orripilato dagli edifici anonimi e senza vita". Ilfracombe è un villaggio vittoriano sulla costa e la campagna inglese è la cosa più conservatrice che uno possa immaginare.

Nel 2012 l'artista aveva donato alla cittadina una sua opera. L'idea era di usare l'arte come motore per riqualificare un territorio. Tra mille discussioni un bel giorno sono arrivate le gru e hanno issato proprio sul molo al centro del paese "Verity", una gigantesca donna incinta in bronzo che impugna una spada in segno di vittoria. Nuda e tagliata in sezione, come se fosse una statua di cera della Specola, mostra muscoli e tessuti e il feto nell'utero.

ILFRACOMBE IN DEVON IL VILLAGGIO CHE DAMIEN HIRST RENDERA ECOSOSTENIBILE

Apriti cielo: tutti i benpensanti hanno gridato allo scandalo. Oltraggioso, immorale, bizzarro, osceno, offensivo, disgustoso, grottesco, mostruoso, offensivo per le donne: non c'è stato termine che non sia stato usato dagli anti-Verity. Ma intanto la statua è lì e il sindaco è contento, perché ha portato turismo.

I borbottii della provincia sono tornati adesso, con la città ideale. Qualcuno dice che le case "spazzeranno via gran parte della fauna locale". Altri vedono il pericolo di una "città giocattolo" e di un villaggio finto", in stile Truman Show. "Siamo una località balneare, non ci sono buoni trasporti e non c'è gran lavoro qui. Chi le comprerà, tutte queste case?" si chiede David Watts, che guida la pattuglia dei contrari. Hirst non è certo il tipo da ritirarsi per le proteste di qualche contadino. E siccome pare che questa volta non lo faccia per soldi, sarà difficile.

IL PROGETTO DI DAMIEN HIRST PER ILFRACOMBE IN DEVON IL VILLAGGIO ECOSOSTENIBILE

 

GIORNALONI IN ESTASI PRO RENZI – REP. CELEBRA LA MOGLIE COME FOSSE KATE MOSS..

$
0
0

Francesco Borgonovo per "Libero"

RENZI SANTO SUBITO

Ma come sono bellini, carini e pulitini i giovani renzini della segreteria del Pd. A leggere quel che scrivono di loro i giornali, più che di votarli, vien voglia di abbracciarli o di tenerseli nel letto come dei morbidi pupazzetti. Anche loro si beano della gloria perpetua del Caro Leader Matteo Renzi. Il quale, essendo già stato incensato in tutte le forme conosciute dallo scibile umano, adesso viene blandito pure per interposta persona. Chiunque lo circondi, in queste ore assume un po' del suo profumo di santità made in Firenze. In primis la moglie Agnese.

A lei vengono riservate agiografie che non si vedevano dai tempi in cui il Corriere e Repubblica celebravano Elsa, la moglie di Mario Monti. Allora elogiavano madama sobrietà dipingendola come un angelo della carità sempre dedito ad aiutare i bisognosi. Una che sta sempre accanto al marito, giorno e notte, forse persino durante l'espletamento delle funzioni corporali.

Di Elsa Monti si diceva che il suo unico svago fosse la prima della Scala, di Agnese Landini in Renzi si magnificano altre doti più prosaiche. Scriveva ieri Simona Poli su Repubblica, in evidente stato di estasi, raccontando la divina consorte: «È una mattina fredda, il vento fa volare la cascata di riccioli neri di Agnese, dalla sciarpona grigia restano scoperti solo gli occhi sorridenti. Indossa jeans e un piumino blu, semplicissima. Ha un fisico da modella, alta, magra, gambe lunghissime».

RENZI DA SANTORO A SERVIZIO PUBBLICO.jpg

Non stupisce che la cronista si sia innamorata di questa Kate Moss toscana, anzi ci sorprende che Vogue Maremma non le abbia ancora dedicato la copertina. Ma è pur vero che «Agnese riesce a sottrarre se stessa e i suoi figli ai teleobiettivi». C'è di più: «Quando i paparazzi in estate vanno a caccia di Renzi per immortalarlo in costume da bagno, la sua linea perfetta stride un po' accanto alla "pancetta" del marito».

Scritto proprio così, "pancetta", tra virgolette. Perché, in fondo, trattasi di pancetta renziana: un ventre molle, sì, ma tanto giovane e carino. Ah, tanto gentile e tanto onesta pare, la signora Renzi. Dice di essere felice non tanto per lei bensì «per gli italiani, che da oggi avranno qualcuno che si occupa e preoccupa per loro».

Un'immagine che arriva direttamente dai Vangeli, e non è un caso che Matteo venga descritto, sempre da Repubblica, mentre arriva con l'ascensore al secondo piano del Nazareno, dov'è il suo quartier generale. Ascende al Nazareno, e magari si siede pure alla destra del padre. Epifani, intanto, gli fa da guida vestito di umiltà e maniche di camicia, come un inserviente messicano. Chissà se i collaboratori di Renzi si faranno il segno della Croce prima di entrare nel suo ufficio.

MATTEO RENZI E MOGLIE AGNESE

Dopo tutto, tanto per restare in ambito biblico, i suoi compagni di segreteria sono dodici: «I dodici apostoli», puntualizza il Corriere. Ma si sa che Matteo è un uomo devoto. Soprattutto a se stesso. Prendiamo Luca Lotti, altro giovane carino e renzino, amabilmente descritto dalla Francesca Schianchi sulla Stampa come «l'amico fraterno, anzi il fratello minore».

Matteo Renzi e la moglie Agnese

È tra quelli che si sono aggiudicati più titoli e fotografie. Come non restare conquistati dalla sua «chioma bionda di capelli perennemente (e vezzosamente) scarmigliati » (copyright La Stampa) e dal suo «sorriso da eterno ragazzo»? Impossibile non esserne ammaliati. Sono tutti lì, i collaboratori di Renzi, stretti vicino a lui al Nazareno. Tanto che, riporta l'adorante Huffington Post, a un certo punto il capo li prega di allontanarsi: «Devo pensare, mi lasciate un po' da solo?». Già, lasciatelo solo. Deve parlare col padre suo che sta lassù. Anche perché, a proposito di croci di cui farsi carico, il Pd non ha rivali.

MATTEO RENZI CON LA MOGLIE AGNESE

 

LUCA LOTTI

RI-SORGENIA DALLE CENERI – L’AIUTINO DA 120 MLN DEL GOVERNO LETTA ALLA SOCIETA’ DI DE BENEDETTI

$
0
0

Marcello Zacchè per "Il Giornale"

Il caso Sorgenia è la spina nel fianco della famiglia di Carlo De Benedetti. E, per mitigare la profonda crisi finanziaria della società elettrica, il gruppo Cir sta battendo tutte le strade. Anche quella di chiedere fondi pubblici a governo e Parlamento. E sembra che li stia ottenendo, grazie soprattutto a Pd e Scelta Civica.

CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA

Vanno in questa direzione sia una richiesta di cancellare 22 milioni di oneri di urbanizzazione dovuti per una centrale nel Lodigiano, sia le forti pressioni per inserire nel pacchetto stabilità, di qui a fine anno, le sovvenzioni per le centrali a gas, per un valore stimato di 90-100 milioni.

Piano piano sta venendo fuori, come raccontato ampiamente dal Giornale , che la società elettrica fondata nel 1999 dall'Ingegnere e controllata al 52% dal gruppo Cir sta messa male, con 1,8 miliardi di debiti totali e un bilancio 2013 che nei soli primi 9 mesi era in rosso per 430 milioni. Proprio ieri si è svolto un incontro con le banche a cui Sorgenia ha chiesto una moratoria sulle scadenze e una ristrutturazione del debito.

CARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIO

Tra le banche esposte spicca Mps, con 5-600 milioni, seguita da Intesa, Unicredit, Mediobanca, Banco Popolare, Ubi Banca, Bpm e, in misura minore, anche Carige, Bnl, Cariparma, Pop Etruria e qualche estera. La Cir, holding dei De Benedetti, non ha intenzione di aprire il portafoglio per partecipare al salvataggio nonostante, tra l'altro, i 350 milioni netti incassati dalla Fininvest per il Lodo Mondadori. Preferendo puntare sulle banche e, ora, anche sui quattrini dei contribuenti.

Il primo caso lo ha sollevato M5S, svelando un emendamento di Scelta Civica alla legge di Stabilità per salvare la centrale turbogas di Turano-Bertonico dal pagamento di 22 milioni di oneri di urbanizzazione. Una richiesta in parte già accolta dal Tar del Lazio, contro cui Sorgenia ha fatto ricorso. Ma, dopo l'emendamento già approvato in commissione Bilancio del Senato, non ci dovrebbero più essere dubbi: la «variante» richiesta da Scelta Civica andrebbe a confermare la legge «sbloccacentrali » con cui si era sospeso l'obbligo di versamento degli oneri per le centrali elettriche superiori a 300 megawatt.

sorgenia LOGO

Gli eletti di M5S ci aggiungono poi del loro scrivendo, come si legge sul blog di Grillo, di «rappresentanti della Sorgenia di De Benedetti che aspettano nei corridoi del Palazzo, davanti alla porta della commissione Attività Produttive». Ma quello che forse non hanno ancora scoperto è che in una delle tante bozze della Stabilità c'è dell'altro: una proposta per il cosiddetto capacity payment , vale a dire quella sorta di sovvenzione pubblica alle centrali elettriche per garantire la capacità di funzionamento.

È un tema che riguarda le centrali a gas (tutte e quattro quelle di Sorgenia) che, a causa del meccanismo che prevede la priorità nel dispacciamento di energia da fonti rinnovabili, rischiano di restare ferme o di funzionare poco o niente. Ebbene, a fronte di tale rischio (che è poi il principale motivo per cui Sorgenia è in profondo rosso), Sorgenia chiede di sovvenzionare la disponibilità della centrale, senza la quale il Paese rischia di restare al buio nei momenti in cui le rinnovabili non bastano a soddisfare i picchi di domanda.

LETTA E SACCOMANNI images

Ora, essendo la capacità installata di Sorgenia pari a 3.200 megawatt, ed essendo il capacity payment stimato in 25-35mila euro al megawatt, la sovvenzione potrebbe valere per Sorgenia circa 100 milioni. Va detto che oltre alla società della Cir, sono interessati al provvedimento anche Enel e A2a.

E pure che le sovvenzioni al gas arriverebbero dopo quelle già esistenti per le rinnovabili, che ci costano 12 miliardi. In ogni caso Sorgenia è la più interessata perché sia Enel sia A2a hanno modi di diversificare significativamente i ricavi, mentre le quattro centrali dei De Benedetti a Termoli, Modugno, Turano ed Aprilia funzionano tutte a gas.

monte-dei-paschi-di-siena-sede

 

Viewing all 318611 articles
Browse latest View live